In tutta Italia, nessuno spazio ai fascisti!
La risposta antifascista che ha ovunque fatto da contraltare alla pagliacciata di Forza Nuova contava invece centinaia di persone in ogni città: una risposta spontanea, spesso organizzata nel giro di poche ore (d’altronde è cosa nota che i gruppuscoli neofascisti si guardino sempre bene dal pubblicizzare troppo o con troppo anticipo le proprie iniziative) e che è andata ingrossandosi e raccogliendo la solidarietà di tante persone man mano che si muoveva per le strade cittadine.
A Torino un apparato poliziesco spropositato ha militarizzato l’intero centro città per difendere la vergognosa scelta delle amministrazioni locali di autorizzare la parata di Forza Nuova in una città medaglia d’oro alla Resistenza che ha da sempre risposto colpo su colpo ai tentativi dei gruppuscoli neofascisti di rialzare la testa.
Nonostante le ripetute cariche della polizia, che per tutto il tempo ha ostacolato i tentativi del corteo di avvicinarsi alla ventina di neofascisti (costretti, dal canto loro, a sfilare per pochi metri, a fatica e scortati dalla celere), le centinaia di persone scese in piazza hanno portato forte il messaggio e i valori antifascisti per le strade di Torino.
A Milano, invece, il corteo antifascista si è mosso da porta Venezia a piazza Fontana, chiudendo così la settimana di iniziative e mobilitazioni indette per il 43esimo anniversario della strage di piazza Fontana.
A Brescia la rete antifascista ha organizzato un presidio informativo nel piazzale delle scuole medie in via Mazzini, a poche centinaia di metri dalla sede provinciale di Casa Pound aperta circa 3 mesi fa.
A conclusione di questa giornata di mobilitazione si può ben decretare il fallimento dell’iniziativa di Forza Nuova, che aveva deciso di scendere in piazza giusto in aria di elezioni, in cerca di visibilità mediatica con cui tentare la scalata verso i palazzi del potere.
I tentativi da parte di Forza Nuova di sfruttare il contesto della crisi per trovare agibilità politica, cercando invano di mettere il cappello sulle lotte che da tempo appartengono ai movimenti reali di questo paese, sono stati respinti con forza al mittente: è evidente che gli spazi di rottura e voglia di cambiamento che la crisi ha aperto e aprirà nei prossimi mesi non potranno essere riempiti da un manipolo di nostalgici senza alcun seguito.
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