Masmou3: acustico / udito / ascoltato
Abbiamo tradotto questo articolo di Khalid Abdalla tratto da Jadaliyya in cui l’attivista egiziano ci parla di questa sorta di Cacerolazo che si contrappone sia al governo dell’esercito che alla fratellanza. Il punto di vista di Khalid non rispecchia necessariamente il nostro ma pubblichiamo il suo articolo perché può essere una fonte interessante per comprendere l’Egitto d’oggi. Oltre all’iniziativa di contestazione “Masmou3”, le lotte operaie non si fermano, così come la repressione del nuovo corso militare del regime (vedi l’arresto di un giorno fa di Haithem, compagno della prima fila del movimento rivoluzionario a Suez, appartenente ai Socialisti Rivoluzionari). A rompere il coprifuoco imposto dal regime militare ci stanno pensando i giovani proletari dei quartieri della periferia del Cairo che dal primo giorno di coprifuoco, all’arrivo dell’ora, fanno esplodere numerosissimi fuochi d’artificio dai balconi e dalle terrazze dei palazzi. La pratica si è diffusa viralmente e giorno dopo giorno conquista nuovi quartieri. Queste e altre immagini che vengono dall’Egitto ci descrivono lo sforzo di chi sta prendendo il coraggio a quattro mani per rilanciare l’iniziativa contro il regime nello scenario post-Morsi.
“Masmou3″[1] è iniziato calato il coprifuoco. L’idea è semplice. Se si rifiuta la scelta tra il fascismo mascherato da religione e lo stato di Mubarak mascherato da nazionalismo, il silenzio non basta. Fate sentire la vostra voce. Ogni notte alle 21, prendete una pentola e percuotetela forte per cinque minuti. Annunciate la vostra posizione, ed invitate altri a sfidarvi o ad unirsi. Dite che la vostra condanna delle azioni o dei crimini di ciascuna parte non significano che crediate siano equivalenti in tutto, che è possibile che le due parti si sbaglino per ragioni differenti e che, comunque, nessuna delle due vi rappresenta.
Col tempo il vostro suono viaggerà. Troverete persone che non conoscevate che sono d’accordo con voi ed altre che non sono d’accordo con voi ma rispettano la vostra opinione. Gradualmente, sarete uditi. Saprete che non siete soli. E quando siete uditi potreste essere ascoltati. In meno di una settimana sono stati uditi rumori di pentole attraverso i distretti del Cairo, Alessandria, Marina, Ismailia, Minya e persino tra le comunità egiziane all’estero. In soli sei giorni, la pagina Facebook di Masmou3 ha raccolto oltre 16.000 mi piace. Sono state prodotte canzoni, caricati video, condivise foto, ci sono stati raduni nelle case della gente, e le persone hanno persino camminato per strada percuotendo le proprie pentole e padelle per svegliare le voci del popolo dal riposo silente.
I media egiziani in arabo non ci hanno citati. Perché?
Perché siamo stati ridotti al silenzio, e stiamo riducendo al silenzio noi stessi. Perché oggi entrambe le parti del divario hanno adottato la retorica del più grande spargitore di sangue arabo, George Bush, proclamando che “o siete con noi o contro di noi in questa guerra al terrore”.
Così fermiamoci per un momento, ed ignoriamo lo stato, ignoriamo la Fratellanza, e pensiamo invece al paese, pensiamo al futuro, pensiamo ai nostri principi ed alla complessità di ciò in cui crediamo davvero. Perché altrimenti il prezzo sarà sangue, ed altro sangue – il sangue di tutti.
