6 maggio, la Bologna dello sciopero precario
Diverse centinaia di studenti medi ed universitari paralizzano il centro cittadino generalizzando lo sciopero ai precari della città. Sanzionate le filiali di negozi rimasti aperti come Zara e TeZenis, colpite da lanci di uova alcune sedi di quelle banche generatrici della crisi. Corteo interno in solidarietà ai lavoratori precari alla Pam, mentre alle 17 è previsto il concentramento per muoversi a contestare il ministro leghista Maroni. Tra 30 e 50mila le presenze al corteo della Cgil, separato e diverso come percorso, pratiche e parole d’ordine da quello autonomo ed indipendente chiamato dal mondo della formazione bolognese.
Uno sciopero tardivo, quello convocato dal sindacato, tutto incentrato anche nelle dichiarazioni dei suoi leader locali verso il momento elettorale; mentre Gruppi, segretario bolognese, parla di unità sindacale e di messaggio elettorale da consegnare al premier, i precari del mondo della formazione vogliono la cacciata immediata del governo Berlusconi e reclamano reddito ed autodeterminazione dei propri percorsi di vita.
“Cacciamo Berlusconi, reddito contro la crisi” è lo striscione che apre il corteo composto da circa un migliaio di studenti che sfilando blocca ripetutamente il traffico a partire dalle due Torri, muovendosi poi verso Strada Maggiore e verso i viali che delimitano il centro cittadino. Viali bloccati e viabilità in tilt, secondo i dettami di quello sciopero precario che per essere incisivo oltrepassa il luogo di lavoro per puntare direttamente allo stop dei flussi economici cittadini.
Il corteo rientra in zona universitaria, tocca Piazza Verdi e riparte verso via Indipendenza, il salotto buono della città, pieno di negozi che nonostante la giornata dei lavoratori (1 maggio) e lo sciopero generale di oggi sono rimasti aperti grazie al ricatto esercitato sui propri dipendenti precari impossibilitati a scioperare. In solidarietà a questi lavoratori il corteo effettua dei blocchi ad intermittenza sulle filiali di Zara, Te Zenis, Feltrinelli, Acqua& Sapone, sanzionando poi durante il percorso del corteo anche filiali di Carisbo e Unicredit, ovvero le banche simbolo della crisi e del ricatto continuo della finanza sulle vite di chi oggi è in strada. Attacchi dal microfono alla Lega e al governo delle guerre e del nucleare, invito a seguire l’esempio nordafricano cacciando il raìs e poi tutta la classe politica italiana.
All’altezza della Pam in via Marconi nuovo blocco dell’accesso e corteo selvaggio interno al supermercato, con volantinaggio e comunicazione in solidarietà ai dipendenti costretti a lavorare nel giorno dello sciopero. Il corteo si muove poi di nuovo verso via Indipendenza, rilanciando l’appuntamento di oggi pomeriggio alle 17 alla “T”, l’incrocio tra le vie Indipendenza Bassi e Rizzoli occupato a fine corteo da cui partirà poi la contestazione al ministro Maroni, che parlerà alle 17.30 in via Nazario Sauro, nella sede elettorale militarizzata già da questa mattina e che vede di fronte un bello striscione esposto dagli studenti del Minghetti (la scuola che si trova di fronte alla sede): “Bologna non si lega..”
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