“CASE IN RIVOLTA” – Bollettino delle lotte abitative
Pubblichiamo il numero zero del bollettino “Case in Rivolta” curato da diverse realtà della lotta per la casa e il diritto all’abitare nel nostro paese. Sono raccolti diversi contributi da Brescia, Roma, Parma, Pisa e Milano. Il bollettino è stato presentato il 24 agosto durante la festa di Radio Onda d’Urto. L’idea di questo progetto è nata in conclusione della tre giorni milanese “Città in rivolta” tenutasi a maggio e l’obiettivo è arrivare a costruire un coordinamento tra le diverse città. QUI è leggibile il bollettino.
UN’INTRODUZIONE NECESSARIA
Step by step. Questo che avete tra le mani è il NUMERO ZERO di un giornale periodico che ha nelle sue intenzioni di raccogliere, documentare e condividere le storie e le molte sfaccettature dei conflitti abitativi in Italia. Questa idea nasce “a margine” di alcuni scambi e confronti aperti che una serie di collettivi e comitati hanno elaborato nel corso degli ultimi mesi, in un arco temporale che va da maggio 2021 a giugno 2022.
Il primo evento che ha dato vita a questo confronto è stato il convegno sull’Abitare organizzato a Roma l’8 e il 9 maggio. Il secondo è stato il meeting “Casematte”, tenuto a Pisa in autunno 2021. L’ultimo invece a metà maggio a Milano, dal titolo “Le città in rivolta”. Questi tre appuntamenti sono stati degli intervalli di pensiero collettivo e confronto politico di un flusso di azioni di lotta che scadenzano, da sempre, il tessuto urbano e provinciale del nostro paese e che hanno come protagonist*: inquilin* delle case popolari; occupanti senza titolo e\o assegnatari; donne in conflitto contro la violenza istituzionale, economica e domestica; famiglie e giovani contro gli sfratti e contro gli affitti a libero mercato. Le pratiche raccontate sono: picchetti, occupazioni abitative, riunioni e assemblee di vicinato e di quartiere, difese legali e ricorsi all’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Battaglie urbane che coprono un ventaglio ampio e disperso: dal nodo dei servizi sociali e del welfare a quello delle pianificazioni metropolitane in mano ai complessi finanziari industriali del turismo e della rendita. Dietro la recrudescenza dell’emergenza abitativa in realtà ci sono soggetti in carne ed ossa che si battono, che pensano e che agiscono. Gli appuntamenti di discussione nazionale si sono configurati come bisogno di ascolto reciproco e di connessione organizzativa per poter contare di più. Dare valore all’abitare nella crisi ecologica e ambientale prodotta anche della tossicità energivora delle metropoli in espansione. Dare valore ai quartieri, alle vie, ai condominii, opponendosi alla vendita e alle espulsioni delle città turistificate. Dare valore alle relazioni tra l* residenti, ribaltando il mito proprietario e mettendo al centro il potere di lotta e contrattazione delle proprie comunità territoriali, contro la violenza dei padroni del mattone.
Da maggio 2021 a giugno 2022 non si è costituita una nuova organizzazione, ma è cresciuto lo spirito di collaborazione tra molte realtà resistenti e occupanti, per reagire insieme alla crisi del libero mercato, per darsi obiettivi praticabili che spostino i rapporti di forza a favore dei “senza reddito e dei senza proprietà”. Per dare fiducia e immaginazione ai percorsi di conflitto e autonomia che hanno bisogno di svilupparsi, contro gli sfratti, i pignoramenti e la degradazione del patrimonio pubblico. È il cattivo abitare un nemico delle nostre esistenze, ciò che ci rende subalterni ai poteri che governano le nostre città e provincie. Ma cos’è questo cattivo abitare?
Sono le ristrettezze degli spazi in cui siamo stipati in affitto; sono i debiti e i pignoramenti per gli affitti a libero mercato; sono la muffa e la mancanza di sicurezza e manutenzione; sono l’invasività dei padroni di case, dei poliziotti e dei funzionari statali a violare i nostri spazi domestici.
Queste condizioni di alienazione sostanziale del diritto all’abitare dignitoso hanno bisogno di essere messe al centro di un agire collettivo e pratico. Hanno bisogno di essere conosciute per essere rovesciate in libertà e condivisione dell’abitare.
Il bollettino “Case in Rivolta” nasce dunque come prima risposta a questa esigenza: conoscere e diffondere le azioni e le idee, i linguaggi, le pratiche di chi da nord a sud si batte per la casa.
