Ci sono scioperi e… scioperi
La Cgil locale ha infatti lanciato una prima trance di 8 ore di sciopero con due distinte manifestazioni ai capi estremi della provincia: Sassuolo e Mirandola. La prima è il distretto della ceramica mentre la seconda la possiamo considerare come una delle zone più importanti per il Biomedicale. Distretti importanti per far sentire la propria voce e dare un segnale incisivo contro la riforma del lavoro ma lontani dai poteri centrali e dai punti nevralgici della città geminiana.
Quello che vogliamo portare all’attenzione di tutti, dopo dopo questo sciopero, è proprio la conflittualità della e delle manifestazioni prendendo a paragone lo sciopero di giovedì scorso dei lavoratori metalmeccanici della Fiom di Modena.
Lo sciopero si è nuovamente caratterizzato al di là dei numeri che il sindacato ha definito in 5000 unità tra i due cortei, nell’ennesima passeggiata o sfilata di bandiere e niente più, con poca comunicazione, salvo alcun interventi dei funzionari delle varie categorie, andando, secondo il nostro punto di vista, a mancare di continuità rispetto alla mobilitazione di giovedì scorso, dove ricordiamo come al termine della manifestazione dei metalmeccanici, 10000 lavoratori hanno occupato l’autostrada del sole, bloccando per circa mezz’ora l’Italia.
La sensazione che si è avuta è proprio il chiaro distacco di metodologia e conflittualità tra Cgil e Fiom come se fossero due entità separate anche se funzionali l’una all’altra.
Continuare a tenere basso il livello di conflittualità non fa altro che dare convinzione alla controparte di avere forza e sempre più il coltello dalla parte del manico. Non possiamo negare la capacità della Cgil di Modena di portare in piazza i lavoratori, ma quella di oggi è stata l’ennesima passeggiata che non sposterà l’ago della bilancia, un po’ come sono stati gli scorsi scioperi dell’ epoca berlusconiana ( a far cadere il governo berlusconi non è stata certo la Cgil!). Specie in questa fase è necessario cominciare ad alzare il livello per dare risposte concrete alla controparte, a fronte di numerosi rinnovi di contratti che sapranno sempre più di modello Marchionne, vista ormai la strada spianata dall’ AD della Fiat.
A Modena siamo passati da una settimana che ha visto una risposta seria all’attacco del mondo del lavoro a una risposta blanda, sintomo di quale direzione vuole prendere questo sindacato, ma sopratutto nel chiaro tentativo di governare una crisi sociale che sembra sempre più ingovernabile. Non lo diciamo noi per puro idealismo e chissà quale speranza di rivolta, ma sono i discorsi che si sentono tra i lavoratori all’interno dei vari cortei. La delusione comincia a dilagare, una delusione dettata sempre più dalla continua ricerca di unità con gli altri sindacati confederali oramai evidentemente collaborazionisti, ( il 13 di aprile scenderanno nuovamente in piazza insieme), dalle mancate risposte nelle piazze che vengono attraversate, lasciando sempre quella domanda in testa agli operai: ma domani dopo questa manifestazione cosa cambierà?
Comincia ad esserci molta confusione da parte dei lavoratori che non capiscono dove vuole andare a parare questo sindacato, che tramite le dichiarazioni del proprio Segretario sembra ridurre una catastrofica riforma del lavoro in una sterile disputa sul tema del reintegro.
Dopo i primi commenti positivi da parte della Cgil sul ritorno del reintegro, commenti che ancora una volta, per dimostrare le parole che abbiamo speso in precedenza, divergono dalla Fiom che condanna con un secco no la riforma intera. Viene dichiarato che la mobilitazione continuerà, ma siamo certi che il pacchetto delle otto ore di sciopero a livello nazionale (se resteranno) non avrà quelle risposte che ottenne la Cgil dell’epoca Cofferati, con tutte le sue criticità, quando oltre tre milioni di persone in Piazza San Giovanni seppero dare una risposta concreta a uno dei primi tentativi di attacco all’articolo 18.
Redazione_Infoaut Modena
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