Strage di Crotone: tra l’Europa dei muri e il governo Meloni
Ieri abbiamo assistito all’ennesima strage nel Mediterraneo. Un’imbarcazione carica di persone è naufragata e si è schiantata su una secca, spezzandosi in due, nelle acque a largo della spiaggia di Steccato di Cutro, Crotone. Questa mattina, 27 febbraio, sono stati recuperati i corpi di altri 3 naufraghi con i quali sale a 62 il bilancio delle vittime.
Secondo quanto riportato dai media sarebbero ancora decine i dispersi, mentre sono ottanta le persone tratte in salvo, ventuno di loro sono state ricoverate in ospedale.
L’imbarcazione sarebbe partita dalle coste turche quattro giorni fa, più precisamente da Smirne. I naufraghi sarebbero principalmente afgani, siriani e iracheni in fuga. Il Ministro degli Interni Piantedosi ha affermato che nonostante si conoscesse la presenza di questa imbarcazione le operazioni di soccorso sarebbero state impedite dal mare molto mosso. Ma in diversi tra soccorritori ed esperti mettono in discussione questa versione ufficiale.
Ciò che è certo è che ancora una volta ci troviamo di fronte ad una tragedia annunciata di cui sono responsabili tutte quelle istituzioni che intendono il problema delle migrazioni come un argomento di pura propaganda.
Il naufragio di ieri è il frutto delle politiche migratorie dell’Unione Europea che si basano sul tentativo di chiudere le rotte principali facendo accordi con i vari despoti di turno come ad esempio in Libia ed in Turchia. Ciò che non si vuole comprendere è che i flussi migratori non cesseranno di esistere in base ad alcune barriere all’ingresso che vengono imposte, poiché sono un fenomeno complesso determinato dalla combinazione della crisi climatica, delle conseguenze delle guerre occidentali e degli sconvolgimenti geopolitici ed economici. La responsabilità europea ed occidentale nel generare migrazioni di massa dovrebbe essere il primo argomento di discussione quando si parla di questi temi.
La tragedia di ieri è figlia anche della riapertura di rotte migratorie poco battute negli ultimi anni, come quelle che attraversano l’Egeo e lo Ionio derivata dalla difficoltà crescente a battere le rotte tradizionali altrettanto pericolose ma più conosciute.
Le immagini di ieri sono l’istantanea del criterio di civiltà europea, la cui presunta superiorità morale viene sbandierata continuamente in questi tempi di guerra. La più pura ipocrisia.
La stessa ipocrisia di cui si cibano tanto gli ambienti liberali quanto quelli conservatori. Il governo Meloni in questo si è dimostrato particolarmente affine allo spirito europeo. Ma non basta negare o rimuovere fenomeni come quelli delle migrazioni che andranno ulteriormente ad incrementarsi con l’approfondimento della crisi ecologica ed economica che attanaglia l’altra parte del Mediterraneo.
La capacità di sguarciare il velo d’ipocrisia in cui siamo immersi risiede tra chi, osteggiato e vituperato, dalle coste della Calabria, regione più povera d’Italia, si pone delle domande serie sul tempo in cui stiamo vivendo e su cosa vuol dire umanità.
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