Per dare battaglia al Nuovo Isee in Emilia-Romagna e a Bologna
La farsa dell’equità e della semplificazione
La riforma dell’indicatore economico ISEE, che dopo 17 anni d’ esistenza si avvia verso il cambiamento definitivo, non lascia presagire nulla di buono. L’obbiettivo dichiarato della riforma è la semplificazione degli adempimenti da parte di alcune fasce di contribuenti, la diminuzione di errori e controlli in ambito fiscale ed il miglioramento dell’equità sociale, ma in realtà, già da una prima ed approssimata lettura, si evince con chiarezza che il cambiamento sembra essere orientato ad ottenere ben altri risultati. Diminuire drasticamente il bacino sociale di coloro che usufruiscono dell’Isee per accedere a prestazioni e servizi agevolati. Il riferimento al principio di equità a cui la riforma dichiara di ispirarsi è smentito nei fatti mentre è davvero concreto un futuro prossimo fatto di aumento della povertà diffusa ed esclusione dai servizi e prestazioni sociali per chi, morso dalla crisi, si trova in stato di necessità.
Il diritto all’accesso a servizi sociali quali asili nido, prestazioni socio-assistenziali, mense scolastiche, case popolari, contributi affitto, rischiano di essere seriamente compromessi.
Per noi non c’è nulla di nuovo sotto il sole, la lotta di classe dall’alto dispiega i suoi effetti sulle fasce più deboli della società, fedele alla logica di addossare ai poveri e alle povere gli effetti di crisi e austerità, completamente indifferente alla produzione di sempre maggiore impoverimento, miseria e malessere sociale.
L’ entrata in vigore delle nuove disposizioni, dal primo Gennaio 2015, ha prodotto fin da subito spiacevoli sorprese, quando in prossimità della scadenza di una serie di prestazioni a fine gennaio, la riduzioni delle tasse universitarie e l’iscrizioni scolastiche, ha causato un corto circuito delle prestazioni agevolate. Il vecchio Isee, infatti, sostituito dalla dichiarazione sostitutiva unica (DSU) o mini Isee, a parità di reddito può risultare molto più alto di una soglia che va dall’8% al 30% in più. Questo comporta che se nessuna modifica verrà operata da enti e comuni sulle soglie di accesso alle prestazioni agevolate, verra vertiginosamente ridotto il numero di persone in grado di usufruire delle agevolazioni stesse!
Come se non bastasse a tutto questo si aggiunge il mancato rinnovo delle convenzioni economiche tra Inps e Caf: i centri di assistenza fiscale in assenza della definizione di un accordo sulle tariffe da applicare al servizio, non sono in grado di supportare ed aiutare i contribuenti nella compilazione della nuova DSU, generando caos ed errori nella non semplice compilazione.
Se si tenta di effettuare la compilazione autonomamente, tramite il sito internet dell’Inps, ci si imbatte in una miriade di problemi, mentre gli uffici dell’Inps sono sprovvisti di personale formato sui nuovi parametri di valutazione economica, specie quelli legati all’indicatore di giacenza media e al saldo sui conti correnti bancari. Tutto questo insieme alla lentezza del sistema telematico, dimostra come lo spirito riformatore animato da obbiettivi di semplificazione e di maggiore efficienza della pubblica amministrazione, abbia determinato l’effetto contrario: incertezza, caos ed iniquità.
Gli stratagemmi per strozzare i più poveri
Entrando nel dettaglio delle singole disposizioni contenute nel decreto di riforma del vecchio Isee, si scorge la chiara intenzione di voler innalzare i parametri reddituali con la finalità di ridurre (la stima è del 20%!) l’insieme di coloro che usufruiscono di servizi e prestazioni legati alla situazione economica.
Bisogna evidenziare come sempre con il millantato obiettivo di semplificare, l’Isee sia passato dall’essere dichiarazione unica alla diversificazione e moltiplicazioni di dichiarazioni in funzione alle prestazioni da richiedere: un Isee per le prestazioni legate ai minorenni, un Isee per le prestazioni socio-sanitarie, un Isee per l’ edilizia residenziale pubblica e un Isee corrente.
Passiamo adesso alle nuove disposizioni che definiscono la composizione del nucleo familiare: esso passa dall’avere come riferimento il nucleo anagrafico, quindi l’ effettivo stato di famiglia, all’aver creato vere e proprie presunzioni di convivenza e di supporto economico. Queste novità comporteranno per i genitori non coniugati, una sorta di attrazione automatica nel nucleo familiare del figlio naturale riconosciuto, a meno che non si dia prova di avere prole con altro coniuge, oppure che sia data prova ufficiale dagli assistenti sociali o dall’autorità giudiziaria di effettivo abbandono o separazione.
Alla reticenza di sancire e tutelare i diritti delle unioni di fatto da parte dello Stato si aggiunge l’ipocrisia del governo che le riconosce solo ai fini fiscali assorbendo anche forzatamente un individuo in un nucleo familiari all’unico scopo di alzate il parametro Isee.
Per non parlare dell’impossibilità dei giovani di creare un proprio nucleo familiare: il figlio maggiorenne, qualunque sia la sua condizione personale o la sua età, non avrà mai la possibilità di avere un proprio Isee finché non sia in possesso di un reddito idoneo al suo sostentamento o non abbia avuto dei figli e verrà forzosamente inglobato nel nucleo familiare dei genitori.
