Modena, Un 25 aprile a spinta
Nella mattina del 25 aprile a Modena, come annunciato, si è scelta la giornata della liberazione per portare avanti, oltre alla lotta antifascista essenziale nell’attuale società, anche il piano della riappropriazione degli spazi abbandonati e della socialità dal basso, sempre più osteggiata dal governo cittadino che specula e mercifica luoghi e persone .
Un ulteriore schiaffo alla città medaglia d’oro alla resistenza è l’essere paradossalmente ora territorio di cooperative a tutela della solita oligarchia, dove gli interessi economici sovrastano ogni altro principio impedendo la nascita spontanea di forme di aggregazione e socialità che possano rompere quel silenzio voluto dall’alto.
Oggi dunque, abbiamo nuovamente assistito alle continue provocazioni da parte della questura che utilizza i suoi servi in divisa per portare avanti pratiche repressive che si sostanziano in vili azioni. Hanno cominciato la loro giornata con un blitz di pattuglie in auto ed a piedi palesandosi da diverse strade che danno accesso a Via Carteria, dove si stava preparando il furgone di apertura del corteo impedendone la partenza. Alla luce di ciò si è deciso comunque di presentarci in piazza Mazzini, dove fin da subito siamo stati accolti da uno spiegamento di forze dell’ordine esagerato e ingiustificato, continua testimonianza che ad ogni azione antagonista risponde sempre e solo il volto violento e repressivo delle istituzioni. Dalle prime imposizioni di occupare solo il marciapiede lasciando libero il passaggio per le persone, a spasso in questo assolato mercoledì mattina, la presenza pedante della Digos ha portato ad un avvicinamento progressivo delle due parti e all’innalzamento della tensione. All’accerchiamento del presidio da parte delle divise, per impedire a chiunque qualsiasi forma di contatto tra chi rimaneva fuori e chi dentro a questo semicerchio repressivo, hanno seguito spintoni e spallate oltre allo strappo intenzionale dello striscione. Sullo sfondo di questo scenario sfilava il partito democratico che si riempiva la bocca di parole chiave quali “Libertà” Resistenza”, e “Antifascismo”, offendendone il significato e la memoria.
Un altro corteo si affacciava alla piazza che impaziente aspettava il momento per unirsi ad esso sotto un’unica vera bandiera antifascista. Con determinazione e compattezza si è tentato di unirvisi, inizialmente con il dialogo, in cui le risposte istituzionali altro non sono state che sorrisetti, mere provocazioni e falsità. Successivamente si è passati alla pratica della forzatura, cercando di rompere le fila della celere al grido “corteo, corteo!”. Spinte e strattoni mostrano ancora una volta l’unico tipo di dialogo conosciuto dalla controparte ma la fermezza e lo spirito di tutte e tutti ha conquistato la possibilità di riprendersi le strade.
Finalmente la rabbia, ma anche la gioia montate nel corso della mattinata, sono esplose rafforzando il sentimento collettivo, di quella comunità che avevano cercato di ostacolare e reprimere tramite gli sgomberi delle occupazioni degli Ex cinema Olympia e Cavour negli scorsi mesi. Il corteo unitario si dirige dunque in piazza XX settembre che aveva fatto da scenario alla passerella,in campagna elettorale, a Salvini e alle sue retoriche fasciste. Anche in quella occasione allo sventolare della bandiera antifascista si era ottenuta la stessa reazione intimidatoria delle forze dell’ordine prontamente schierate a difendere chi è abituato ad offendere i valori che hanno reso libera, la città di Modena oltre che l’Italia tutta, è che oggi rivivono nella lotta ad ogni forma di fascismo.
La giornata si è conclusa con un presidio dove si susseguono al microfono voci di chi ha caratterizzato le recenti lotte sociali nel nostro territorio.
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