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Il governo approva la Legge di Stabilità: una manovra per i ricchi

Il governo Renzi attua una serie di misure che, se da un lato tagliano alcune tasse, dall’altro mettono a rischio la già martoriata sanità. Infatti, se per il 2016 restano confermati i 111 miliardi annunciati dal governo (rispetto ai 113 attesi e agli attuali 110), sarà tuttavia impossibile garantire una serie di servizi essenziali di assistenza – ad esempio i vaccini – mettendo a rischio anche il rinnovo dei contratti. Saltando i livelli base di assistenza sanitaria, dovuta anche ai tagli delle prestazioni sanitarie voluti dalla ministra Lorenzin, non si garantiscono più gli esami ambulatoriali, alzando così i livelli di rischio per la salute e smantellando di fatto il servizio sanitario pubblico.

Punto di forza della manovra, secondo il governo, il taglio della Tasi sulla prima casa, che – come scrivevamo quiprivilegia i ricchi che non pagheranno la tasse su abitazioni signorili, castelli e dimore storiche se queste risulteranno la prima casa, mentre ai poveri, pur godendo anche loro del taglio della Tasi, rimangono le briciole come l’assegno di 80 euro per le famiglie in difficoltà economica.

La manovra passa poi dal “taglio delle tasse” al “prelievo forzato”: all’interno della bolletta della luce viene infatti inserito il canone Rai, che passa da 113 euro a 100 euro, per poi scendere a 95 euro nel 2017.

Le altre misure parlano di lavoro part-time per i lavoratori vicini alla pensione: il datore di lavoro verserà in busta paga i contributi netti, senza intaccare la pensione del lavoratore.

In sostanza la legge di stabilità, definita da Renzi come “ taglio delle tasse e aiuto ai poveri”, è l’ennesimo specchietto per le allodole perché l’attacco alle classi più povere continua – una serie di riforme impopolari come quella, già accennata, sulla sanità, l’innalzamento dei parametri per il calcolo dell’ ISEE, l’attacco contro le famiglie in emergenza abitativa – privilegiando e favorendo invece le classi più ricche e le imprese.

Ora la legge di stabilità dovrà passare all’esame del Parlamento e di Bruxelles: l’UE avrà tempo fino alla fine di novembre per decidere. A preoccupare il governo è tra le altre cose l’approvazione della clausola di flessibilità sui migranti, una clausola del valore di 3 miliardi che Roma ha chiesto a Bruxelles. Oggi Renzi, ancora tronfio per il varo della legge, ha finto di fare la voce grossa con l’Europa affermando che “Se Bruxelles ce la boccia gliela rimandiamo indietro uguale”. Tuttavia , al di là dell’exploit, il premier sa che l’approvazione dell’UE è necessaria, poiché è stato lo stesso governo a far sapere che la spending review darà meno di quanto inizialmente atteso e che quindi si spera nell’approvazione da parte dell’Europa per ricevere i fondi necessari ad attuare le misure delle manovra. Resta da vedere se Bruxelles accetterà di elargire i fondi necessari affinché la manovra possa partire (aumentando così il debito..) o se invece chiederà delle modifiche sostanziali.

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