Un altro stratagemma utilizzato per diminuire la schiera di coloro i quali usufruiscono di prestazioni agevolate è stato ricavato dall’obbligo d’inserire, nella parte relativa al reddito della DSU, anche i redditi esclusi dal credito d’imposta (borse di studio, borse di dottorato di ricerca, assegni sociali, pensioni d’invalidità, indennità d’accompagnamento ). In poche parole, ciò significa, che da quest’anno una famiglia con due figli vincitori di borsa di studio è tenuta ad inserire la quota delle borse di studio percepite nella DSU, e di conseguenza il prossimo anno il suo Isee diventerà troppo alto per accedere nuovamente allo stesso bando di borsa di studio, o ancor peggio, quella famiglia si troverà a scegliere se accettare le borse di studio o usufruire delle cure odontoiatriche gratuite o accedere al bando per gli alloggi ERP.
Quando infine si arriva alle detrazioni, l’ impronta di classe impressa alla riforma diventa lampante: le franchigie previste per il patrimonio mobiliare, costituito da somme di denaro o beni, prodotti finanziari e titoli di stato, sono pari a 6000 euro accresciuti di 2000 euro per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, invece le detrazioni del canone d’affitto ammontano a 7000 euro maggiorati di soli 500 euro per ogni figlio successivo al secondo.
Certi che enormi siano le masse di proletari che apportano detrazioni al proprio Isee per il possesso di denaro in conti correnti bancari e azioni quotate in borsa, notiamo soddisfatti la possibilità di detrarre somme maggiori per il patrimonio mobiliare a scapito della possibilità di detrarre somme per il canone di locazione!
Del resto, se non fossimo di fronte ad un vero e proprio furto di ricchezza collettiva destinata ai più poveri, il governo di ladri di questo paese non avrebbe avuto la premura di affiggere in ogni città migliaia di manifesti in cui si elogiano i pregi di questa triste e spietata riforma!
Prima analisi del nuovo calcolo Isee in Emilia-Romagna e a Bologna
Nella nostra regione i problemi maggiori si avranno per le principali prestazioni per cui si richiede l’isee: asili nido, mense scolastiche, servizi sanitari domiciliari, agevolazioni per i tributi locali e trasporto pubblico, contributi per il canone di locazione, accesso e agevolazioni per il canone degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
In particolare per ciò che riguarda il fondo sociale per l’affitto oggi sono previste due fasce d’agevolazione: la prima riduce l’incidenza del canone sul reddito del 14% per un massimo di 3.100 euro, quando il richiedente ha un Isee che non supera gli 11.110 euro; la seconda riduce l’incidenza al 24% con un contributo massimo di 2.325 euro con un Isee non superiore ai 15.000 euro. Con la riforma che innalza l’Isee dall’8% al 30%, molte famiglie prima beneficiarie del contributo si troveranno quest’anno ad esserne escluse pur percependo lo stesso reddito.
Finiamo per analizzare la situazione inerente agli immobili dell’edilizia residenziale pubblica: la normativa regionale prevede tre aree nelle quali collocare i nuclei assegnatari, area d’accesso, della permanenza e della decadenza. I requisiti per l’accesso richiedono un Isee non superiore a 15.000 euro. Per la fascia di protezione massima il canone di locazione può prescindere dal valore commerciale dell’alloggio assegnato, ma solo quando si ha un Isee non superiore ai 7.500 euro, altrimenti si ricade nella fascia intermedia, che prevede un canone maggiorato rispetto al primo comunque più basso rispetto al valore di mercato dell’immobile locato. Superando invece la soglia dei 30.000 euro è prevista la decadenza da ogni beneficio e in questo caso il canone di locazione sarà calcolato in base al valore commerciale dell’immobile. Quello delle case popolari è il settore in cui si danno le contraddizioni più profonde: se da una parte non si prevede la possibilità di accedere al bando per ottenere un alloggio comunale a tutti coloro i quali hanno Isee pari a zero, dall’altra si tenta di escludere dalla fascia di beneficiari anche coloro i quali sono in possesso di un reddito medio basso che con la nuova normativa sarà trasformato in un reddito medio alto.
Questa riforma si rivela un nuovo ed evidente attacco portato ai più deboli, che in fase di crisi e d’impoverimento generale andrà ad aggravare le conseguenze già drammatiche delle irresponsabili riduzioni al bilancio pubblico, incidendo sulle già insufficienti risorse destinate al welfare.
In ossequio all’ortodossia dominante, il governo Renzi ci regala con questa riforma, un paese pienamente inserito in un continente devastato dalla crisi che non riesce più neanche a nascondere la macelleria sociale imposta dalle ricette e dalle scelte della Troika.
La sfida che abbiamo davanti sta nel saper riconoscere gli anelli deboli della catena-Isee nei nostri territori, e produrre autorganizzazione e vertenzialità autonoma per aumentare il nostro costo sociale. Costruire una sorta di impatto sociale contro il nuovo calcolo Isee a partire dalla lotta per il diritto all’abitare ci sembra una necessità a cui non possiamo sottrarci! Per essere all’altezza della sfida dobbiamo accrescere la forza delle nostre istanze continuando a praticare antagonismo sociale e alternativa concreta: riappropriazioni, micro-vertenze autonome, mutualismo e solidarietà è il nostro progetto per contrapporci alla continua espropriazione di ricchezza collettiva che nell’Italia del 2015 si chiama anche Nuovo Calcolo Isee. Iniziamo a fare i conti!
Comitato Inquilini Resistenti con Social Log
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