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Cronache di lotta nel mondo del lavoro [9]: dallo sciopero del 16 Giugno, per gli scioperi a venire. [intervista]

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A una settimana dal riuscito sciopero generale dei trasporti e della logistica indetto in maniera unitaria da AdL Cobas, SiCobas, Slai Cobas, SGB, CUB e USI, torniamo su quella giornata e sugli strascichi che ha avuto.

Dopo i rigurgiti mediatici immediati a ridosso della giornata, con le dichiarazioni seccate e indicatrici dell’avversità ai piani alti di Renzi e Del Rio, dopo la breve querelle su come circoscrivere e limitare la libertà di sciopero nel senso ampiamente recepito e assorbito dai sindacati confederali del Paese (ricordate l’intimità della Camusso a pranzo con Monti?), pare calato il silenzio nel mainstream.

Cosa si é smosso in realtà?
L’incisività nel bloccare simultaneamente diversi snodi nevralgici della circolazione di merci innanzitutto, e di persone poi, sono un segnale di una scommessa vinta non solo dalle sigle promotrici, ma di una modalità organizzativa che desta preoccupazione e stizzisce perchè replicabile in quanto paga.

Con buona pace degli indivanados e delle rappresentanze di sinistra che vedrebbero le pratiche conflittuali della classe operaia e subalterna ascrivibili a un mondo che non c’è più. Se non ci fosse più, al di là della retorica di nuovismo e ipersofisticazione del capitale odierno, non si capisce perché migliaia di facchini, braccianti e altre figure si siano ribellate a modo loro allo schiavismo legalizzato perpetrato e accentuato negli anni della crisi delle élites capitalistiche.

E’ sul nodo dell’ incisività dello sciopero messo in atto e della vastità di rivendicazioni che esso tocca che riteniamo sia opportuno continuare a ragionare, alla luce di un dibattito tra differenti posizioni invero per ora abbastanza sottotono.

Segnaliamo a tal proposito alcuni interessanti testi apparsi in queste giornate:

1) La nuova crociata contro il diritto di sciopero. Ichino detta, Damiano scrive.

2) Sciopero trasporti e logistica: una giornata di unione che dobbiamo coltivare.Sciopero trasporti e logistica: una giornata di unione che dobbiamo coltivare.

3) Se lo sciopero fa paura

4) Sciopero oggi, sciopero domani.

Sempre riguardo al 16 Giugno, ai suoi lati positivi e alla necessità di rilanciare, abbiamo intervistato Giuseppe, delegato del SiCobas di Napoli, che ci ha anche illustrato i prossimi passaggi di lotta in terra partenopea, a partire dal 30 giugno davanti a i cancelli di Cassino. Buona lettura 

“Lo sciopero è andato molto bene, aldilà delle aspettative

C’erano difficoltà oggettive che sono state affrontate e superate; per fare un esempio, questo per il SiCobas era il primo sciopero che capitava sotto il Ramadan, cosa non secondaria, tenuto conto che tanti facchini sono di religione musulmana. In questo contesto, organizzarsi tra persone con esigenze particolari, e che per esempio non mangiano di giorno, è stato non da poco, e ciononostante tutto è venuto benissimo. Altro aspetto: nonostante il teorema repressivo che si era materializzato nell’inchiesta contro Aldo, come SiCobas abbiamo avuto un significativo rafforzamento nella roccaforte storica della logistica da un lato, e dall’altro la tenuta nel settore carni, laddove l’attacco è stato più duro, durissimo, non soltanto nei confronti dei nostri iscritti ma nei confronti dei lavoratori tutti. Tenete conto che a Modena sono partiti fogli di via, minacce anche per strada, mogli dei licenziati allontanate dai commercianti, un clima molto pesante, e nonostante tutto lo sciopero è andato bene, sia in termini di numero, sia in termini di rapporto di forza con la controparte; come ben documentato anche da voi, non solo il picchetto ha tenuto alle cariche della polizia, ma è riuscito a riconquistarsi la strada.

