FICO..per chi? Chi guadagna e chi perde dalla Disneyland del cibo
La Fabbrica Italiana Contadina (FICO) che apre oggi in pompa magna i battenti a Bologna, si prefigge l’ambizioso progetto di diventare la “Disneyland del cibo”, “il più grande progetto sull’agroalimentare al mondo”, secondo le parole di Oscar Farinetti, patron di Eataly e deus ex machina dell’iniziativa. 100.000 metri quadrati per esporre al mondo la filiera agro-alimentare italiana dall’inizio alla fine, in un trionfo della valorizzazione a fine turistico del cibo, eccellenza nostrana per antonomasia, al pari solo della moda e dello sfruttamento mascherato da opportunità.
Un progetto voluto con tenacia dai volti più noti del mondo politico ed economico bolognese, alla ricerca di un profitto nella “grande opportunità per la Regione e la città” in cui consisterebbe FICO secondo le parole di Alberto Vacchi, presidente della locale Confindustria.
Il tipo di profili dietro a FICO rendono bene l’idea di cosa stia prendendo vita. Per esempio, l’ad è Tiziana Primori, che svolge lo stesso ruolo in Eataly ed è esponente di spicco di Coop Adriatica, quella che non esitava a chiamare la celere per manganellare gli operai in lotta contro le pessime condizioni di lavoro e i licenziamenti politici compiuti dalla sua azienda attraverso i classici giochetti con le cooperative. La Primori è divenuta ad di Eataly dopo essere riuscita nella trasformazione del Mercato di Mezzo, in pieno centro Bologna, in una sorta di gioielleria del cibo, dove decine di ristoranti vendono i loro piatti a prezzi esorbitanti per un cittadino medio.
Lo stesso Eataly del resto è partecipato al 40% da LEGACOOP, feudo del potere politico locale del Partito Democratico, che ha attualmente nelle stanze del potere di Roma un suo rappresentante, il Ministro del Lavoro Poletti. Quello per il quale era meglio giocare a calcetto che studiare, se si vuole trovare lavoro. Eataly, venti punti vendita nel mondo, era salito alla ribalta anche negli scorsi mesi per un servizio di Striscia La Notizia sugli articoli venduti con date di scadenza allungate, e qualche anno fa emersero le proteste dei suoi lavoratori di Bologna e Firenze per le sue paghe misere, i suoi contratti precari e i suoi turni lavorativi prolungati oltre ogni tipo di dignità.
Per non parlare del caso di Bari, dove il fatto che i dipendenti di Eataly locale avessero strappato dei contratti migliori e – addirittura – un giorno di riposo, aveva fatto passare a Farinetti la voglia di investire in Italia! Che meraviglioso imprenditore! Il prode Farinetti, mai pago di renziana arroganza, è inoltre riuscito senza sprezzo del ridicolo a paragonarsi a Gustave Eiffel quando interrogato sul lascito reale di FICO alla città..
Proseguiamo. Coop Alleanza 3.0, presente nel cda con Elio Gasperoni, dovrebbe invece ricordarsi quanto successo a Granarolo, con una battaglia durata mesi e mesi tra manganellate, presidi, blocchi e scontri che portarono alla fine alla vittoria dei lavoratori e allo scoperchiamento su scala inaudita dello sfruttamento presente nel mondo delle COOP rosse emiliane. Granarolo ovviamente è dentro il progetto FICO, come è presente ovviamente il CAAB, tra le maggiori strutture di distribuzione all’ingrosso su livello nazionale, con il suo presidente Andrea Segrè, che ha assistito senza battere ciglio al regalo – senza alcuna contropartita se non il ripianamento delle spese sostenute – di gran parte delle sue aree al nuovo progetto.
Non poteva mancare il gotha della speculazione immobiliare: basti pensare alla Prelios, famosa per aver ripetutamente chiesto e infine ottenuto lo sgombero del Laboratorio Crash dalla sua sede in via della Cooperazione, di proprietà proprio di Prelios e che ora giace invenduta e inutilizzata come lo era precedentemente all’occupazione del 2009. Anche qui il “grande connubio tra pubblico e privato” di cui parla il suo ad Cornetti in relazione a FICO si espresse grazie a polizia e celerini, e staremo a vedere se la gestione finanziaria di FICO che il Cornetti millanta sarà dedita non solo al profitto ma anche a un impegno culturale nel promuovere la cultura italiana, un investimento “per noi e per i nostri figli”..
