Ripartiamo dalla Val Susa. Dentro contro e oltre l’università della crisi
In più di vent’anni di movimento il no all’alta velocità è diventato qualcosa di più profondo, una comunità formatasi nella e per la lotta, costituente d’alterità, dai prati liberati di Venaus alla Libera Repubblica della Maddalena: dietro l’opera si scorge l’attacco rapace ai beni comuni, lo schiacciamento autoritario del debito contro il basso, quindi la spinta alla sperimentazione di un intendere altro delle nostre vite, per un modello differente e negativo di un sistema capitalistica annegato dentro la sua ennesima crisi.
Il filo rosso che lega Chiomonte con le piazze arabe, gli indignados spagnoli e greci, gli studenti cileni o cos’altro sia in irriducibile opposizione allo status quo, ai suoi costi (sociali), quindi al gattopardismo politico. La rivolta, il conflitto, per altre relazioni sociali in prospettiva di un modello d’alterità, contro un capitalismo finanziario di rapina ed ipoteca del futuro della vita stessa di noi tutti. Ciò non vuol certo significare che quest’alveo di insubordinazioni sia automaticamente ed immediatamente leggibile come lotte mature anti-capitaliste, ma all’interno del circuito delle parti-contro è impossibile non scorgere quanto ci sia di comune e reciproco. Quando all’alba dello sgombero della Libera Repubblica della Maddalena discorrevamo della ‘primavera italiana’ partente dalla Valle che resiste e non si arrende intendevamo anche ciò, dello start di un processo che ci ha portato poi al 3 luglio di assedio, allo sguardo attento e partecipante di un paese intero sul futuro di una lotta (anche) eccedente i confini di una Valle, nella potenza di un no ambivalente e radicato.
Per noi studenti e studentesse universitari/e diventa ineludibile non solamente il lavoro militante per un’esplosione sociale da implementare e mettere a verifica, ma pure una riflessione su quell’agenzia di formazione, disciplinamento e precarizzazione della forza-lavoro cognitiva che è l’università. E indebitamento, quantomai alla luce dei provvedimenti di prossima discussione per l’asterity italiana, in un paese dove si intravede l’incedere dell’onda speculativa del mercato, che contemplano (con lo sponsor di Confindustria) anche vertiginosi aumenti delle tasse universitarie e gabbie debitorie sull’esempio degli atenei anglo-americani. In autunno torneremo nelle facoltà con la riforma Gelmini approvata e alle soglie della sua operatività: cosa troveremo tra le macerie dell’istituzione riformata? quali le linee di conflitto seguire per scardinare vecchi e nuovi dispositivi di governance? che funzione di organizzazione e mobilitazione per un’università immersa dentro una metropoli teatro primo del mordere famelico della crisi?
Questioni dalle quali partire per poi magari anche superarle per tematizzare l’alba di una nuova stagione di lotte, con negli occhi la rivolta degli studenti e delle studentesse del Cile, che ci restituisce già un’ipotesi sulla quale interrogarci: un no contro la struttura classista dell’istruzione, il sistema del debito che comprime vite e desideri, per la critica di un modello che non ha nessuna scuola o università da difendere, tantomeno una riforma da contrastare ma un sistema da distruggere in favore di un potere decisionale ed organizzativo da conquistare. La lotta cilena crediamo costituisca un evidente passo in avanti rispetto alle mobilitazioni europee che hanno affollato le piazze degli ultimi anni, in un processo progressivo della maturità del conflitto e delle sue soggettività, che pensiamo debba essere messa all’attenzione perchè indice della possibile apertura di una tendenza della quale vorremmo essere protagonisti anche alle nostre latitudini!
Dal boato del 14 dicembre 2010 romano alla vittoria referendaria su acqua e nucleare, dall’esplodere soggettivo delle lotte degli studenti medi alla Val Susa dei beni comuni che assedia il fortino simbolo di una crisi che sversa la pesantezza della privatizzazione ed indebitamento sulle vite di tutti e tutte. All’interno del campeggio del movimento No Tav, proponiamo ai collettivi e alle soggettività che abbiamo incontrato fuori da scuole ed università, durante le lotte esplose dall’Onda Anomala del 2008 al movimento dell’autunno 2010, un’assemblea sull’università per un ‘Ripartiamo dalla Val Susa’ che sappia guardare al prossimo autunno, ai conflitti da costruire e innervare dentro contro e oltre l’università della crisi.
venerdì 29 luglio 2011 – ore 18
Ripartiamo dalla Val Susa
Assemblea universitaria per la costruzione del conflitto dentro contro e oltre l’università della crisi
Campeggio No Tav – Chiomonte
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