InfoAut
Immagine di copertina per il post

Cosa si celebra insieme all’Unità d’Italia? Note sul 17 marzo

Contributo del Laboratorio Sguardi sui Generis

17 marzo 2011: si celebra in grande stile il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, l’origine e la formazione del paese inteso come stato-nazione moderno. A Torino – la città in cui viviamo, per nascita, per adozione o anche solamente di passaggio – la ricorrenza appare particolarmente sentita, fosse anche solo per volere istituzionale. Ai balconi numerosi tricolori, qualche volto dipinto per le strade, un calendario fitto di iniziative.

Torino, la città del fordismo e del modernismo architettonico, il luogo in cui il tempo, la vita e lo sviluppo urbanistico sono stati scanditi dalla fabbrica, dal lavoro salariato e dalle lotte. Questa Torino sembra oggi riscoprire un secondo passato – più vecchio e più lontano – in cui risplendono le glorie del risorgimento. Dalle rovine della capitale industriale, sembra riemergere la capitale sabauda. Una memoria epica e autocelebrativa sostituisce così un passato le cui cicatrici sono ben più visibili nel tessuto urbano. Nel momento in cui, smaltita l’ubriacatura delle Olimpiadi, viene meno l’illusione di una transizione soft dalla città industriale a quella post-industriale, ecco che compare la città risorgimentale. Una sorta di memoria consolatoria, una boa di salvezza a cui aggrapparsi nel bezzo della tempesta.

Come spesso accade, gli interpreti d’eccellenza di tanto spaesamento politico e culturale sono gli esponenti del Partito Democratico. Nei loro discorsi, infatti, si può scorgere una formulazione specifica e una rifunzionalizzazione civica del patriottismo e del nazionalismo che si affianca a quella più tradizionale di matrice destrorsa. «Oltre a tutto, resta l’Italia unita» – così recita lo slogan dei molti cartelloni PD affissi a Torino e nelle altre città italiane. Il tutto, evocato in stile sibillino e oltre cui si vorrebbe andare, indica – più semplicemente – la realtà, il mondo vero in cui vivono persone in carne ed ossa. Il tutto sono i problemi quotidiani, i conflitti, le differenze, la scuola fatta a pezzi, il lavoro precario, il razzismo istituzionalizzato, la salute come bene di lusso, etc… etc… Un calderone, appunto, un pentolone in cui ribolle la vita sociale piena di tensioni e contraddizioni. Un contenuto che il Partito Democratico non sa nominare se non come un tutto amorfo in cui, evidentemente, non sa mettere le mani.

Tuttavia, la confessione involontaria – il lapsus ripetuto come un mantra sui cartelloni affissi in città – allude a una via d’uscita, a una soluzione possibile. Di fronte a una realtà indomabile, infatti, gli italiani vengono invitati a riesumare un senso di appartenenza nazionale, a ricercare nella loro presupposta “comunità di sangue e spirito” un modo di sentire comune,

virtuosamente concepito come un ordine civico e morale condiviso. Ci si appella, per così dire, a una sorta di “nazionalismo buono” che si pretende immune dalle responsabilità storiche del “nazionalismo cattivo”. Sull’opportunità, la desiderabilità e la possibilità di una simile operazione conviene, tuttavia, avanzare qualche sospetto.

In primo luogo colpisce il recupero in termini naturalizzati dell’entità statuale Italia. Che, oggi e in futuro, la geografia del mondo resti invariata rappresenta una minaccia piuttosto che un auspicio. Considerati i flussi migratori reali, infatti, la permanenza di confini statuali ottocenteschi costituisce un enorme problema etico e politico di fronte al quale il richiamo alle identità nazionali appare inadeguato e inquietante. Il nazional-patriottismo odierno, anche se presentato in forma soft e apparentemente aggiornato al XXI secolo, veicola pur sempre una concezione etnica del territorio che promuove politiche di esclusione o di inclusione differenziale. Che piaccia o meno al perbenismo democratico, infatti, i confini del paese Italia vengono tracciati ogni giorno sulla pelle degli immigrati clandestini. La figura dell’apolide, dello sradicato in senso territoriale, costituisce un’eccedenza che la tradizione democratico-liberale, radicata nell’orizzonte dello stato nazione, non è in grado di tematizzare. Travalicare i confini nazionali, anziché celebrarne l’immutata compattezza, costituisce – di fatto e di principio – la condizione primaria per la costruzione di uno strumentario politico-giuridico che sia all’altezza dell’epoca dei numerosi sans papier.

