Si sbaglia signor Fahmy: la rivoluzione non è utile ad Israele
NABIL FAHMY: “QUESTA RIVOLUZIONE SARA’ UTILE ANCHE AD ISRAELE” 17 aprile 2011
Nabil Fahmy: ‘This revolution actually serves Israel as well’
L’ex ambasciatore di Mubarak negli USA è stato intervistato da “The Cairo Review of Global Affairs.”
CAIRO REVIEW: Non abbiamo visto alcun messaggio anti-americano o anti-israeliano a Tahrir.
NABIL FAHMY: E’ un punto interessante che emerge in ogni mia discussione con chiunque qui, il fatto che i manifestanti non abbiano mai menzionato la politica estera, neppure una volta. Non si sono espressi in merito, non l’hanno rofiutata, non hanno mandato messaggi a nessuno. Quando l’esercito ha preso il comando dichiarò che avrebbe rispettao gli accordi internazionali, solo per calmare il nervosismo della popolazione. Dopo la fine delle proteste i manifestanti dichiararono che stavano mettendo in atto un cambiamento dell’Egitto che riguardava solo il paese, e che avrebbero rispettato gli accordi internazionali per poi discuterli in un secondo momento. Dunque tutto questo non riguardava la politica estera. Ciò che è davvero importante ora è costruire un Egitto migliore; avremo bisogno di qualche tempo per questo.
CAIRO REVIEW: Quali effetti avrà la rivoluzione su Israele e sul trattato di pace israelo-egiziano?
NABIL FAHMY: In realtà questa rivoluzione serve anche ad Israele. Potrebbe non servire alla destra israeliana. Sicuramente non servirà a coloro che non vogliono una pace fra Israele e il mondo arabo, a coloro che non vogliono una soluzione fra due stati. Ascolteranno la nostra voce più forte quando sentiranno la voce del mondo arabo. E sarà ancora più forte quando entreranno a Gerusalemme Est e proveranno ad installare nuovi insediamenti ebraici in quella parte della città. Quindi l’opinione pubblica israeliana realizzerà quanto siano sbagliati questi passi da parte della destra israeliana, e quanto questi portino ad un allontanamento dalla pace. Questo potrebbe preoccupare le persone inizialmente, ma io credo che possa rappresentare uno stimolo per i movimenti per la pace di entrambe le parti, e mandare un forte messaggio alla destra – per dirle che se si spingono troppo oltre sarà la loro stessa gente a deligittimarli, e non noi.
Ancora una volta, non so su quale base questa rivista ed i pupilli dei media statunitensi come Mona el-Tahawi continuino a perpetrare queste affermazioni, come il fatto che piazza Tahrir sia stata solamente “interna” e che non sia stata testimone di alcun “messaggio anti-americano o anti-israeliano”. La piazza durante il diciottestimo giorno di insurrezione (11 febbraio, data della caduta di Mubarak – ndt) era scossa da slogan che identificavano Mubarak ed Omar Suleiman come agenti degli Stati Uniti e di Israele, come si vede dallo slide show che segue. E spero che gli esperti da Washington che si descrivono come “esperti conoscitori dell’Egitto” mentre non conoscono una parola di arabo possano affittare un traduttore, che spieghi loro cosa dicono i cartelli.
Le radici delle rivolte del gennaio 2011 possono essere collegate alle proteste di massa in solidarietà con l’Intifada palestinese del 2000 ed alle mobilitazioni del 2003 contro la guerra in Iraq. Gli egiziani sono stati impoveriti dal neoliberismo, lo stesso neoliberismo che il gabinetto di Essam Sharaf vuole mantenere in piedi apportando cambiamenti di facciata. E lo stesso FMI insieme agli “economisti” che hanno fottuto la nostra economia con le loro indicazioni neoliberali dal 1992 in poi se ne stanno venendo fuori per congratularsi con noi, promettendoci un futuro radioso se ci atteniamo alle loro indicazioni, di nuovo!
Ma nel corso di tutte le avversità economiche attraversate, il clientelismo di Mubarak nei confronti di Israele e degli Usa è stato un ulteriore fattore esplosivo. Non solo la politica estera di Mubarak era odiata e disprezzata dal popolo egiziano, ma sono sempre stati tracciati parallelismi fra la situazione del popolo egiziano e quella dei suoi fratelli e sorelle palestinesi. Gli ultimi sono stati la maggior fonte di ispirazione, non come Gene Sharp – un nome che ho sentito per la prima volta in febbraio, solo dopo che abbiamo deposto Mubarak, e a cui l’incompetente New York Times attribuisce in maniera idiota il merito della nostra rivoluzione. Anche i leader delle lotte sociali che stavano battendosi per i diritti dei lavoratori erano fra i più convinti sostenitori delle lotte palestinesi.