Scrivevamo nell’appello di convocazione dell’appuntamento autunnale a Pisa: “Casematte vuole essere uno spazio di ascolto, partecipazione e riflessione per: approfondire l’analisi e la discussione politica della lotta per la casa, per dare forza alla battaglia contro il Libero Mercato Immobiliare. Perciò riteniamo fondamentale il confronto diretto per la condivisione di pratiche ed esperienze delle reti e delle realtà di lotta per la casa. Siamo spint* dalla profonda necessità di formarci, come compagne e compagni, come persone impegnate nei picchetti antisfratto e nelle attività sociali nei quartieri. Formarci per apprendere da altre esperienze e per studiare i meccanismi di oppressione che rendono l’insieme degli inquilini, dei residenti e degli abitanti una massa impaurita e tendenzialmente atomizzata di fronte alle leggi della proprietà immobiliare. Ma questa esigenza è anche la medesima di conoscere e consolidare nuovi rapporti per vincere le battaglie per la giustizia abitativa. Il mercato abitativo ha continuamente bisogno di investire, costruire, predando il territorio e creando enormi danni al livello ambientale (sostenendosi sulla retorica della mancanza di risorse), mentre milioni di abitazioni giacciono in disuso e le persone non hanno un tetto sulla testa. Nelle nostre città, dalle province suburbane ai quartieri delle metropoli, assistiamo a una ripresa dell’organizzazione di base delle lotte nei territori, sempre più spostate nella provincia e nelle periferie, per autodeterminare i bisogni abitativi contro sfratti, pignoramenti sgomberi ma anche contro i distacchi delle utenze.”
L’INIZIO DI UN PERCORSO.
La due giorni tenuta a Roma nell’occupazione abitativa Metropoliz è stata un primo momento di incontro e di confronto in presenza tra varie realtà in lotta. Il convegno è stato organizzato con l’intento di costruire una piattaforma di proposta di iniziativa popolare sull’abitare a partire da cinque punti, che hanno costituito cinque tavoli tematici: sfratti, sgomberi e controllo degli affitti; finanziarizzazione del patrimonio immobiliare; problema delle residenze e articolo 5 del Piano Casa; studentificazione, turistificazione e gentrificazione dei quartieri; edilizia residenziale pubblica e sanatorie.
La tre giorni “Casematte”, tenuta all’interno del convento comunale “Santa Croce in Fossabanda”, occupato per l’occasione, ha prodotto analisi e racconti in diverse tavole rotonde, dando spazio anche a contributi di compagn* andalusi, catalan* e portoghesi. È stata una tre giorni decisiva per pensare all’abitare, al territorio domestico e urbano, come “variabile impazzita” per la conduzione di una lotta generale e compositiva contro l’ordine costituito. Hanno preso parte decine di esperienze di lotta per l’abitare. Nella sua parzialità è stato un momento di grande vitalità che ha incoraggiato singole situazioni di lotta abitativa a riprendere il dialogo e ad immaginare nuove traiettorie di movimento sociale a partire dai territori. I movimenti per l’abitare, infatti, non si sono mai fermati negli anni, ma la pandemia e le continue evoluzioni della crisi sociale e politica hanno determinato dei cambiamenti sia nei bisogni abitativi che nelle forme di lotta e organizzazione delle varie realtà.
Il risultato positivo condiviso è stato quello di sentirsi parte di un avvio comune, non delimitato da formule organizzative precostituite, ma con il duplice obiettivo di stare con i piedi ben piantati nelle contraddizioni materiali e locali e con l’ambizione e la consapevolezza di vivere un momento storico, frutto delle contraddizioni insanabili della globalizzazione e del libero mercato.
Un’altra caratteristica condivisa del confronto tenutosi a Roma e Pisa è stata l’irriducibilità della lotta per la casa a questione “particolare ed emergenziale”. La contraddizione insanabile tra i bisogni voraci del mercato immobiliare e le effettive esigenze delle persone, generano un’emergenza abitativa permanente, che non rappresenta una stortura negativa dello stato sociale: è invece il profondo sintomo della polarizzazione della ricchezza e rappresenta la base materiale del saccheggio su cui avvengono le grandi trasformazioni finanziarie delle città globali. Convinzione condivisa è che la lotta per la casa non sia di retroguardia. È invece una lotta per cambiare modello sociale, è una lotta di potere, inteso come possibilità di riscatto collettivo contro lo stesso sistema industriale e nocivo che ha prodotto la pandemia.
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