Il richiamo enfatico alle celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia si mostra sospetto anche sotto un’altra luce. In una fase storica caratterizzata dalla crisi assoluta dello stato-nazione come luogo della decisione e dell’azione politica, la celebrazione del cadavere assume una valenza simbolica radicale. Il rituale richiama alla mente i funerali medioevali del sovrano in cui si riteneva che la morte toccasse soltanto il corpo fisico del re, ma lasciasse intatto il suo corpo politico. Allo stesso modo, di fronte allo sfacelo dello stato di diritto democratico – che si vuole eroicamente prodotto dal risorgimento – si celebra la presupposta permanenza del suo corpo politico al di là della crisi delle sue condizioni reali. Mentre le garanzie di wellfare vengono rase al suolo, il principio della rappresentanza annichilito dal ritorno di un potere carismatico, la decisione politica sostituita dalle esigenze acefale e predatorie dell’economia capitalistica, si celebra la sopravvivenza di un feticcio.

La retorica dell’anniversario, tuttavia, non si limita a riesumare il cadavere ma auspica di rianimarlo: il senso di appartenenza alla nazione, infatti, dovrebbe produrre una sorta di riscatto,

di ripresa in senso civico e moralistico. A tamponare le ferite del paese, i suoi acciacchi e la sua vecchiaia, sono chiamate in primis le donne. Dalla manifestazione del 13 febbraio, passando per l’8 marzo, la politica istituzionale ha infatti operato una vera e propria chiamata alle armi delle donne italiane. Le ha chiamate ad essere – ancora una volta – custodi dell’onore e della dignità della patria, a ri-produrre e ribadire inviolabili valori tradizionali, ad essere i corpi fecondi della terra dei padri, a «rimettere al mondo l’Italia» come recita – inequivocabile – l’appello stilato in area PD in occasione della Festa della donne. Se, da sempre, il nazionalismo contempla le donne come madri, il patriottismo del 150° anniversario dell’unità d’Italia le invita a prendersi cura di un corpo morto. A questa litania le donne hanno molto da opporre.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Bisognidi redazioneTag correlati:

150 portati maledonneitalia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Gli operai di Forlì occupano la fabbrica e vincono la vertenza

Lavoravano per 12 ore al giorno percependo uno stipendio adeguato a otto ore lavorative, privati di qualsiasi livello di sicurezza e l’alloggio previsto in realtà coincide con lo stesso capannone senza riscaldamento con i materassi buttati a terra. Gli operai hanno bloccato lo stabilimento di mobili e allestito un presidio davanti all’azienda.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Il sintomo Mangione

Si è già detto tutto e il contrario di tutto sull’identità di Luigi Mangione, il giovane americano che qualche giorno fa ha ucciso a Manhattan il CEO di United HealthCare…

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Calenzano (Firenze): esplosione nel deposito ENI

Enorme esplosione al deposito della raffineria Eni di Calenzano (Firenze) con un bilancio di 4 lavoratori morti, 26 feriti di cui 2 gravi.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Cosa succede in città: il turismo

Apriamo questo ciclo di trasmissioni che affronta l’ennesimo grande evento che si affaccia su questa città: il Giubileo.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Milano: “Verità per Ramy e Fares”. In 600 alla fiaccolata al Corvetto

“Verita’ per Ramy e Fares”. Sabato 30 novembre a Milano una fiaccolata  in ricordo di Ramy Elgaml. Centinaia di persone si sono ritrovate alle ore 19.00 in Piazzale Gabrio Rosa al Corvetto per poi raggiungere il luogo dove Ramy è deceduto dopo un incidente stradale a seguito di un inseguimento di un’auto dei carabinieri durato 8 chilometri, su cui indaga la Procura.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

29 novembre: sciopero generale

Proponiamo di seguito una rassegna di approfondimento verso lo sciopero generale del 29 novembre a partire dalle voci collezionate durante la settimana informativa di Radio Blackout

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Un rito meneghino per l’edilizia

Sul quotidiano del giorno 7 novembre, compare un suo ultimo aggiornamento sotto il titolo “Il Salva-città. Un emendamento di FdI, chiesto dal sindaco Sala, ferma i pm e dà carta bianca per il futuro”.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