A Milano e Bologna ci sono stati degli scioperi per così dire “ordinari”, ma che sono comunque serviti a rafforzare dei percorsi che sono in piedi in magazzini che non sono più quelli delle filiere storiche della logistica (TNT, SDA ecc) ma sono magazzini di second’ordine dove comunque vengono impiegate centinaia di lavoratori che lavorano in condizioni come quelle che abbiamo sottolineato nel libro uscito di recente, “Carne da Macello”, dove raccontiamo le situazioni che di solito ritroviamo, come il continuo non rispetto dei contratti, e delle condizioni di lavoro più elementari, delle norme sulla sicurezza, dei turni e quant’altro. A Bologna e Milano quindi si è registrata una grossa partecipazione, ma il dato che ci interessa non è esattamente questo; ormai difatti possiamo dire che come SiCobas in particolare gli scioperi generali sono reali e coinvolgono sempre migliaia di persone che incrociano le braccia. Quello che è importante di questo 16 Giugno è stata l’unità dei lavoratori della logistica con tutto il resto del mondo del trasporto, sia del pubblico che privato; la Cub e altre sigle di base hanno proclamato lo sciopero anche in questo caso “vero” dato che è la risultante delle lotte che ci sono state, innanzitutto in Alitalia ma non solo.

E’ indubbio che date le dimensioni dell’ attacco, con la ristrutturazione e quant’altro, Alitalia portava in sé un elemento simbolico, che diventò reale con la bocciatura del piano di ristrutturazione e il 70% dei No nei referendum indetto all’interno. Questo dato e questo segnale si è riverberato, ad esempio a Roma, dove pure siamo presenti nella logistica, con un picchetto durissimo nel magazzino dei bus pubblici, tant’è che pure a me che sono giunto per partecipare a quel picchetto mi sono venuti a prendere in macchina dato che per più di un’ora non passava un autobus.

Perciò si spiega pure il livore dei vari Renzi, Del Rio e compagnia cantante: questo sciopero gli ha fatto male. Questo è un dato significativo, perchè da un lato significa che quando ci organizziamo possiamo contare veramente, dall’altro ci dice di non poterci adagiare sugli allori, perchè dopo questo sciopero essi intendono preparare un piatto ancora più pesante per il lavoratori. Mettere mano al ulteriormente a una normativa sul diritto di sciopero, che già possiamo definire in un certo senso fascista, e impedire sul nascere qualsiasi mobilitazione dei lavoratori. Quindi alta la guardia, portiamo in cascina il risultato importante dello sciopero del 16 ma è necessario rilanciare e soprattutto finalmente iniziare a ricoagulare la parte sana del sindacalismo di base.

A Napoli siamo stati presenti sul porto, che rappresenta un grande distretto sia della logistica sia dei terminal container. Lì abbiamo una situazione molto complicata, perchè non abbiamo un grande accesso come SiCobas. Abbiamo dei licenziati all’interno del terminal CoteCo, che insieme con Adeco la fa un po’ da padrone all’interno del porto, con l’amministratore delegato ammanicato a doppio filo con l’ex unione industriale di Napoli a guida Lettieri, il che la dice lunga per chi conosce questo personaggio. Coteco lavora sostanzialmente a monocommittenza con SMC, che è la seconda compagnia del mondo di terminal container. Senza dilungarmi troppo, dico che l’ad di Coteco per anni ha beneficiato degli ammortizzatori sociali in deroga per la cassa integrazione, e adesso visto che li ha finiti, onde evitare di fare licenziamenti collettivi e quindi creare un gran casino, colpisce i lavoratori a uno a uno inventandosi dei provvedimenti disciplinari basati su fatti inesistenti, in un terminal dove c’è la totale assenza di sicurezza sul lavoro, dove di notte per ridurre i costi viene impiegato un solo operaio laddove per norma ce ne vorrebbero quattro per container, e dove quindi rischi la vita. In questo contesto, abbiamo scelto la giornata del 16 per fargli male con il blocco, bloccando l’accesso principale di San Erasimo, sia nella mattina che nel pomeriggio, quindi tenendo in scacco sostanzialmente tutto il porto. Al termine della giornata, abbiamo chiesto un incontro con il comune, dato che già nel precedente sciopero ad Aprile incontrammo l’autorità portuale ma questa se ne era semplicemente lavata le mani della situazione. Dato che il Comune di Napoli affaccia proprio sul porto abbiamo chiesto conto alla giunta comunale di questa situazione e soprattutto di farsi da garante di un vertice in Prefettura che facesse luce non soltanto sui tre licenziamenti, ma anche capire qual’è il futuro del porto. I tre licenziati infatti incappano nel solito sistema che noi conosciamo bene nel siCobas, di appalti e subappalti, a abbassamenti di stipendi che ne conseguono.
Purtroppo la giunta DeMagistris canta tanto, sbraita molto, ma poi alla luce dei fatti, soprattutto quando c’é da aver a che fare con le problematiche concrete, latita e parecchio; lo si vede pure con quello che è successo alle porte di Piazza Garibaldi, dove i movimenti cittadini sono riusciti a impedire la chiusura di uno dei mercati storici gestiti da immigrati, mentre il comune si atteneva alle logiche securitarie che ben conosciamo in altre città, care a Salvini come al M5S. In questo contesto ci chiediamo dove sia la giunta DeMagistris, quella che parla tanto di municipalismo e decisionalità dal basso, o quella che ha consegnato le chiavi della città alla polizia municipale? Questo è un importante nodo politico adesso a Napoli, e anche con l’iniziativa sul porto abbiamo dato un’altra spinta per fare sbloccare una situazione che vede tante ambiguità latenti.

