“Contro sionismo, razzismo e patriarcato in piazza a Roma il 28 ottobre”. Appello delle compagne palestinesi in Italia
Il “Comitato 23 settembre” – in lotta con le donne di tutto il mondo contro l’oppressione, lo sfruttamento e il razzismo – ha rilanciato sui propri canali social un appello diffuso dalle compagne palestinesi in Italia “anima delle manifestazioni contro l’ennesimo attacco sionista, in tutto il mondo”.
La loro puntuale denuncia delle reali condizioni di vita a Gaza e nei territori – spiegano- dimostra la necessità di dare vita ad un movimento femminista capace di confrontarsi con la condizione delle donne nel sud del mondo, la loro oppressione e sfruttamento, il loro impoverimento e l’attacco brutale ai loro diritti fondamentali. Il capitalismo razzista, neocoloniale e mortifero, così come lo stato sionista, sopravvivono anche grazie all’indifferenza ai destini e alle lotte delle donne palestinesi, specialmente se non corrispondono ai modelli di vita occidentali. Il reciproco appoggio alle lotte delle donne senza privilegi di qui e la mobilitazione contro la comune oppressione è l’unica via per abbattere un sistema che ci vuole divise e conquistare un mondo senza guerre, sopraffazioni e ingiustizie!
Le considerazioni di Paola Maria Tonello del Comitato 23 settembre Ascolta o scarica
APPELLO DELLE COMPAGNE PALESTINESI IN ITALIA
Car3 compagn3,
da sempre consapevoli e convinte dell’intersezionalità delle lotte, poniamo una riflessione: mentre nell’assenso e nel consenso esplicito della comunità internazionale si consumano quotidianamente le violenze dell’entità sionista su Gaza e sulla Palestina e l’attenzione mediatica si alimenta di una narrazione dominante superficiale e disumanizzante, viene dimenticata la resistenza delle donne palestinesi, che il femminismo bianco, occidentale, ancora catturato in una posizione colonialista, non ha accolto, come reso manifesto dall’assenza di posizionamento a sostegno della resistenza.
Il movimento femminile di resistenza palestinese ha una lunga storia, che affonda le sue radici agli albori del Novecento, dando vita a un graduale processo di partecipazione politica ed emancipazione. Dalla partecipazione diretta alla lotta armata nelle campagne durante la Grande Rivolta degli anni Trenta, le donne palestinesi arriveranno alla tragedia della Nakba impegnate in un processo di emersione nello spazio pubblico che le vedrà in prima linea, a fianco degli uomini, tanto nella resistenza anti-coloniale contro la dominazione britannica, quanto nell’opposizione alla colonizzazione israeliana.
Le palestinesi hanno resistito in una duplice lotta all’oppressore: contro il colonialismo d’insediamento sionista, che perpetrava violenze e stupri nella funzione di affermare il proprio potere; la lotta al sistema patriarcale radicato nella società palestinese, che faceva emergere la profonda complessità di una vita subalterna nella subalternità.
Le immagini e i video che ci arrivano dalla Palestina in questo momento rappresentano l’apice più violento di un genocidio che va avanti da oltre 75 anni e che noi denunciamo da sempre, nonostante le continue censure e la mancata solidarietà da parte di molti di quei movimenti sociali e politici con cui abbiamo costruito percorsi che ci hanno visto condividere spesso le stesse piazze.
Ci chiediamo dove siano quindi, anche solo per coerenza politica, quei movimenti femministi occidentali che in questo momento stanno tacendo di fronte a un massacro che passa in mondovisione. Dove sono quelle attiviste che si battono per il diritto alla salute delle donne marginalizzate e razzializzate e che non prendono in considerazione la situazione a cui sono soggette le donne palestinesi? A Gaza, oggi, per esempio, si contano circa cinquantamila donne incinte, di cui cinquemila in attesa di partorire nel prossimo mese. Donne che stanno scappando dai bombardamenti e che si ritrovano, come ogni gazawi, senza acqua, cibo, elettricità e servizi igienici. Donne che, in caso di sopravvivenza, partoriranno in ospedali bombardati e saturi di pazienti. Ad oggi, infatti, sono 29 i centri di cura colpiti e 23 le ambulanze bombardate. Se da una parte è vero che non siamo numeri e che ognuna di noi ha una storia che merita di essere raccontata, dall’altra vogliamo utilizzarli come veloce reminder: dal 7 ottobre a oggi sono stati uccisi più di 4650 palestinesi, di cui 1756 bambini e 967 donne. Un numero destinato a crescere considerati i bombardamenti senza tregua e la soglia dei feriti che sale a quota 14.245, di cui 2000 bambini e 1400 donne. Un altro dato molto preoccupante ci parla di tutte quelle donne, giovani e non, affette da patologie oncologiche (Gaza, infatti, rientra nella lista delle 50 aree con il più alto tasso di tumori) le quali non riescono a ricevere le giuste cure o le tempestive diagnosi. Ottobre sappiamo bene essere il mese della prevenzione del tumore al seno e le attiviste dei movimenti femministi che si occupano del diritto alla salute non possono chiudere gli occhi di fronte a donne a cui è negato – a causa dell’occupazione sionista e delle politiche di apartheid conseguenti – qualsiasi tipo di strumento volto a curarsi in maniera dignitosa. Eppure, nonostante ciò, è evidente la mancata presa di posizione da parte di chi non ha esitato a sostenere la resistenza delle donne in altri contesti.
Il supporto alla resistenza palestinese che in queste settimane si sta muovendo in tutto il mondo si sviluppa, cresce ed emerge grazie alla nostra guida e presenza. Anche in questa situazione di forte repressione dove siamo, come palestinesi in diaspora, mandate via, zittite, censurate – ne rappresentano casi di rilevanza la premiazione rimandata della scrittrice Adania Shibli per il romanzo “il dettaglio minore”, che tratta la storia vera di una beduina palestinese violentata e uccisa dai soldati sionisti e l’arresto di Mariam Abu Daqqa, militante del FPLP, a Marsiglia – è stata una delusione sentire il silenzio di chi condivide le nostre stesse lotte, ma ci ha aperto gli occhi ad una considerazione: bisogna fare ancora tanti passi in avanti per una radicale decostruzione dei principi coloniali e razzisti radicati nella mentalità occidentale.
Vi invitiamo dunque a intraprendere questa nuova fase di un percorso femminista che accolga e ascolti le rivendicazioni delle Compagne palestinesi, a partire dalla manifestazione nazionale indetta a Roma per il 28 ottobre, nella quale vi aspettiamo in piazza accanto a noi.
Continueremo nella duplice lotta all’oppressore patriarcale e sionista.
Le compagne palestinesi in Italia
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