Ancora una giornata di picchettaggio e sciopero alla Ceva
Dopo le assemblee, gli scioperi a singhiozzo, il blocco delle uscite ai camion e i cortei interni che da giovedì hanno paralizzato la produzione in fabbrica, anche oggi la risposta degli interinali e di tutti i dipendenti Ceva non si è fatta attendere. Un picchetto dalle 5 di mattina ha impedito l’ingresso ai cancelli fin dal primo turno. Continuare il trasferimento del materiale dentro il magazzino è stato impossibile. Proprio in scadenza della trimestrale, quando maggiore produttività è richiesta, i blocchi e gli scioperi di questi giorni si mostrano capaci di aggredire con forza gli interessi dell’azienda.
Oggi si è riconfermata la coesione tra interinali senza rinnovo e gli operai a tempo indeterminato. Inoltre, la partecipazione ai picchetti anche di operai Piaggio e di giovani precari e studenti, ha delineato una precisa prospettiva di generalizzazione della lotta alla Ceva. Forte ai cancelli la volontà di continuare, di non fermarsi a Lugnano. Forte la volontà di estendere conflittualmente il rifiuto delle logiche di sfruttamento della precarietà. Oggi infatti in tanti si trovano senza rinnovo del contratto, una situazione insostenibile con le spese di mutui e affitti esorbitanti, con figli da mantenere, tra tasse scolastiche che aumentano e costi della vita che si alzano.
Da un lato emerge l’esigenza di rifiutare la precarietà del rapporto di lavoro – questa vertenza infatti si caratterizza anche per il non rispetto degli accordi contrattuali sul rinnovo firmati appena due mesi fa. Dall’altro emerge forte il bisogno di estendere il significato della lotta, per rifiutare la precarietà sociale imposta dal sistema delle agenzie interinali.
La lotta contro la precarietà si salda così integralmente alla lotta contro la legge Fornero. La riforma del lavoro prevede infatti un’interruzione di minimo 60 giorni tra un contratto interinale e l’altro: la cosiddetta flessibilità. “Già altro personale è stato mandato via prima di noi – racconta un’operaia interinale della Ceva – sostituiti da altri interinali, noi saremo sostituiti di nuovo, con la cooperativa siamo obbligati a rimanere a casa sessanta giorni e questo ci penalizza ancora di più”.
Non solo l’operaio è costretto a vivere di precarietà ma viene svenduto come “merce usa e getta”.
Lunedì la mobilitazione alla Ceva riprenderà ma, oltre ai cancelli della fabbrica, iniziano a profilarsi i nuovi picchettaggi ai centri per l’impiego e alle agenzie interinali.
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