InfoAut
Immagine di copertina per il post

Estrattivismo pandemico

||||

Ci avevamo sperato, dal chiuso delle nostre case, osservando sorpresi l’aria della pianura padana tornare trasparente, la biodiversità riapparire e la fauna selvatica avventurarsi, timida, attraverso il cemento degli spazi urbani.

Toccavamo con mano, durante il lockdown,  la dimostrazione di come sarebbe bastato fermare questo sistema di produzione, questo modello di mobilità, questo consumo insensato di roba inutile, perché la natura cominciasse a riprendersi ciò che è suo.
Avevamo sperato che fosse diventata chiara a tutti la possibilità concreta di un cambiamento radicale, ma sapevamo, in cuor nostro, che avevamo vissuto solo una fragile tregua nell’aggressione del capitale agli ecosistemi e ai territori, un rallentamento che precede la rincorsa.
Ed anche che come tregua aveva fin troppe eccezioni.

Segnali provenienti da tutto il mondo ci avvertivano che gran parte delle attività di maggiore impatto sull’ambiente e sulle comunità non solo stavano proseguendo ‘as usual’, ma approfittavano della pandemia per espandersi e riorganizzarsi.
Segnali che andavano tutti nella stessa direzione, delineando una dimensione mondiale del fenomeno, con una serie di caratteristiche ricorrenti, come  – per esempio – l’inclusione sistematica nell’elenco dei ‘servizi essenziali’ di attività ad altissimo impatto ambientale e sociale.

Molti settori impattanti non hanno conosciuto fasi di arresto, ed hanno continuato ad operare anche quando si sono trasformati in fulcri di contagio, trasmettendolo  alle comunità dei territori dove operavano.
Il lockdown non li ha colpiti, ma piuttosto li ha sottratti al controllo delle popolazioni e dei militanti, costretti in casa e privati della libertà di  movimento, e sempre più soggetti ad aggressioni favorite dal coprifuoco: violenze poliziesche, arresti arbitrari e, soprattutto in America Latina, esecuzioni extragiudiziali.
In generale la militarizzazione dei territori, dispiegata in tutto il mondo con il pretesto della pandemia, è stata un poderoso deterrente per le proteste sociali e ambientali, facendo da copertura per la violenza selettiva contro gli attivisti, dispensando cariche e sgomberi su presidi e manifestazioni.
Una violenza che non potrà che intensificarsi, perché ciò che si prepara per il futuro è un ulteriore salto di qualità nello sfruttamento della Natura, che ci verrà venduto come l’unica scelta possibile per ‘riattivare l’economia’ di fronte alla recessione mondiale che viene.

La devastazione ambientale è … un “servizio essenziale”?

Una molteplicità di governi ha esentato dal blocco della produzione per l’emergenza Covid le imprese estrattive, minerarie e petrolifere, la costruzione di grandi opere e di infrastrutture per il trasporto degli idrocarburi o per la produzione di energia, sebbene non abbiano nulla a che fare con il soddisfacimento dei bisogni immediati delle popolazioni colpite dalla pandemia.

In Italia è stata inserita fra i ‘servizi essenziali’ la costruzione del  gasdotto TAP/Snam, grazie alla libera interpretazione del dettato del DPCM del 22 marzo, che dava il via libera al proseguo delle attività di trasporto e distribuzione del gas.
Una misura che, a buon senso, si riferiva alle reti distributive già esistenti e funzionanti, ma che con una evidente forzatura è stata estesa anche ai cantieri in corso d’opera.
Sulla “essenzialità” di un nuovo gasdotto, va detto che nel solo mese di aprile 2020 i consumi di gas in Italia sono calati di oltre il 23%,  circa 1,3 miliardi di metri cubi in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, seguendo un forte trend negativo  già visibile dal novembre scorso.
Comunque,  in piena pandemia, i lavori di avanzamento nelle province di Lecce e di Brindisi sono continuati a pieno ritmo, spiantando altri uliveti, aprendo voragini, attingendo dal sottosuolo enormi quantità di acqua, inquinando le falde, e tuttora continuano in spregio ad ogni normativa visto che il 20 maggio scorso al TAP è scaduta anche l’Autorizzazione Unica.

Strada Torchiarolo Lendinuso cantiere snam 27 febbraio 2020

Torchiarolo (BR), ex uliveto, ora cantiere SNAM.