Ovviamente il progetto ha respiro nazionale, dato che Farinetti è renziano di ferro: l’ENIT, o agenzia nazionale del turismo, lo ha promosso in maniera fortissima negli ultimi mesi su scala internazionale. Presidentessa dell’ENIT è Evelina Christillin, notissima soprattutto a Torino poiché reginetta delle Olimpiadi del 2006, grande evento che ha portato la capitale sabauda ad essere la città più indebitata d’Italia. La Christillin, simbolo di quelle sliding doors della politica e dell’economia che il primo Renzi tanto attaccava, parla di modello di business da proporre e replicare, probabilmente all’interno di una strategia per la quale l’Italia deve diventare il parco divertimenti del Nord Europa, sfruttando il suo cibo, la sua arte e le sue spiagge senza alcun rispetto delle condizioni di vita dei suoi cittadini, costretti ad emigrare o a cercare una soluzione alternativa tra condizioni lavorative rese ancora più inaccettabili da provvedimenti come il JobsAct.
La stessa descrizione del progetto FICO presente nel sito parla di una esperienza unica e autentica, patrocinata da Trenitalia, che offre viaggi scontati per Bologna. Ma è anche una operazione ammantata di sociale, grazie all’attitudine pedagogica che avrebbe sui bambini e le scolaresche che potranno vedere gli animali nei campi presenti all’interno dell’ex area del CAAB. E’ possibile organizzare corsi e visite guidate, mentre 40 ristoranti esporranno le delizie della cucina italiana. Non certo quella prodotta però dai percorsi al di fuori delle logiche della grande distribuzione organizzata, come per esempio l’associazione Campi Aperti. Intanto la retorica green di FICO cozza con il fatto che a poche centinaia di metri sorga un inceneritore, attivo dal 1973. Farinetti in passato aveva detto che sarebbe stato un delinquente ad aprire un esercizio commerciale di questo tipo in un luogo non idoneo..a questo punto, ne prendiamo atto!
Bologna sempre più city of food dunque, e perno turistico di tutto il centro-nord del paese data la presenza degli scali di RyanAir all’aeroporto Marconi e alla vicinanza della città con Milano, Venezia e Firenze, lontane solo una o due ore di treno. Lo stesso Virginio Merola, sindaco della città, parla di FICO come di un secondo centro città in formazione, spalancando la porte a costruttori e speculatori; che si spera, aggiungiamo noi, facciano meglio di quanto messo in atto con la Trilogia Navile, progetto immobiliare di fondamentale importanza nel quartiere Bolognina e che ora è divenuto cristallizzazione dell’arroganza dei processi speculativi cittadini.
Ma non solo: bisognerà vedere se la città riceverà un guadagno da FICO in termini complessivi. Se è certo che il turismo in senso assoluto decollerà e con questo il numero degli appartamenti in affitto, è da vedere se la “bolla” del cibo attualmente in formazione non scoppierà in tempi relativamente brevi. Il traffico medio turistico a Bologna è solitamente infatti di un giorno: il tempo di solito impiegato per il rapido giro da fare in centro tra piazza Maggiore, le Due Torri e piazza Santo Stefano, per vedere una mostra o un concerto, e per farsi ovviamente una bella mangiata. Poi si va direttamente a Milano, Firenze, Venezia, incomparabilmente più attrattive sotto numerosi profili.
Eppure, se il traffico turistico dell’ambito culinario sarà convogliato verso FICO (Farinetti ha più volte proposto l’idea di un collegamento diretto in treno tra aeroporto e le aree del progetto, il quale al momento non è stato realizzato ma non è mai neanche stato smentito in ipotesi) che ne sarà di tanti dei ristoranti che sorgono come funghi in città e che hanno raggiunto l’impressionante media di 1 ogni 37 persone? Che ne sarà dei lavoratori di queste imprese ma anche di tanti altri esercizi commerciali cittadini, dato che solo nell’area FICO ci saranno decine e decine di negozi?