Quando ci riduciamo al silenzio e restringiamo il nostro discernimento alla semplificità delle due parti, molto presto tutto ciò che rimane è: tutti loro sono cattivi, tutti noi siamo buoni, e quindi quando ci uccidono noi dobbiamo ucciderli. Dobbiamo farli fuori, continua il ragionamento, perché se non lo facciamo saranno loro a far fuori noi; il nostro sangue contro il vostro sangue. Questo ragionamento è la via per affogare questo paese nel sangue, in una guerra civile nel peggiore dei casi, o in decenni di esplosioni e repressione nel migliore. In altre parole, ed in entrambi i casi, il risultato è l’ulteriore rovina della nostra economia, ed un’altra generazione persa, di cittadini e soldati, gli innocenti ed i colpevoli.
Il problema con il silenzio è che potrebbe significare qualsiasi cosa. Silenzio come complicità, per esempio. Le persone stanno in silenzio perché sono d’accordo con ciò che sta accadendo? O perché hanno paura? Le persone stanno in silenzio perché sono depresse e non sanno cosa fare? O perché sono spaventate se recitano un lamento funebre di essere attaccate? Forse perché si stanno preparando per la vendetta? O semplicemente perché sono stanche e stanno recuperando le forze? Chi lo sa, forse è perché il coprifuoco ha finalmente permesso loro di udire – da svegli – come risuona il terreno di questo paese? O forse segna la speranza che questo periodo oscuro ci porterà alla luce?
Nulla è semplice. Così, per un momento, pensate onestamente a voi stessi. In questi giorni, l’opinione più dura da esporre chiaramente è quella di essere contro entrambe le parti. O perfino, se avete scelto una parte, che siete in grosso disaccordo, o che avete grosse preoccupazioni. Sta bene affrontare gli attacchi di una parte. Immaginate quelli da entrambe. Ma se dovessimo rispondere ad entrambe le parti – cosa diremmo?
Potremmo dire che dal suo stesso inizio la nostra rivoluzione sia stata ricerca di un terreno consensuale. Che abbia sempre ricercato un Egitto in cui tutti siamo presenti e nessuno sia escluso, nonostante le grandi differenze. Per provarci e raggiungere quell’obiettivo ogni parte del nostro paese si è trovata in alleanze imbarazzanti ed in matrimoni di convenienza fin dall’inizio, alla ricerca di qualche tipo di struttura di potere che potesse lasciar riposare il paese per un po’ e muoversi dall’essere in rivoluzione ad un periodo più calmo di riforma. Siamo passati attraverso l’esercito con la Fratellanza, la Fratellanza con la rivoluzione, l’esercito con la rivoluzione, la rivoluzione sola contro la Fratellanza e l’esercito, e persino la rivoluzione divisa e confusa.
Il 25 Gennaio abbiamo visto una visione di come sarebbe potuto essere il futuro, ma dobbiamo confessare che non includeva quelli che sostenevano il regime di Mubarak. Anche il 3 Luglio abbiamo visto una visione di come sarebbe potuto essere il futuro, ma dobbiamo confessare che non includeva quelli che sostenevano la Fratellanza. Se vogliamo oltrepassare la nostra attuale crisi, il nostro discorso deve cambiare, e dobbiamo oltrepassare i nostri dogmi – tutti noi. I discorsi non si sviluppano nel silenzio, si sviluppano perché la gente annuncia la propria opinione e la apre ad essere messa in discussione, poi la difendono o la modificano. Da quando è iniziata la rivoluzione, l’esercito e la polizia hanno ucciso, torturato ed arrestato persone innocenti. La Fratellanza, allo stesso modo, ha ucciso, torturato ed arrestato persone innocenti. Nel Marzo 2011 l’esercito e la Fratellanza hanno sostenuto una dichiarazione costituzionale che ha creato la roadmap politica che ci ha portato a questa crisi. Un parlamento dissolto. Una costituzione dissolta. Una presidenza dissolta. Ogni passaggio è stato macchiato dal sangue. Pensate a ciò