Il rettore e gli studenti
Perché il governo Monti non piace a tanti studenti e docenti italiani? Perché non piace il nuovo Ministro all’Istruzione Francesco Profumo? Non solo per una questione di diffidenza. Non solo perché si è già rimasti pesantemente scottati dalle parole a vanvera di Gelmini. Purtroppo di motivi ce ne sono già tanti. Per esempio, le dichiarazioni di Monti qualche mese prima di diventare il nuovo premier: sosteneva dalle pagine del “Corriere della Sera” che Mariastella Gelmini aveva fatto una buona Riforma della Scuola. Certamente, rispetto a Berlusconi, sono cambiati i modi: più sobri, meno da commedia all’italiana di serie B. Ma i contenuti? Il programma? Per quanto riguarda scuola pubblica e università non pare che la situazione possa migliorare rispetto a quanto è accaduto negli ultimi anni targati Gelmini.
Francesco Profumo, professore di ingegneria, rettore del Politecnico di Torino, membro del Cda di Unicredit private banking e presidente del Cnr per volontà dello stesso ministro Gelmini. Negli ultimi anni ha indirizzato il Politecnico di Torino verso una gestione sempre più aziendalistica, tanto che le grandi multinazionali – General Motors, Fiat – oggi la fanno da padroni nell’ateneo di Torino. Prime dichiarazioni: «Investiremo nel sapere e nella conoscenza», «ascolteremo studenti e ricercatori». Belle parole. Gli studenti lo ricordano come l’organizzatore del G8 delle università di Torino e sono «contro la sua idea di università schiacciata sui privati e contro quel summit da lui convocato con oltre 20 università autonominatesi le migliori al mondo»; «non ci dimentichiamo di quella giornata e della volontà dello stesso Profumo di rinchiudersi dentro all’università blindata dalla polizia rifiutando qualsiasi confronto con gli studenti in una città militarizzata e presa in ostaggio da questi rettori venuti a discutere di alta formazione e impresa, mentre noi studenti, che avevano dato vita quell’autunno alle oceaniche manifestazioni dell’onda, manifestavamo contro di loro e lottavano contro i tagli a scuola e università».
Profumo ha approvato un nuovo statuto dell’università votato in maniera favorevole dal 70% dei docenti, ma su cui oltre il 70% dei tecnici amministrativi ha votato no. Gli studenti italiani ricordano che «noi studenti di scuole e università ci siamo mobilitati in questi anni contro le politiche di Gelmini e Tremonti che miravano a privatizzare e dequalificare scuole e università, abbiamo un’altra idea di scuole e università, e ci mobiliteremo perché sappiamo che anni di tagli non si cancellano con la sola caduta di Berlusconi». Profumo non dovrà dunque confrontarsi con studenti, ricercatori e docenti solo sulle buone maniere, ma sull’idea di scuola e di università. Tanti docenti e studenti scendono ancora in piazza a protestare perché hanno in mente un’altra scuola e un’altra università rispetto a quella dettata dall’Europa. E si aspettano un’immediata e radicale inversione di tendenza rispetto alle politiche del governo Berlusconi-Gelmini. Basta parole, per favore. Né belle, né brutte. Guardiamo i soldi. Sappiamo che una scuola di qualità non costa sempre meno, ma costa di più. Saprà questo governo invertire un trend di tagli all’istruzione che dura da 20 anni, portato avanti in modo bipartisan sia da governi di centrodestra che centrosinistra? Saprà fare quello che, anche in tempo di crisi – la nostra stessa crisi, visto che si tratta di una crisi globale – hanno saputo fare i governi degli Stati Uniti e della Germania? Dubitiamo. Il vero miracolo italiano dell’indimenticabile ex premier Silvio Berlusconi è proprio questo:quello di aver fatto gioire tanti elettori di sinistra e centrosinistra per un governo di destra.
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