Casa, reddito e dignità: rifugiati in corteo in una Torino blindata
Un nome poco azzeccato e piuttosto contraddittorio per lo scenario che si è trovato di fronte il corteo al suo arrivo in piazza Castello, sede del Teatro Regio in cui la Boldrini stava intervenendo: una piazza completamente militarizzata da uno spropositato apparato di polizia con decine di camionette, agenti schierati e transenne che bloccavano l’accesso al teatro. Uno scenario d’altronde ormai più volte collaudato per non turbare la vetrina dei grandi eventi torinesi susseguitisi in questi anni.
Proprio piazza Castello era stata scelta come punto d’arrivo del corteo, partito dalla stazione di Porta Nuova e composto da un migliaio di persone tra i rifugiati che aprivano la manifestazione e le moltissime persone solidali che sono scese in piazza al loro fianco.
Un corteo che per tutto il percorso si è caratterizzato per un’atmosfera festosa ma dal messaggio ben chiaro: casa, reddito e dignità per tutti/e erano le parole scritte a chiare lettere sullo striscione d’apertura.
Richieste semplici ma precise da parte delle centinaia di uomini, donne e bambini che nei giorni scorsi hanno occupato l’ex villaggio olimpico perché stanchi di essere trattati come un fattore emergenziale su cui far speculare ed arricchire qualche affarista dell’accoglienza, ovvero con la logica con cui è stata gestita la cosiddetta ‘emergenza Nord Africa’ al termine della quale, lo scorso dicembre, migliaia di rifugiati sono stati lasciati nuovamente in mezzo ad una strada.
La richiesta di dignità e di un futuro migliore di quello di incertezza offerto dalle locali politiche di ‘accoglienza’ ha attraversato le vie del centro torinese fino a raggiungere piazza Castello con l’intento di chiedere alla terza carica dello Stato, già portavoce del Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, di prendere parola sulla situazione in cui versano migliaia di rifugiati. Una richiesta che ha innervosito l’apparato di sicurezza che circondava la piazza, emanazione di quanti – sindaco Fassino in primis – nei giorni scorsi avevano chiesto che l’evento si tenesse a porte chiuse e che la voce dei migranti rimanesse fuori dalle porte di Biennale Democrazia. Così è stato finché l’incontro con la Boldrini era in corso: al grande evento sulla ‘democrazia’ non c’era spazio per i rifugiati che chiedevano semplicemente di poter leggere il proprio comunicato e di essere ascoltati.
Ascolta l’intervento del Comitato di Solidarietà con Rifugiati e Migranti:
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Una delegazione composta da alcuni di loro assieme ad alcune persone del Comitato di solidarietà con i rifugiati è stato infine fatto entrare quando l’incontro pubblico era ormai terminato.
Da segnalare inoltre la sostanziale indifendibilità delle istituzioni locali, rappresentate dal sindaco Fassino, più volte ripreso e azzittito dalla stessa Boldrini che ha ribadito durante l’incontro coi rifugiati l’obbligo da parte delle istituzioni locali a garantire almeno un tetto, l’istruzione e sopratutto la residenza facendosi portavoce presso il ministero degli interni delle problematiche lì portate. La stessa è stata inoltre costretta ad ammettere il sostanziale fallimento della gestione della cosidetta emergenza africa, definendola un’immane spreco di risorse.
Nonostante lo spettacolo indegno offerto ancora una volta dalle forze dell’ordine e dalle decisioni delle istituzioni locali (e non solo), per tutto il tempo il corteo ha presidiato piazza Castello con dignità e determinazione, forte anche della grande solidarietà raccolta da moltissimi torinesi che oggi sono scesi in piazza a fianco dei migranti e che da giorni sostengono l’occupazione dell’ex Moi. Anche la verdi15 occupata è scesa a fianco dei rifugiati e delle rifugiate.”Torino città dei grandi eventi ma senza tetto per rifugiati e studenti” lo stiscione di apertura dello spezzone degli studenti con il quale denunciano, da una parte le politiche di speculazione e affari che le amministrazioni comunali portano avanti ormai da anni in città e dall’altra la necessità di rivendicare bisogni per tutti e tutte.
Ascolta l’intervista registrata durante il corteo:
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