InfoAut
Immagine di copertina per il post

Migranti, la strage libica

«Ho perso mio figlio di appena quattro anni. Mio marito, mio cugino». La storia che esce tra parole e lacrime dalla bocca della giovane somala Ifrah Adel è raccapricciante. E usa anche lei questo termine, raccontano gli operatori del centro di Lampedusa dove da ieri sera è ricoverata, per descrivere quello che hanno visto i suoi occhi: corpi di bambini, di donne, di uomini in mare, senza scampo. Circa 600 persone. Scene da girone dantesco, tranne che le vittime di questa ennesima tragedia non hanno altra colpa che di essere nate dalla parte “sbagliata” del mondo.

Il barcone su cui viaggiavano le 600 persone era salpato ieri mattina dalle coste libiche, vicino a Tripoli. Poco prima era salpata un’altra barca, e solo qualcuno, come Ifrah, è riuscito a salire sull’imbarcazione “gemella” che era partita poco prima. Altri hanno raggiunto la riva a nuoto. È difficile ricostruire con esattezza cosa sia successo. Ma che il naufragio sia avvenuto, e che le vittime siano centinaia, compresi bambini, è stato confermato anche dall’ambasciatore somalo di Tripoli: sedici i cadaveri recuperati vicino alle coste, tra cui quelli di tre neonati. Le prime notizie sono state raccolte dal giornalista somalo Aden Sabrie, collaboratore della Bbc che ha rilanciato la storia, poi confermata anche dai profughi arrivati a Lampedusa.

ùDopo un periodo di relativa “calma”, sono ricominciati ad arrivare barconi carichi di gente che fugge disperata dalla Libia in fiamme. Ieri nella nottata è arrivato quello con a bordo 655 persone, tutti originaria dell’Africa subsahriana. Poi ne sono arrivati altri 187, e anche qui si è rischiato l’incidente perché mentre il peschereccio veniva scortato dalla Guardia di Finanza si è rotto il timone, che è stato “rattoppato” grazie all’intervento di tre militari. Intanto veniva avvistato un barcone con a bordo 700 persone, che mentre scriviamo non è ancora arrivato a Lampedusa.

L’improvviso arrivo di nuove imbarcazioni, però, ha subito messo in fibrillazione il governo e soprattutto l’anima pacifista – solo a fronte dell’arrivo dei profughi, però – della Lega: «La guerra deve finire immediatamente – ha affermato la colomba Roberto Calderoli (quello della maglietta anti-Islam che creò scontri proprio in Libia) – bisogna creare le condizioni di stabilità perché restino a casa loro». Anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha battuto sul punto dello stop alla guerra, lanciando l’ennesimo allarme-bomba: «La guerra deve finire o assisteremo a massicci arrivi quotidiani sulle nostre coste». Sicuramente gli africani subsahariani stanno scappando da una situazione di guerra e di tensione (anche nei loro confronti), a ciò va aggiunto che il loro numero è cresciuto negli ultimi anni grazie all’accordo tra Libia e Italia, che ha alzato un muro nel Canale di Sicilia, ed ora ne paghiamo le conseguenze. Mentre non si capisce come mai, tra pro e contro l’intervento in Libia, nessuno parli mai della necessità di fare in modo che chi scappa lo possa fare in sicurezza, invece che su barconi malandati e pericolosissimi.«Le barche sono riempite dagli uomini di Gheddafi, che usa i profughi come arma contro i paesi di destinazione, tra cui l’Italia», ha detto dopo la tragedia la portavoce dell’Unhcr, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, Laura Boldrini. Eppure gli africani in Libia ci sono arrivati con il sogno di passare il mare e arrivare in Europa. E se è vero che Gheddafi sta riempiendo le navi, allora il regime non è caduto, né sta per cadere.

da Il Manifesto

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

guerraLibiamigrantistrage

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Giornata contro la violenza sulle donne: “boicottiamo guerra e patriarcato”. La diretta dalle manifestazioni

Oggi è la Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere. Una giornata che non ha visto grandi miglioramenti, a 26 anni dalla sua proclamazione, nel 1999, da parte dell’Onu. 

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Verso il 25 novembre: giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere

Il governo attacca l’educazione sessuoaffettiva nelle scuole, in particolare attraverso il Ddl sul consenso informato che, all’esame dell’Aula, è stata occasione per lo svolgersi di un teatrino imbarazzante

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Spagna. Sei attiviste condannate a tre anni di carcere, insorgono i sindacati

Cinque attiviste e un attivista sindacali sono entrati nel carcere di Villabona per scontare una condanna a tre anni e mezzo di reclusione. È accaduto ieri a Gijon, nella regione settentrionale spagnola delle Asturie.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Stanza dell’ascolto all’Ospedale Sant’Anna di Torino chiuderà : accolto il ricorso al TAR

