A voi le macerie a noi gli spazi. Solidarietà a Bartleby
Si è perso ormai il conto delle minacce di sgombero che Bartleby continua a ricevere dall’Università e dal suo Rettore, la nostra memoria ha imparato a trattenere cose ben più interessanti delle sceneggiate, realizzate nemmeno troppo ad arte, dall’amministrazione universitaria, come dei giochi di Palazzo e dei finti matrimoni, che hanno colorito di tinte fosche l’ultimo atto della vicenda Bartleby. Castelli di carta costruiti su tentativi di disciplinamento fin troppo espliciti e al contempo troppo deboli da reggere l’urto con la realtà. Una realtà come quella di Bartleby composita, fatta di studenti e studentesse che dal movimento dell’onda portano avanti, all’interno dell’università, percorsi di riappropriazione dei saperi, agendoli come un’arma mai neutrale, per la costruzione di nuove esperienze che vadano oltre le macerie dell’università attuale. Studenti che rifiutano la frammentazione e l’isolamento della precarietà, aprendo in città spazi innovativi di partecipazione e lotta, con l’obiettivo di far saltare gli schemi di governance della metropoli in tempi di crisi, attraverso un’altra idea di produzione culturale sottratta alle logiche di mercato, ribaltando la miseria del presente con pratiche di condivisione, riappropriazione e cooperazione che guardano a nuovi modi del confronto, della partecipazione e dello stare insieme.
É per questa specificità e tensione da innovativo laboratorio politico che il nodo redazionale bolognese di Radio Uninomade ha trovato sede proprio negli spazi di Bartleby, condividendo l’attitudine all’inchiesta, alla conricerca, alla militanza.
Sappiamo bene che dietro alle “proposte” imbarazzanti degli ultimi giorni avanzate al collettivo, vi è la chiara volontà di perimetrarne l’attività politica e depotenziarne gli ambiti d’intervento.
Che dietro la spesa di 50.000 euro fatta dall’Università di Bologna in tempo di crisi (con consenso e partecipazione del Comune) per un capannone in zona industriale, non vi sia la chiara scelta di controllare e silenziare i diversi gruppi studenteschi da destinarvi, nessuno è così ingenuo da non vederlo.
Le attività di realtà come Bartleby fanno evidentemente paura al Rettore e la sua proposta, fatta all’ombra di qualche imbarazzante pedina, non è che l’ennesima dimostrazione della debolezza del tentativo di reprimere qualsiasi voce di dissenso che si muove fra ciò resta di un’ università che ha contribuito a smantellare. É la stessa logica che aveva portato, ancora la scorsa estate, alla militarizzazione di Piazza Verdi e alla richiesta di intervento della polizia da parte dell’amministrazione universitaria contro i collettivi studenteschi.
A Bartleby allora ci sentiamo di dire di proseguire nella determinazione di resistere all’arroganza feudale del rettore-imprenditore, insieme ai tanti e tante che ne formano il progetto, come sempre, costruendo dalle macerie attuali dell’Università nuove esperienze di formazione, autonomia e conflitto.
Del resto nelle macerie si possono trovare strumenti molto utili per resistere… e che cento occupazioni sboccino!
RADIO UNINOMADE – BOLOGNA
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