Roma, La Sapienza: rioccupata l’aula Mohammed Bannour
Ritorna ottobre con il suo solito odore”, e ritornano puntualmente le mobilitazioni dentro l’ateneo La Sapienza.
Ieri gli studenti e le studentesse di Scienze Politiche hanno ri-occupato l’aula M.Bannour sgomberata insieme all’aula portico di sociologia e al Lucernario occupato il 6 di agosto.
L’azione di ieri è solo la prima pietra scagliata contro l’arroganza della governance universitaria che, insieme alla Questura, credeva di cancellare anni di autogestione e di lotte tirando su dei muri durante la pausa estiva.
Ciò che ci è stato tolto vilmente ad agosto ce lo riprenderemo ad ottobre! ll 7 torneremo sotto al Lucernario con una giornata di iniziative ed un’assemblea pubblica che rilanci le mobilitazioni dentro e fuori l’università, il 10 scenderemo in piazza a fianco degli studenti medi per riprenderci le vie della città, tenendo nel mirino la giornata del 16 ottobre, nella quale con lo slogan “scioperiamo l’università” torneremo a mobilitarci nell’ateneo per mostrare che la comunità resistente del lucernario non è stata cancellata da uno sgombero.
Con la consapevolezza che ci siamo presi solo una parte di ciò che ci spetta esultiamo a questa prima pietra, sperando di lanciarne ancora delle altre.
Pubblichiamo qui sotto il comunicato del Collettivo Autorganizzato Scienze Politiche:
A.D. 2014 inizio ottobre
L’Aula Studio Occupata Mohammed Bannour di Scienze Politiche ha la finestra murata e la porta malamente saldata, anche questa murata dall’interno.
Dopo due anni di vita, lotta e condivisione, questa aula studio autogestita dagli studenti è stata sgomberata in agosto, assieme all’Aula Portico di Sociologia e al Lucernario Occupato, quando l’università era chiusa e quindi lontano da occhi indiscreti e corpi ostili.
Oggi siamo venuti a riprendercela. Uno striscione rosso si apre nel corridoio del piano terra di Scienze Politiche: dietro, la porta, volti coperti, rumore di frullino e scintille; quando la porta si apre calano le mazze sul muro ad abbattere l’ultimo ostacolo, non c’è tempo di gioire che siamo già dentro. Uno dei muri in cartongesso costruiti da noi per separare lo spazio dall’eterno cantiere della facoltà è stato tirato giù e subito alcuni di noi lo riempiono dei calcinacci seminati ovunque, mentre altri si lanciano all’assalto della finestra murata aprendo voragini nel doppio forato. Fuori i digossini guardano inermi. Del preside di facoltà, di un professore o anche di un segretario nemmeno l’ombra. Dopo averci sgomberato non si degnano nemmeno di guardarci storto.
Dopo aver reso di nuovo agibile l’aula portiamo i mattoni al Rettorato, li disponiamo davanti al portone; della serie: “Aripijateve ‘sto regalino!” .
Ora il nome di Mohammed Bannour, operaio morto nel 2010 tra le palanche di questo fottuto cantiere, torna a vivere tra queste mura, nelle lotte che continueremo a portare avanti. L’aula è riaperta, gli studenti potranno tornare ad usarla, la Biblioteca Autogestita che stavamo costruendo potrà essere realizzata e fruibile da tutti. In sostanza nonostante questi patetici tentativi di fermarci siamo ancora qua, più determinati che mai, primo perché non la diamo vinta a chi così vigliaccamente tenta di sopprimere ogni tentativo di autorganizzazione all’interno di un’istituzione sempre più svilita nei suoi scopi formativi e votata al mercato; secondo perché in un’università dove non c’è spazio né per studiare né per seguire lezioni, dove le biblioteche sono chiuse ed i libri pesano sempre più sulle tasche degli studenti, solo la volontà di questi ultimi può aprire margini di libertà.
Ogni vostro muro sarà divelto. Ogni sgombero sarà una barricata.
Giovedì 2 ottobre, ore 14:30, assemblea pubblica nel cortile di Scienze Politiche, per raccontare i fatti della giornata e discutere assieme di come portare avanti le attività dell’aula.
Collettivo Autorganizzato Scienze Politiche
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