Verdi15Occupata. If the kids are united! (riflessioni di un occupante)
Via Verdi occupata è molte cose, è figlia di un’eterogeneità culturale, emotiva, sostanziale, è figlia di molti percorsi di vita più o meno esistenziali, più o meno materialistici che si uniscono, si compenetrano, si confrontano e si mettono in gioco con i propri corpi e le proprie menti. La definizione che più ci è piaciuta e che ci si è incollata addosso è quella di “comunità in lotta”, una definizione che prima d’ora mi era sembrata calzare a pennello solo all’esperienza valsusina ed a poche altre lotte che ho vissuto su questi territori. Comunità in lotta, eh sì, comunità in lotta perché ognuno degli occupanti mette al servizio della collettività le proprie capacità, e anche ,perché no?!?, i propri difetti, senza che essi siano meramente merce, ma cooperazione attiva e viva. Comunità in lotta perché le decisioni si prendono tutti insieme dal basso nelle assemblee di gestione senza che ci siano capi o leader, senza che si senta il bisogno di rappresentanti e candidati, senza la necessità di votare, ma con una grandissima voglia di discutere: siamo tutti rappresentanti di noi stessi! Comunità in lotta perché aperta a tutti, a chiunque senta propria questa mobilitazione, borsisti, studenti, lavoratori, italiani, stranieri, cittadini comuni, artisti e professori, a chiunque voglia contribuire ad un percorso di soggettivazzione che va oltre la difesa del diritto allo studio, che vuole creare un altro modo di intenderlo e crearlo, modellandolo alla nostra maniera.
E questa comunità in lotta è il richiamo della jungla! Anche adesso nelle mie mura di casa non vedo l’ora di correre all’occupazione nonostante la stanchezza, nonostante il freddo, il bordello e le migliaia di robe da fare. Sento il bisogno perché la grandezza di questa occupazione sta si nel suo gesto politico, ma anche nella sua piacevolezza, anch’essa politica. In che senso? Nel senso che dentro questa esperienza stiamo sperimentando nuovi modi di stare insieme, di cooperare, che sono antitetici a quelli che questo stato di cose esistente ci impone: la precarietà, la frammentazione, lo stress, la paranoia, l’individualismo esagerato vengono affrontati ogni giorno con l’entusiasmo, la riaggregazione, la riappropriazione di spazi e tempi condotti e decisi esclusivamente da noi, collettivamente!
Raccontarsi pezzi di vita al freddo durante il turno alla porta, conoscersi meglio davanti alle stufette, imparare a crescere insieme con dibattiti e gruppi di studio, organizzare fattivamente, da protagonisti la lotta nelle sue forme più varie, mangiare insieme, giocare a carte, riscaldarsi la notte con un bicchierino di grappa in compagnia (…ebbasta che di giorno bisogna essere lucidi!), studiare nella auletta (la nostra, quella che abbiamo fatto noi con le nostre mani!), condividere tutto senza essere invadenti e invasivi!
E poi ci sta la solidarietà, la nostra e quella degli altri! Ieri sono arrivati i primi due ragazzi tunisini idonei alla borsa di studio che non rientrano però in quel 30% che ha potuto accedervi, a chiederci un posto letto, oggi ne arriveranno altri e domani altri ancora di tutte le etnie e le nazionalità. Sono arrivati e subito hanno capito che questa non era semplicemente una residenza, ma un luogo dove rendersi attivi e protagonisti, nella vita di ogni giorno e nella mobilitazione! Anche questo è fantastico, provare con il mio pessimo inglese smozzicato a spiaccicare due cazzate per riuscire a chiacchierare con tutti quei ragazzi e quelle ragazze pakistani, iraniani, marocchini, camerunensi, albanesi che passano per l’occupazione, che chiedono informazioni e che contribuiscono attivamente alla vita della residenza occupata! Ma, anche da fuori la solidarietà è grande, da chi si ferma alla porta per raccontarci del suo licenziamento a causa della crisi a chi porta panettoni, dolci, bottiglie di vino e coperte, a chi ha dichiarato più volte il proprio sostegno a questa occupazione anche in situazioni scomode e non certo facili, a chi passa anche per poco ogni giorno a portare il proprio contributo.
L’occupazione è un continuo work in progress, è un continuo divenire che non si ferma e brulica di vita, di rabbia e di gioia, di stanchezza, ma mai di rassegnazione o lassismo!
Verdi15Occupata è un bellissimo laboratorio sociale, è un’esperienza di vita, è una voglia di lotta e di cambiamento sulla schiena della grigia Torino. E noi speriamo che questa voglia si espanda sempre di più!
Il mio invito non può che essere quello di partecipare a questa magnifica iniziativa e nei suoi momenti più vari, dalle assemblee, agli incontri con gli esperti, ai gruppi di lavoro, ai pranzi e alle cene popolari, alle serate danzanti, ai cineforum e anche solo ai pomeriggi in compagnia!
If the kids are united… then we’ll never be divided!
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