che ha condotto alla promulgazione della dichiarazione costituzionale e a come l’esercito ha asserito che dovevamo votare “si” al referendum del 19 Marzo perché ci fosse stabilità, e a quanto si sbagliava. Ripensate a coloro che parlavano in nome della religione e che dicevano che dovevamo dire “si” se non volevamo vivere come infedeli, e vedrete un’immagine riflessa di dove siamo arrivati oggi con gli incendi delle chiese. Gli stessi argomenti semplicistici, dispiegatisi nel tempo, ma con più sangue. Il nostro discorso scrive il corso degli eventi. Pensate alle battaglie di via Mohamed Mahmoud del Novembre 2011 ed agli eventi attorno al palazzo del governo nel Dicembre di quello stesso anno, la lotta in cui la rivoluzione era schierata contro l’esercito e la polizia con la Fratellanza al seguito. Pensate agli occhi che sono stati perduti
lì; ai corpi buttati nell’immondizia. Pensate alle donne che sono state picchiate mentre i i politici dell Fratellanza sedevano sulle loro poltrone parlamentari sostenendo che non fossero stati sparati colpi d’arma da fuoco, dopo aver intonato che l’esercito ed il popolo sono una mano sola, ignorando lo spargimento di sangue per raggiungere il parlamento in cui essi avevano seduto per sei mesi, non conseguendo nulla di positivo per essi stessi o per chiunque altro. Il nostro discorso scrive il corso degli eventi. E se all’inizio della rivoluzione il nostro avessimo intonato “Dimettetevi” al plurale, anziché al singolare? Il nostro discorso scrive il corso degli eventi.
Il popolo vuole la caduta del regime.
L’esercito e la polizia si sbagliano. La Fratellanza e tutti quelli che politicizzano la religione si sbagliano. Dobbiamo dirlo più forte che possiamo, per poter essere capaci di costruire un futuro per il nostro paese. Chiunque sia salito al potere dal 2011 è stato incapace di capire la visione che abbiamo avuto il 25 Gennaio per il futuro del nostro paese, perché sono vecchi dogmatici che non capiscono i principi basilari della nostra rivoluzione: pane, libertà, giustizia sociale, dignità umana – uguali diritti e libertà, una magistratura indipendente, una stampa libera, il diritto di creare partiti e sindacati indipendenti, il diritto di assemblea, il diritto di parlare liberamente ed essere protetti nel farlo. Ma sebbene la loro visione per il futuro di questo paese sia sbagliata, dobbiamo capire che anche loro debbano essere una parte di quel futuro. Non dovremmo ridurli al silenzio come hanno fatto con noi. Dobbiamo capire le loro paure anche se loro non hanno capito le nostre. Dobbiamo rispettare i loro morti anche se loro non hanno rispettato i nostri. Masmou3 è una campagna per rompere i binari, ed il primo passo è fare rumore dalla vostra finestra alle 21. La strada ha provato di essere la garanzia del nostro percorso, e rimarrà tale ma, mentre è un mezzo per raggiungere i nostri obiettivi, non è l’intero viaggio. L’attuale silenzio nelle strade non riflette ciò che c’è nei nostri cuori. Così la vostra partecipazione a masmou3 è qualcosa di tanto più grande di percuotere il metallo. State costruendo una comunità, state partecipando allo sviluppo di un discorso diverso, state aprendo il terreno su cui tutti noi possiamo camminare, e prendendo parte ad una forma di protesta che può includere tutti, dalla sicurezza della vostra casa alle linee del fronte. State riponendo la vostra fiducia nel popolo di questo paese, e confessando che persino non essendo esattamente sicuri di come arriverete dove volete, voi credete nella saggezza dei cuori e delle coscienze d
i queste persone. La nostra non è la strada del sangue, ma perfino se il sangue la segue, la nostra strada non è costruita sull’idea che se uccideremo abbastanza persone allora riusciremo a ridurle al silenzio.