Non ci stupiamo del fatto che i sionisti abbiano cominciato a perdere le staffe sin dall’inizio delle rivolte contro Mubarak. Il popolo egiziano odia l’apartheid, e se costruiremo un governo che rappresenti davvero la volontà del popolo allora Camp David verrà cancellato, e gli approvvigionamenti di gas naturale a Israele cesseranno. Non è sufficiente rinegoziare i prezzi delle esportazioni di gas: tutte le relazioni diplomatiche ed economiche con Israele dovrebbero cesserare immediatamente.
Il gabinetto di Essam Sharaf, che include elementi del precedente governo Mubarak ed è controllato dal Consiglio Militare Supremo (si legga: i precedenti generali di Mubarak), non risponderà alle aspirazioni del popolo egiziano di liberare il proprio paese da qualsiasi legame con il sionismo. E Nabil Fahmy dovrebbe vergognarsi quando afferma che “Questa rivoluzione serve anche ad Israele”. Non è così, signor Fahmy. Mentre procediamo con la seconda fase della rivoluzione egiziana siamo coscienti del fatto che l’Egitto non sarà mai liberato se rimane circondato da un mare di dittature arabe sostenute dagli Usa, e da un regime sionista.
CHIUDIAMO L’AMBASCIATA ISRAELIANA A EL CAIRO ORA! Il gruppo “Supporters della rivoluzione palestinese” ha convocato una manifestazione per il 27 aprile alle 14:30, data in cui un corteo partirà dall’università di EL Cairo verso l’ambasciata israeliana a Giza, per chiedere che vengano troncate le relazioni diplomatiche ed economiche con Israele e che vengano riaffermati i pieni diritti per i profughi palestinesi in Egitto. I Supporters della rivoluzione palestinese erano gruppi di studenti di sinistra nati nei campus delle università egiziane all’inizio degli anni ‘70 e che parteciparono alla rivolta studentesca del 1971-’73. Molti dei dissidenti veterani di oggi erano membri di quel gruppo quando erano studenti; oggi con la rivoluzione del gennaio 2011 questi gruppi sono rifioriti. … E poi ci dicono che la rivoluzione egiziana è un affare interno e che non ha niente a che vedere con Israele…!!!
NABIL FAHMY: "QUESTA RIVOLUZIONE SARA' UTILE ANCHE AD ISRAELE" 17 aprile 2011
Cairo Review of Global Affairs." CAIRO REVIEW: Non abbiamo visto alcun messaggio anti-americano o anti-israeliano a Tahrir. NABIL FAHMY: E' un punto interessante che emerge in ogni mia discussione con chiunque qui, il fatto che i manifestanti non abbiano mai menzionato la politica estera, neppure una volta. Non si sono espressi in merito, non l'hanno rofiutata, non hanno mandato messaggi a nessuno. Quando l'esercito ha preso il comando dichiarò che avrebbe rispettao gli accordi internazionali, solo per calmare il nervosismo della popolazione. Dopo la fine delle proteste i manifestanti dichiararono che stavano mettendo in atto un cambiamento dell'Egitto che riguardava solo il paese, e che avrebbero rispettato gli accordi internazionali per poi discuterli in un secondo momento. Dunque tutto questo non riguardava la politica estera. Ciò che è davvero importante ora è costruire un Egitto migliore; avremo bisogno di qualche tempo per questo. CAIRO REVIEW: Quali effetti avrà la rivoluzione su Israele e sul trattato di pace israelo-egiziano? NABIL FAHMY: In realtà questa rivoluzione serve anche ad Israele. Potrebbe non servire alla destra israeliana. Sicuramente non servirà a coloro che non vogliono una pace fra Israele e il mondo arabo, a coloro che non vogliono una soluzione fra due stati. Ascolteranno la nostra voce più forte quando sentiranno la voce del mondo arabo. E sarà ancora più forte quando entreranno a Gerusalemme Est e proveranno ad installare nuovi insediamenti ebraici in quella parte della città. Quindi l'opinione pubblica israeliana realizzerà quanto siano sbagliati questi passi da parte della destra israeliana, e quanto questi portino ad un allontanamento dalla pace. Questo potrebbe preoccupare le persone inizialmente, ma io credo che possa rappresentare uno stimolo per i movimenti per la pace di entrambe le parti, e mandare un forte messaggio alla destra - per dirle che se si spingono troppo oltre sarà la loro stessa gente a deligittimarli, e non noi. --------------- Ancora una volta, non so su quale base questa rivista ed i pupilli dei media statunitensi come Mona el-Tahawi continuino a