Lettera dal Blocco B del carcere di Torino sui “burocrati del chiavistello”
Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa lettera dei detenuti del blocco B del carcere di Torino sui ripetuti comunicati degli ultimi mesi della polizia penitenziaria. Come si può notare è evidente la distanza tra le esigenze dei detenuti e quelle dei secondini nonostante qualcuno si ostini a provare a tenerle insieme per esigenza di campagna elettorale. Cogliamo l’occasione per rilanciare il presidio che si terrà davanti all’ingresso del carcere domenica 4 settembre alle 18 in solidarietà con le detenute che dal 24 agosto hanno intrapreso uno sciopero della fame per protestare rispetto alle condizioni carcerarie e all’invisibilizzazione di chi muore all’interno delle mura della prigione.
“Il carcere di Torino è fuori controllo”. Questo è l’allarme che, da mesi, ben sei sindacati di polizia penitenziaria (OSAPP / SAPPE / UILPP / SINAPPE / FNS CISL e CGIL PP) lanciano sui giornali e tuonano nelle TV, sfruttando episodi marginali, alcuni incresciosi, in un carcere con 1400 detenuti: fatti ingigantiti ad arte, piagnucolando sulle presunte “aggressioni”, tre o quattro giorni di prognosi spacciati come gravi, in alcuni casi per aumentare i giorni retribuiti di infortunio a casa. Episodi finalizzati alla penosa gara a limitare la “quasi nulla” libertà di movimento per detenuti/e (la cosiddetta sorveglianza dinamica ed attenuata).
Questi sindacati spediscono in continuazione comunicati stampa, ognuno fac-simile dell’altro.
– Mai una riga sulla “nocività” del carcere e sulle condizioni igienico-sanitare in cui lavorano in spazi ridotti e fatiscenti.
– Mai una riga sui 50 suicidi avvenuti fino ad agosto 2022 nelle carceri italiane.
– Mai una riga sui 27 bimbi che passano i loro giorni in prigione.
– Mai una riga contro i poteri politici che amministrano il Ministero di Grazia e Giustizia.
Nulla deve disturbare il normale/normato scorrere della quotidianità penitenziaria. “Servi nell’animo”, più ignobili e sciocchi dei loro padroni, vanno a bussare alla porta del Presidente della Regione Piemonte Cirio per chiedere soccorso e aiuto. Non gli bastano le prebende ed i favori per fare corsi di formazione con annessi permessi sindacali o vacanze alle terme per alleviare lo stress psicofisico del “duro lavoro” di burocrati del chiavistello.
Molti anni fa li si chiamava guardie o secondini oggi pretendono di essere chiamati con un termine edulcorato, molto impegnativo e per nulla appropriato: “assistenti”.
Detenuti del Blocco B, Torino, 16 agosto 2022
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