Se poi mi consenti aggiungo anche due parole su Pomigliano. Nel frattempo che stavamo in sciopero al porto, i compagni di Pomigliano erano fuori dai cancelli della fabbrica, per attendere gli esiti del tavolo tra Fiat e la FIOM, riguardo al destino degli oramai famosi 320 deportati da Cassino.
Lavoratori presentati come volontari sono stati deportati a tutti gli effetti, in pieno stile Marchionne, con pulmann alle tre di mattina per riportare i lavoratori alle loro case, dopo che erano partiti alle sei del giorno prima. Due settimane fa abbiamo avuto questa bella sorpresa di uno sciopero che è stato in sostanza autorganizzato, con i compagni ex-licenziati e ora reintegrati, e la Fiom dette la copertura a questo sciopero, altrimenti si sarebbero ritrovati anche loro con iscritti a inizio di licenziamento, ma ancora una volta poi la Fiom è rimasta con un piede dentro e uno fuori, tant’è che, all’indomani del tavolo che non ha sancito nulla, in quanto noi avevamo richiesto una fine degli spostamenti da Pomigliano e che si ragionasse pure sulla parte economica, è possibile imporre quattro ore fuori-lavoro, perché il viaggio di andata e ritorno fra Napoli e Cassino non è nulla ma tempo di vita sottratto per darlo alla fabbrica? Avevamo chiesto 2000 euro come somma corrispondente sia al lavoro che alla trasferta, e la Fiat ha detto no, alla Fiom dato che a noi nemmeno ci riceve in quanto non ci riconosce. Al termine di questo incontro, l’unico spiraglio lasciato aperto dall’azienda è stato quello di dire “se vogliono tornare, basta che ce lo dicano e ritornano a Pomigliano”. Di certo questo tavolo quindi non è stato un successo, e i lavoratori sono ancora più incavolati di prima, e tre giorni dopo il 16 c’è stata una assemblea sindacale dove la FIOM è stata sostanzialmente contestata e si è rilanciata questa battaglia collettiva riguardo anche al futuro di Pomigliano. Macchine lì non ne vengono vendute, quindi si prospettano nuove casse integrazioni e nuovi tagli all’organico, e si va di nuovo verso lo sciopero. C’è un problema complessivo che riguarda Pomigliano, riguarda Cassino, riguarda Termite.

Dico questo perchè dal SiCobas di Pomigliano è stata indetta una giornata di mobilitazione a cui invitiamo tutte le realtà solidali a partecipare, dato che fuori dai cancelli della FIAT non è mai una passeggiata. Questo per il giorno 30 Giugno, fuori dai cancelli di Cassino, e non solo per rilanciare la battaglia dei deportati, ma anche la problematica della scadenza degli interinali, per cui il fine rapporto è sezionato in tre parti; una parte dei contratti scade proprio il 30 Giugno, un’altra il 30 luglio, e un’altra ancora a fine Agosto. Chiaramente questi ragazzi si vedono già con un piede e mezzo fuori. Noi il 30 speriamo che si uniscano alla giornata di mobilitazione generale alla quale stanno arrivando anche altre adesioni di pezzi del sindacalismo di base, e vedremo un po’ che succede. Ce la giocheremo sino in fondo.”

Detto ciò, a Napoli c’è stato realmente entusiasmo per la giornata del 16. Adesso la posta in palio è quella di consolidare le lotte.”

 

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