perpetrare queste affermazioni, come il fatto che piazza Tahrir sia stata solamente "interna" e che non sia stata testimone di alcun "messaggio anti-americano o anti-israeliano". La piazza durante il diciottestimo giorno di insurrezione (11 febbraio, data della caduta di Mubarak - ndt) era scossa da slogan che identificavano Mubarak ed Omar Suleiman come agenti degli Stati Uniti e di Israele, ** come si vede dallo slide show che segue. E spero che gli esperti da Washington che si descrivono come "esperti conoscitori dell'Egitto" mentre non conoscono una parola di arabo possano affittare un traduttore, che spieghi loro cosa dicono i cartelli. **
Le radici delle rivolte del gennaio 2011 possono essere collegate alle proteste di massa in solidarietà con l'Intifada palestinese del 2000 ed alle mobilitazioni del 2003 contro la guerra in Iraq. Gli egiziani sono stati impoveriti dal neoliberismo, lo stesso neoliberismo che il gabinetto di Essam Sharaf vuole mantenere in piedi apportando cambiamenti di facciata. E lo stesso FMI insieme agli "economisti" che hanno fottuto la nostra economia con le loro indicazioni neoliberali dal 1992 in poi se ne stanno venendo fuori per congratularsi con noi, promettendoci un futuro radioso se ci atteniamo alle loro indicazioni, di nuovo!
Ma nel corso di tutte le avversità economiche attraversate, il clientelismo di Mubarak nei confronti di Israele e degli Usa è stato un ulteriore fattore esplosivo. Non solo la politica estera di Mubarak era odiata e disprezzata dal popolo egiziano, ma sono sempre stati tracciati parallelismi fra la situazione del popolo egiziano e quella dei suoi fratelli e sorelle palestinesi. Gli ultimi sono stati la maggior fonte di ispirazione, non come Gene Sharp - un nome che ho sentito per la prima volta in febbraio, solo dopo che abbiamo deposto Mubarak, e a cui l'incompetente New York Times attribuisce in maniera idiota il merito della nostra rivoluzione. Anche i leader delle lotte sociali che stavano battendosi per i diritti dei lavoratori erano fra i più convinti sostenitori delle lotte palestinesi.
Non ci stupiamo del fatto che i sionisti abbiano cominciato a perdere le staffe sin dall'inizio delle rivolte contro Mubarak. Il popolo egiziano odia l'apartheid, e se costruiremo un governo che rappresenti davvero la volontà del popolo allora Camp David verrà cancellato, e gli approvvigionamenti di gas naturale a Israele cesseranno. Non è sufficiente rinegoziare i prezzi delle esportazioni di gas: tutte le relazioni diplomatiche ed economiche con Israele dovrebbero cesserare immediatamente.
Il gabinetto di Essam Sharaf, che include elementi del precedente governo Mubarak ed è controllato dal Consiglio Militare Supremo (si legga: i precedenti generali di Mubarak), non risponderà alle aspirazioni del popolo egiziano di liberare il proprio paese da qualsiasi legame con il sionismo. E Nabil Fahmy dovrebbe vergognarsi quando afferma che "Questa rivoluzione serve anche ad Israele". Non è così, signor Fahmy. Mentre procediamo con la seconda fase della rivoluzione egiziana siamo coscienti del fatto che l'Egitto non sarà mai liberato se rimane circondato da un mare di dittature arabe sostenute dagli Usa, e da un regime sionista.
http://www.arabawy.org/2011/04/24/jan25-shut-down-israel-embassy-in-cairo-now/
CHIUDIAMO L’AMBASCIATA ISRAELIANA A EL CAIRO ORA! Il gruppo “Supporters della rivoluzione palestinese” ha convocato una manifestazione per il 27 aprile alle 14:30, data in cui un corteo partirà dall’università di EL Cairo verso l’ambasciata israeliana a Giza, per chiedere che vengano troncate le relazioni diplomatiche ed economiche con Israele e che vengano riaffermati i pieni diritti per i profughi palestinesi in Egitto. I Supporters della rivoluzione palestinese erano gruppi di studenti di sinistra nati nei campus delle università egiziane all’inizio degli anni ‘70 e che parteciparono alla rivolta studentesca del 1971-’73. Molti dei dissidenti veterani di oggi erano membri di quel gruppo quando erano studenti; oggi con la rivoluzione del gennaio 2011 questi gruppi sono rifioriti. … E poi ci dicono che la rivoluzione egiziana è un affare interno e che non ha niente a che vedere con Israele…!!!
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