Il nostro compito ora è di ridurre la tensione in ogni modo possibile. E’ ridicolo dire ad entrambe le parti di rinunciare alla violenza mentre si stanno puntando le armi addosso a vicenda, ed il nostro silenzio ci rende irrilevanti. L’unico modo per far abbassare le armi è per loro di essere convinti che fare così è più conveniente per loro di tenerle alzate. Per loro, essere capaci di comprendere che se questa violenza continua, perderanno ancora. Per loro, per sapere che dobbiamo essere uditi, dobbiamo essere masmou3. Solo quando abbastanza di noi saranno masmou3 capiranno che il nostro potere non va sottovalutato, che la strada su cui ci stanno trascinando non è la nostra. Se lo capiscono, potrebbero rinunciare alla violenza, o almeno agire tenendo conto del nostro equilibrio di potere effettivo prima di decidere di uccidere.
Non ci sarà alcun dialogo nel contesto della violenza. Con tutto il dovuto rispetto al governo, nessun piano offerto e non firmato congiuntamente verrà accettato dall’altra parte dopo così tanto sangue. L’unica strada in avanti è un processo creato e negoziato tra l’intero spettro dei poteri in questo paese, che conduca ad una costituzione scritta consensualmente senza esclusioni.
Perché questo è il problema – in come abbiamo interpretato la democrazia finora, tutto è accaduto dall’alto in basso. Democrazia è che chi è al potere rispetti i desideri del proprio popolo. Abbiamo fatto in modo che quelli che sono al potere ci facciano aver paura di loro e di trattarli come se ci stessero facendo favori. Una costituzione riguarda la protezione di quelli che trovano difficilissimo proteggere i propri diritti. Abbiamo fatto in modo che riguardasse quelli che trovano facilissimo proteggere i propri diritti. Se invertiamo la marcia di queste cose, non si tratterà più di una questione riguardante lo sperare che qualcuno al potere “provi vicinanza a noi”, come la gente continua a dire. Al contrario, chiunque è al potere sarà costretto ad ascoltare, e se capita che provino vicinanza a noi saranno capaci di trarre forza dalla nostra voce.
Tutti questi sono concetti chiave per essere masmou3, perché essere masmou3 riguarda l’essere uditi nella giustizia, economicamente e politicamente. E’, ovviamente, un concetto integrale in democrazia. E’ ciò di cui si occupa un buon parlamento, un buon processo elettorale, un buon sindacato, una buona stampa. E’ sulla rappresentanza. E’ sul diritto dei più spossessati di avere lo stesso diritto ad essere uditi che i più ricchi e i più privilegiati, e costruire un sistema attorno a quel principio che possa continuamente adattarsi per rendere le cose migliori.
Non si tratterà di andare a dormire una sera e risvegliarsi per trovare tutto perfetto. Umilmente, stiamo lottando perché la prossima generazione cresca in un paese che credono meriti il resto della propria vita – niente più, niente meno. Se riusciamo a farlo, la prossima generazione potrebbe ereditare qualcosa da cui possono ripartire e renderci tutti orgogliosi. Più all’erta stiamo ora, più onesti siamo ora, più diciamo la verità ora, e prima accadrà: e prima raggiungeremo ciò che abbiamo bisogno di raggiungere. Nel più oscuro dei silenzi dobbiamo essere masmou3
perché se non lo siamo il nostro futuro sarà solo oscuro e silenzioso perché questo è tutto ciò che ci siamo permessi di esprimere tra il sangue, il sangue più scuro.
Masmou3 è un invito costruito sul sogno del 25 Gennaio. E’ un invito per tutti quelli che credono che la vera realtà binaria in Egitto non sia quella tra la Fratellanza e lo stato di polizia, ma tra quelli che lottano per i vecchi dogmi autoritari da un lato, ed una gamma di movimenti sociali con un’agenda umanista dall’altro.
Per favore, unitevi a noi da dove siete. Unitevi a noi facendo rumore alle 21 di sera, e fate che la vostra voce sia masmou3 come parte della vostra lotta più ampia.
[Quest’articolo è stato pubblicato in partnership tra Jadaliyya e Mada Masr.]
[1] Pronounciato masmou‘ e termine arabo per acustico, sentito o ascoltato
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