Il cantiere è andato avanti nonostante fosse stata  messa in quarantena una delle navi utilizzate da TAP per l’analisi dei fondali, è proseguito nonostante l’infortunio mortale di un giovane operaio, e nonostante la richiesta di sospensione per motivi di sicurezza da parte di sette sindaci salentini, motivata dall’avvicendarsi nei turni di centinaia di lavoratori, le cui condizioni sono state così descritte da un operaio ai microfoni RAI:

Quelli della sicurezza hanno le mascherine a norma, noi lavoriamo con la carta igienica e il rischio di contagio è altissimo: in uno spogliatoio siamo 10-15 operai e non abbiamo nemmeno i 20 centimetri di distanza uno con l’altro”.

Dello stesso tenore la denuncia di due deputate del gruppo misto:

Guanti e mascherine non a norma indossate anche per due tre giorni, operai che arrivano settimanalmente dal Nord, spogliatoi con 20 persone senza protezioni, distanze di sicurezza non rispettate, controlli farsa della Asl, che avvisa preventivamente i dirigenti sul giorno dei controlli, così da renderli perfettamente a norma”.

Uscendo dal Belpaese e attraversando l’oceano, una simile declinazione del concetto di ‘servizio essenziale’ la ritroviamo  in Messico, dove il governo progressista presieduto da Andrés Manuel López Obrador ha ritenuto – nel paese latinoamericano con il più alto numero di morti di Covid (più di 25mila) dopo il Brasile – che la priorità nazionale fosse quella di autorizzare a colpi di decreto l’inizio dei lavori per la costruzione del  ‘Tren Maya’.
Si tratta di una linea ferroviaria ad alta velocità lunga circa 1.500 kilometri che dovrebbe avere lo scopo di far scorazzare i turisti attraverso cinque Stati messicani, da Palenque a Cancun, con prezzi prevedibilmente al di fuori della portata della maggior parte degli abitanti dello Yucatan.

L’operazione è ad altissimo impatto ambientale e sociale in termini di esproprio di terre, espulsione e delocalizzazione delle comunità (prevalentemente indigene), deforestazione, prosciugamento delle sorgenti, distruzione di  habitat ed ecosistemi, interruzione e sbarramento dei percorsi degli animali selvatici e dei collegamenti fra i villaggi.
Il tracciato della linea ferroviaria vorrebbe impattare su 709 siti archeologici,  attraversando 15 aree naturali protette, fra cui la Reserva de la Biosfera de Calakmul (Campeche), riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità, dove vive l’80% delle specie vegetali dello Yucatan. Assieme alla Reserva de Sian Ka´an (Quintana Roo), anch’essa minacciata dal Tren Maya, ospita centinaia di specie animali.1

Tutto questo viene messo a rischio da un’infrastruttura enorme, che sarà finanziata per il 90% da capitali privati (in buona parte internazionali), costruita ad uso e consumo degli interessi degli appaltatori e dei settori immobiliare, turistico (resort, grandi catene alberghiere), agroindustriale ed energetico.
Un’infrastruttura che promette devastazioni maggiori, perché è solo un tassello di un progetto di interconnessione  più vasto della stessa penisola, e che comprende aeroporti, autostrade, assieme a nuovi gasdotti, raffinerie ed alla costituzione di Zone economiche speciali, aree deregolamentate e defiscalizzate dove è massimo l’arbitrio contro i lavoratori e la natura.

Messico

Sulla popolarità di una simile opera, probabilmente lo stesso López Obrador nutriva qualche dubbio, tanto da volerne affidare la realizzazione di ampi tratti direttamente all’esercito.
Infatti il progetto ha incontrato una fiera opposizione popolare, con in prima fila l’EZLN e i movimenti indigeni, anticapitalisti e antipatriarcali, che per ora hanno segnato un punto a favore: qualche giorno fa un tribunale ha accolto la richiesta del popolo Maya Chol, determinando la sospensione definitiva di «qualunque opera che non sia di puro mantenimento delle vie già esistenti», per l’intero periodo di emergenza sanitaria.

Il Tren Maya è rimasto temporaneamente in sospeso, ma il Messico presenta altri fronti aperti.
Il Governo infatti è tornato alla carica con il Corridoio Transistmico, un mega progetto di trasporto merci intermodale che dovrebbe collegare il Golfo del Messico all’Oceano Pacifico attraverso l’istmo di Tehuantepec.
Si tratta di un sistema interamente finalizzato all’integrazione e allo scambio sul mercato mondiale, che attraverserà gli stati di Oaxaca e Veracruz.
Il corridoio, che prevede una linea ferroviaria AV, strade, porti, la costruzione di un gasdotto,  l’ampliamento della raffineria di Minatitlan, lo sviluppo di 10 nuove aree industriali e l’istituzione di una ‘Zona franca’, oggi viene sbandierato dal ministero dello sviluppo economico messicano come la via per uscire dalla crisi causata dal Covid-19.