La parabola della salute in Italia

È un potente monito in difesa del Servizio sanitario nazionale quello che viene dall’ultimo libro di Chiara Giorgi, Salute per tutti. Storia della sanità in Italia dal dopoguerra a oggi (Laterza, 2024). di Francesco Pallante, da Volere la Luna Un monito che non si limita al pur fondamentale ambito del diritto alla salute, ma denuncia […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Cuba: blackout ed embargo

Cuba attraversa la sua maggiore crisi energetica, con la pratica totalità dell’isola e con 10 su 11 milioni di abitanti privati di elettricità.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Movimento No Base: Fermarla è possibile. Prepariamoci a difendere la nostra terra!

Da mesi le iniziative e le mobilitazioni contro il progetto strategico di mega hub militare sul territorio pisano si moltiplicano in un contesto di escalation bellica in cui il Governo intende andare avanti per la realizzazione del progetto di base militare.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Cosa ci dicono le catene del valore? Dipendenza, crisi industriali e predazione finanziaria

Il dibattito politico profondo latita e ci si scanna per lo più su ciò che intimamente si desidera, invece che su ciò che concretamente succede. Per sbrogliare questa matassa forse dobbiamo fare un passo indietro e porci alcune domande su dove sta andando il capitalismo. In questo caso lo faremo con un occhio di riguardo […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Centro addestrativo per i piloti di elicotteri da guerra in Liguria.

Sorgerà in Liguria un grande centro di formazione ed addestramento dei piloti di elicottero delle forze armate italiane e straniere; la realizzazione sarà affidata ad un’azienda leader del complesso militare-industriale di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele vuole Anan Yaeesh, l’Italia intanto lo fa arrestare

Il caso del 37enne palestinese, residente a L’Aquila, accusato da Tel Aviv di finanziare la Brigata Tulkarem.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cannoni italiani contro i palestinesi di Gaza

La conferma giunge adesso direttamente dalla Marina Militare di Israele: alle operazioni di guerra contro Gaza partecipano le unità navali armate con i cannoni di OTO Melara del gruppo italiano Leonardo SpA.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Proteste degli agricoltori in tutta Europa. In Francia una giovane donna investita durante un blocco

Dopo le mobilitazioni degli agricoltori in Germania il movimento si estende in Francia, in particolare nella regione dell’Occitanie. Bloccata la A64 a Carbonne, i blocchi si moltiplicano a macchia d’olio intorno a Tolosa nella Haute-Garonne, bloccata anche l’autostrada A20 di Montauban.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’orrore nucleare di Ghedi e Aviano

Chissà cosa accadrebbe se qualcuno dicesse che in Italia ci sono armi nucleari. Che quella presenza espone di fatto tutto il territorio a essere in qualsiasi momento bersaglio nucleare e che le esplosioni potrebbero causare tra i 2 e i 10 milioni di morti.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

SPECIALE BANLIEUE Uno sguardo intersezionale sulle rivolte

Per questa puntata abbiamo intervistato Benzz, militante femminista e antifascista che vive da anni a Marsiglia. Un’intervista molto interessante che ci offre diversi spunti rispetto al nodo della colonialità e a come questo si intreccia con il tentativo di colpevolizzare le famiglie, ed in particolare le donne da parte dello Stato.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Ecuador: la prima guardia indigena guidata da donne kichwa

Si chiamano Yuturi Warmi, le donne conga. “Ci siamo organizzate contro l’attacco sistematico della miniera illegale nei confronti delle popolazioni e dei territori indigeni, perché tutte le miniere presenti nella provincia di Napo lo sono” afferma María José Andrade Cerda in una intervista concessa recentemente a Mongabay.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

TAV: la Francia nell’imbuto della Torino-Lione

Grande è la confusione sotto il cielo della Torino Lione. Un terremoto mediatico si è scatenato qualche giorno fa lungo la faglia tellurica dei rapporti italo-francesi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Aziende produttrici di armi: lobby e interessi italiani.

Secondo la stima diffusa dal SIPRI di Stoccolma la spesa militare mondiale ha raggiunto nel 2022 la somma di 2.240 miliardi di dollari complessivi, ossia una crescita del 3.7% rispetto all’anno precedente.