A settembre scorso la mobilitazione lanciata da Non Una di Meno aveva raccolto un’importante partecipazione per protestare contro l’apertura della “stanza dell’ascolto” all’interno dell’Ospedale Sant’Anna di Torino

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

L’attacco di destre, sionisti e lgbt liberali al pride di Parigi

Il 28 giugno a Parigi si svolge la Marche des Fiertés Paris & Île-De-France, il più importante pride francese quest’anno anticipato da violente polemiche

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

2 Giugno: Torino scende in piazza contro il razzismo!

L’8 e il 9 giugno si terrà un referendum popolare che prevede quattro quesiti sul lavoro e un quesito per ridurre da 10 e 5 anni i prerequisiti di residenza continuativa in Italia per l’ottenimento della cittadinanza.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Per Martina e per tutte le ragazze uccise dalla violenza patriarcale.

Riceviamo e pubblichiamo da Collettivo Universitario Autonomo e Kollettivo Studentesco Autorganizzato (Torino).

Contro la violenza patriarcale sempre più diffusa tra i giovani.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Femminicidi in Italia: due studentesse universitarie uccise in meno di 24 ore dagli ex partner. Manifestazioni di Non Una di Meno

Due femminicidi nel giro di 24 ore in Italia. Due studentesse universitarie, entrambe di 22 anni, uccise per mano dell’ex partner. A Roma è stata uccisa Ilaria Sula: l’ex fidanzato Mark Antony Samso l’ha accoltellata in casa sua, ha messo il corpo in una valigia e l’ha scaricato in un dirupo a est della Capitale. […]

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Ci facciamo spazio, zona fucsia ovunque

Riprendiamo il comunicato di Non Una di Meno Torino sulla giornata di ieri

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

8 marzo: “Lotto, boicotto, sciopero”. Le corrispondenze dalle mobilitazioni in tutta Italia

8 marzo, giornata internazionale dei diritti delle donne. “Lotto, boicotto, sciopero” è lo slogan scelto da Non Una di Meno per il nono sciopero transfemminista. Oltre 60 le piazze mobilitate, da Nord a Sud, in tutta Italia per “uno sciopero – dice Nudm nell’appello (clicca qui per il testo completo) – dal lavoro produttivo, riproduttivo, di cura e dai consumi, […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Verso il 28 novembre: i comitati sardi chiamano alla mobilitazione

Diffondiamo l’appello uscito dalla rete Pratobello24 che invita tutti i comitati che lottano contro la speculazione energetica a unirsi allo sciopero e alla mobilitazione del 28 novembre.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

E’ ancora il momento di bloccare tutto!

Il 28 novembre sarà sciopero generale, coordiniamoci in tutte le città, in tutte le provincie, in tutti i paesi per bloccare ancora una volta in maniera effettiva tutto il territorio nazionale.

Immagine di copertina per il post
Culture

Frankenstein, quel mostro nato dalle ombre oscure della guerra

Al mostro viene negato un nome e una individualità, esattamente come al proletariato

Immagine di copertina per il post
Formazione

HUB DI PACE: il piano coloniale delle università pisane a Gaza

I tre atenei di Pisa – l’Università, la Scuola Normale Superiore e la Scuola superiore Sant’Anna – riuniti con l’arcivescovo nell’aula Magna storica della Sapienza, come un cerbero a quattro teste.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

«La cosa più importante è salvare il maggior numero possibile di vite umane e infrastrutture in Ucraina»

Maidan illustra quindi i principali dilemmi dei movimenti e delle mobilitazioni globali: la classe operaia ha una capacità molto limitata di organizzarsi, di articolare gli interessi di classe e di fornire almeno una leadership nazionale.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

DDL NUCLEARE : cosa aspettarci, cosa sappiamo?

Continuiamo ad approfondire e a tenere alta l’attenzione sul tema del ritorno del nucleare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Armi e gas :l’Europa sempre piu’ dipendente dagli U.S.A.

A ottobre, per la prima volta, un singolo Paese gli USA ha esportato oltre 10 milioni di tonnellate metriche (mmt) di gas liquefatto, il 70% delle quali verso l’Europa.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Rompere la pace dentro territori, fabbrica e università della guerra

Partiamo da qui, da questa inquietudine mai risolta e sempre irriducibile che accompagna la forma di vita militante, l’unica postura da cui tentare di agguantare Kairòs, il tempo delle opportunità che possiamo cogliere solo se ci mettiamo in gioco. 

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Libertà vigilata

Un inedito maccartismo sta attraversando l’Occidente e, per quanto direttamente ci riguarda, l’Europa, sempre più protesa verso la guerra, irresponsabilmente evocata dalla presidente Ursula Von der Layen come “scudo per la democrazia”

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il Segretario di tutte le guerre

a visione che Hegseth porta dentro l’amministrazione Trump è quella di un’America che può tornare «grande» solo riconoscendo la guerra come sua condizione naturale.