Ma i militanti delle comunità sanno bene che il corridoio non è la via d’uscita, ma la crisi:

Le persone vedranno e saranno colpite da tutti i problemi e dai rischi che una strada ad alta velocità genera, con l’interruzione del traffico di persone e animali. Le strade bloccheranno i sentieri naturali.
Tutta l’infrastruttura che deve essere costruita attorno a una ferrovia prenderà il controllo della terra delle persone, rovinerà la loro vita naturale e li impoverirà di più. Approfondirà la disuguaglianza economica nell’area. Pochi, pochissimi, ne trarranno beneficio, e la stragrande maggioranza, ancora una volta, vedrà deprezzare il valore della propria attività e della propria terra, che servirà solo da piattaforma di passaggio
”.

Così come le comunità Zapotecos e Ikoots, riunite nella Asamblea de Pueblos de Istmo en Defensa de la Tierra, sanno che il megaprogetto, la cui costruzione verrà presidiata dalla Guardia Nazionale per garantire la serenità degli imprenditori, porterà una nuova ondata di violenza, repressione, saccheggio, spoliazione, militarizzazione e guerra per i beni naturali.
E le comunità Ikoots conoscono la violenza: l’hanno appena subita a San Mateo del Mar (Oaxaca), che dista solo 30 km da Salina Cruz, uno dei terminali del corridoio.

Un’epidemia di violenza

Il 21 giugno scorso, militanti dell’Unione delle Agenzie e delle Comunità Indigene Ikoots, mentre si avviavano a una riunione, si sono fermati presso ciò che sembrava un posto di blocco sanitario per il Covid-19, e invece era un’imboscata. Attaccati con armi da fuoco per ore da un gruppo armato legato ad un politico locale, in 15 sono stati assassinati, anche dopo esser stati torturati, lapidati, bruciati vivi. Molti sono rimasti feriti.
La comunità  ikoots ha una lunga storia di lotte e di opposizione ai grandi parchi eolici, lotte che hanno intralciato anni fa molti interessi speculativi nella regione.
Ma negli ultimi tempi, le aggressioni contro gli ikoots sono aumentate nel contesto dell’inizio di lavori per il corridoio, in particolare l’ampliamento dei frangiflutti e delle scogliere del porto di Salina Cruz, ai quali si oppone la maggioranza delle comunità poiché questo implicherebbe l’irreversibile alterazione dell’ecosistema lagunare, sul quale basano la loro vita e la loro cultura ancestrale. (Continua)

1) Ana Esther Cecena, Josué Vega, Avances de Investigacion, Tren Maya, Observatorio Latinoamericano de Geopolitica, dicembre 2019, pp. 52

Di Alexik per Carmilla

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

CORONAVIRUSESTRATTIVISMONO TAPTREN MAYA

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’intelligenza artificiale. Problemi e prospettive

L’Ai attuale è una grande operazione ideologica e di marketing, confezionata per aumentare il controllo delle persone e restringere il margine di libertà digitale” (1) Intervista a Stefano Borroni Barale, da Collegamenti di Classe L’Intelligenza artificiale (Ai) è un tema oggi talmente di moda che persino il papa ha ritenuto indispensabile dire la sua sull’argomento. […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’enigma Wagenknecht

Dopo le elezioni regionali del Brandeburgo, il partito di Sahra Wagenknecht (BSW) ha confermato di essere una presenza consolidata nel panorama politico tedesco. di Giovanni Iozzoli, da Carmilla Il profilo stesso di questa aggregazione non autorizza la sua collocazione nel campo delle performance elettorali effimere o occasionali: le radici sociali sono solide e si collocano […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ribellarsi per la Palestina è possibile e necessario più di prima: una riflessione dal casello di Roma Ovest su sabato 5 ottobre e DDL 1660

Con questo articolo vogliamo proporre una riflessione sulla giornata di mobilitazione per la Palestina di sabato 5 ottobre a partire dall’esperienza di lotta e conflitto che abbiamo avuto come studentə e giovani di Pisa partitə con il pullman di Studentə per la Palestina, per arrivare a Roma.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il trattore torna al campo.. e adesso?

