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Bologna, DASPO urbano esteso alla zona universitaria

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E’ dallo scorso mercoledì che nel capoluogo emiliano si torna a parlare di DASPO; misura che, mutuata dal divieto di partecipazione alle manifestazioni sportive, conferisce alle autorità di polizia la facoltà di impedire l’accesso di determinate persone a tutta una serie discrezionale di aree urbane.

Si tratta di uno dei più odiosi lasciti del Decreto Minniti: per la prima volta applicato in città lo scorso novembre contro una decina di senzatetto all’autostazione, e reiterato nei mesi successivi nell’adiacente zona della Montagnola. Anche sull’onda isterica della campagna elettorale e del sensazionalismo perbenista di personaggi come Brumotti, ne è stato esaltato il presunto valore deterrente verso fenomeni di piccola criminalità; che però poi continuano a darsi più o meno come sempre, o al massimo si spostano ad aggravare la tensione nelle periferie (ma lasciando salve le apparenze del centro-bomboniera).

Succede che la prefettura felsinea ne estenda l’operatività non solo temporalmente, per altri sei mesi; ma anche spazialmente, arrivando a comprendere il perimetro della zona universitaria cittadina. D’altronde – avvicinandosi il “pericolo” dell’estate e della socialità giovanile – quale modo più sbrigativo per evitare di confrontarsi con le contraddizioni ed i conflitti che attendono ogni decisione unilaterale sulle sorti del cuore politico e culturale della città?

Insomma una sorta di bando medioevale, ultimo di una serie di tentativi di ossessiva normazione dello spazio urbano bolognese; con radici profonde, risalenti alla devastante stagione dei sindaci sceriffo. L’allora ministro dell’interno leghista Maroni aveva tentato di impedire le manifestazioni nelle arterie principali (fallendo davanti a molteplici pratiche e momenti di insubordinazione messi allora in campo per la libertà di movimento) con l’amministrazione di Cofferati che rincarava con il via libera a ronde dal sapore fascista e securitario. Mentre nel 2014 erano stati emanati divieti di dimora ai danni di 12 studenti e solidali che, nell’anno precedente, aveva cacciato la polizia da Piazza Verdi dopo i tentativi di quest’ultima di impedire un’assemblea di lavoratrici. E ancora, nel 2016 ad uno studente era stato interdetto l’accesso al perimetro della cinta muraria cittadina come misura punitiva per aver contestato i folli prezzi della mensa dell’Alma Mater.

Dunque un ennesimo attacco, come è logico e naturale aspettarsi che si dia con i rapporti di forza politici del momento: davanti al quale rivendicare con ancora più forza ed intelligenza il diritto per tutt@ di vivere liberamente e consapevolmente la zona universitaria e la città di Bologna tutta.

 

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