Centinaia in corteo a Torino contro la violenza sulle donne
8 Marzo di lotta anticipato di un giorno a Torino, così come annunciato nelle scorse settimana dall’Assemblea Antisessista che aveva convocato per oggi un corteo contro la violenza sulle donne.
La mobilitazione è nata da un episodio di stupro subìto da una donna al termine di una serata trascorsa nel quartiere San Paolo: di qui l’appello a scendere in piazza contro la violenza sulle donne nel pomeriggio di oggi, scegliendo di attraversare proprio le vie del quartiere in cui lo stupro si è verificato.
Circa 300 persone hanno partecipato al corteo, che si è snodato per le strade di San Paolo aperto da uno striscione che recitava “Senza consenso è stupro. No alla violenza maschile sulle donne”. Slogan, stencil, volantini e interventi hanno accompagnato la manifestazione all’interno del quartiere, attirando la partecipazione e l’interesse di diversi residenti.
Presenti anche molti occupanti di case della zona: da una palazzina occupata di via Monginevro è stato calato un lungo striscione con scritto “Padrone di noi stesse: né violate né sottomesse”, mentre dal furgone di apertura si sono alternati anche diversi interventi in arabo e spagnolo per voce delle occupanti, che hanno così restituito la ricchezza di un quartiere fortemente multietnico. Raccogliendo l’invito circolato nelle scorse settimana a dedicare l’8 marzo alla resistenza delle donne dello YPJ, diversi rimandi sono anche stati fatti all’esempio delle combattenti kurde, che nelle formazioni femminili delle Unità di Difesa Popolari e nei cantoni liberati del Rojava stanno portando avanti anche un’importante lotta al patriarcato e per la liberazione delle donne.
La manifestazione, dopo diverse tappe per le vie del quartiere, si è poi conclusa ritornando al punto di partenza e rilanciando sui prossimi appuntamenti dell’Assemblea Antisessista.
Di seguito il testo del volantino letto e distribuito lungo il corteo:
Una sera una donna uscendo in quartiere San Paolo per l’aperitivo, dopo aver condiviso alcuni bicchieri con un “frequentatore di bar” ha subito uno stupro. Quest’uomo ha approfittato dello stato di alterazione della donna, legittimato da una cultura sessista che considera le donne a disposizione degli uomini. Scegliamo la denuncia sociale per dire NO alla violenza contro le donne così come hanno fatto le compagne di Bologna il 15 Novembre per un episodio simile.
IL SESSO È TALE SOLO SE CONSENSUALE, SE E’ UN ATTO DI COMPLICITA’, SE IL CONSENSO NON È CHIARO NON È SESSO MA STUPRO!
Se una donna dice NO, ti devi fermare, se ha detto di si ma poi VUOLE SMETTERE ti devi fermare. In ogni caso se continui E’ UNA VIOLENZA!
La violenza di genere spesso non viene riconosciuta (“Se l’è cercata”, “Cosa si aspettava”, “Ci stava”, “E’ suo marito”), perché la cultura patriarcale continua a pervadere la società in ogni suo aspetto, nutrendoci di immagini stereotipate che ostacolano pensieri e sentimenti di giustizia, di solidarietà e di empatia. Abusare di una donna in stato alterato di coscienza è una strategia sessista.
Negli ultimi tempi i centri antiviolenza di varie città denunciano l’uso delle così dette “droghe dello stupro” che causano amnesia e un aumento incontrollato della libido così la donna è più indifesa e tutti i presenti hanno l’impressione che lei ci stia. In questo modo non c’è più una relazione fra due persone, ma la donna diventa un corpo, un oggetto da usare, manipolare, sfruttare, dominare…questo non è sesso ma è stupro!
A chi frequenta e gestisce i locali diciamo che non bisogna stare attent* solo al rischio di risse, ma anche al rischio di molestie e stupro, è importante riconoscere anche in queste la violenza. Se pensate che siano fatti normali o che non siano gravi o che non siano affari vostri diventate anche voi complici.
COMINCIAMO A CAMBIARE QUESTA MENTALITA’. Creiamo reti di solidarietà e una cultura dell’attenzione reciproca! Non pensare che siccome non sta capitando a te non ti riguardi. Noi donne vogliamo goderci la nostra libertà. Vogliamo uscire, viaggiare anche da sole, frequentare locali, divertirci come ci pare senza rischiare violenze o stupri. Le molestie e le violenze sono il prezzo che questa società ci fa pagare quando decidiamo di vivere liberamente?
Non siamo vittime ma donne capaci di reagire e di autodifendersi.
Denunciamo pubblicamente la violenza e spostiamo la vergogna sugli stupratori e su chi li legittima, perché sono loro che devono temere quello che pensa la gente e non le donne!
Assemblea Antisessista
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