I primi mesi del 2024 sono stati segnati in molti paesi d’Europa dall’esplosione del cosiddetto “movimento dei trattori”.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Militarizzazione, guerra contro il popolo e imprese criminali in Messico

Nessuno con un minimo di sensibilità umana può rimanere indifferente alla violenza esorbitante che viviamo in Messico, sono circa 30.000 le persone uccise solamente nel 2023, mentre nel maggio di questo 2024 ne sono state assassinate 2.657.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Abbecedario dei Soulèvements de la Terre – Composizione

Pubblichiamo di seguito un estratto del libro “Abbecedario dei Soulèvements de la Terre. Comporre la resistenza per un mondo comune” in uscita per Orthotes Editrice, curato nella versione italiana da Claudia Terra e Giovanni Fava.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Emilio Quadrelli: tra Lenin, la guerra imperialista e le tute acetate (raccolta di contributi)

Di seguito raccogliamo alcuni degli interventi e contributi di Emilio Quadrelli per InfoAut o che in passato abbiamo ripreso da altri siti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il movimento studentesco popolare estromette il primo ministro del Bangladesh Sheikh Hasina

Il 5 agosto 2024, dopo settimane di rivolte politiche, violenze della polizia e repressione degli studenti attivisti, il primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina del partito Awami League, si è dimesso dopo 15 anni di governo.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Sapere, potere e controllo della natura: l’intreccio tra tecnologia militare e accademia

Le diramazioni delle scienze e della tecnica sono sottili e articolate, bisogna seguirle e percorrerle per avere evidente il legame tra luoghi del sapere e luoghi di oppressione e guerra.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ma quale terra promessa? L’agricoltura offensiva coloniale in Cisgiordania

Il secondo tema che abbiamo affrontato è stato quello dell’agricoltura, dell’appropriazione della terra e dei campi e quindi delle modalità di riproduzione fondamentali da parte di Israele.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Guerre, transizioni ecologiche ed estrattivismi: un’analisi critica del presente

Proponiamo una prima parte del dibattito dal titolo “Guerre, transizioni ecologiche ed estrattivismi: un’analisi critica del presente” che si è tenuto a settembre a Venaus in occasione del campeggio di Ecologia Politica Network.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Giù le mani dalle montagne Toscane!

Diffondiamo il comunicato stampa del Coordinamento dei Comitati Territoriali delle Cinque Montagne per lanciare l’iniziativa di Sabato 28 settembre 2024, ore 15.00 in Piazza Duomo n°10, Sede della regione Toscana, Firenze.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

2/5 settembre 2024: programma campeggio di Ecologia Politica Network

Manca ormai pochissimo al campeggio di Ecologia Politica Network

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Mettere in comune i saperi: Estrattivismo e cura della terra alle Giornate di Antropologia Conviviale, 22-25 agosto 2024

Diffondiamo volentieri l’indizione al tavolo su Estrattivismo e cura della Terra che si terrà in occasione delle giornate di Antropologia Conviviale al quale il progetto Confluenza è invitato a prendere parte.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Radura 2.10: Tra i rifiuti

Con Francesco parliamo del ciclo dei rifiuti in Pianura Padana e delle lotte che negli anni hanno attraversato un territorio segnato da questo genere di business come il basso Garda.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Confluenza – Per il bisogno di confluire tra terre emerse

Da gocce a fiume per far salire la marea. Il manifesto di Confluenza

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Assemblea di Confluenza

Assemblea di Confluenza domenica 28 luglio alle ore 11.30 presso Venaus, durante il Festival Alta Felicità.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Collassi localizzati, debito ecologico e politiche pubbliche

Le inondazioni nel Rio Grande do Sul, una delle zone più ricche e potenti del Brasile, hanno provocato 163 morti, più di 80 persone disperse e 640.000 persone costrette a lasciare le proprie case.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La mappa degli impatti e dei conflitti delle Terre Rare. Sfide per una transizione verde e digitale

La Rare-Earth Elements Impacts and Conflicts Map documenta i processi controversi che si svolgono nelle catene di fornitura degli elementi delle Terre Rare (REE): siti di estrazione, lavorazione e riciclo.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Argentina: dalla cordigliera alla meseta e alla costa, la lotta di un popolo per l’acqua

Tra il 15 e il 21 dicembre 2021, il popolo del Chubut abrogò la Legge di Zonificazione Mineraria che era stata approvata sei giorni prima, senza consultazioni, dai deputati provinciali.