Per il sindaco Merola, FICO e il centro storico andranno a braccetto nel fare innamorare turisti e visitatori. Intanto, già iniziano a lamentarsi i lavoratori, dato che le linee del trasporto pubblico che raggiungono FICO (numeri 35 e 55) finiscono alle 20.30, mentre il parco chiude a mezzanotte. Inoltre, sabato e domenica non circolano. Di conseguenza, a questi lavoratori non resta che abbonarsi alle navette turistiche stazione-FICO, al modico prezzo di 7,50 per ogni tratta a/r o di 750 euro di abbonamento annuale da pagare..per andare a lavorare!
FICO Eataly World sarebbe “educazione sensoriale al cibo e alla biodiversità”, narra sempre il suo sito. Ma oltre gli slogan, come impatterà FICO sulla città in termini di sicurezza sociale? E’ la parte di solito raccontatain termini entusiastici dalle istituzioni, dato che sono previsti 10 milioni di turisti in arrivo ogni anno, con relativo indotto economico. Peccato che l’aumento dei flussi turistici porterà all’aggravarsi dell’emergenza abitativa già evidente a tutti, soprattutto alle fasce meno garantite: i prezzi degli immobili vanno alle stelle all’interno del centro, dove non si affitta più a studenti e lavoratori se non iper-referenziati e dove sale esponenzialmente la presenza di bed and breakfast. Airbnb, portale leader nel settore dell’intermediazione immobiliare, ha ospitato il 29% di affitti in più di case in centro..in un anno.
Ciò ha ricadute sulla popolazione, soprattutto studentesca e precaria, che è obbligata a lasciare il centro e addirittura la città se non trova nessuna sistemazione adeguata alle proprie esigenze lavorative e di vita. A beneficiare di FICO saranno dunque le categorie già agiate della città, i proprietari di casa, non certo chi conduce la propria esistenza in maniera più o meno precaria e senza alcun reddito mobile o immobile. Una popolazione fluttuante, pronta a subire ulteriori colpi.
Le pratiche di espulsione non avverranno più solamente tramite sfratto “ordinario”: un movimento sotterraneo finora ma soverchiante in tendenza sarà infatti quello degli sfratti per finita locazione, ovvero dovuti alla mancanza di rinnovo del contratto di affitto alla scadenza dello stesso. Un percorso teoricamente legittimo, ma con il quale le case escono dal mercato dei residenti per andare in quello turistico, e l’emergenza abitativa si aggrava.
Dove sono le politiche abitative delle istituzioni, del tutto assenti nei ragionamenti su FICO ma che forse andavano pensate con un pochettino di anticipo? In assenza di queste, FICO sarà probabilmente agente di una ulteriore espulsione sociale, in un processo di gentrificazione cittadina che si tradurrà nell’aumento dei prezzi nono solo in centro ma anche nei quartieri come la Bolognina, San Donato o il Pilastro, colpiti da ondate di speculazione immobiliare come quella che ha portato ad esempio allo sgombero dell’Ex-Telecom, dove sorgerà un albergo per studenti facoltosi.
A proposito di studenti. Negli ultimi mesi è decollata, quanto ad importanza e dibattito mainstream, la questione dell’alternanza scuola-lavoro. Da un lato la retorica governativa, che vede nel provvedimento cardine della Buona Scuola (sic!) il modo per ridurre le distanze tra studenti e mondo del lavoro, per ridurre quindi la disoccupazione giovanile e per fare assumere competenze pratiche allo studente. Dall’altro, una realtà fatta di sconnessione tra impieghi e percorsi di studio, di turni passati a fare caffè e fotocopie, di incidenti sui luoghi di lavoro, di molestie sessuali, in un contesto in cui l’assunzione è più un miraggio che una reale possibilità.
A FICO ben 20.000 studenti saranno oggetto di percorsi di alternanza scuola-lavoro. Ad occuparsene è la Randstad, una delle principali agenzie di lavoro interinale, che ha il ruolo di vero e proprio contractor tra le scuole e le aziende per reclutare forza lavoro a basso costo spacciando il tutto per opportunità formativa. Nel frattempo, questi studenti andranno direttamente in concorrenza con i lavoratori del CAAB, che la stessa Randstad assume e le cui condizioni di lavoro non sembrano differenti in termini di sfruttamento di quelle che abbiamo raccontato prima.
Insomma, un progetto non così FICO, per fare una semplice e abusata battuta. Sarà da vedere infatti l’impatto complessivo sulla città, probabilmente inversamente proporzionale a quello sul portafoglio di Farinetti. Certamente, sarà una grande opportunità..ma per chi?
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