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Dalle nostre case voi non ci cacciate!

Questa è la volta di Franca e Alessio; la prima, lavoratrice stipendiata a 700 euro al mese, madre di due giovani ragazzi disoccupati, che si è vista aumentare notevolmente il prezzo dell’affitto da parte dell’Apes (società che gestisce le case di proprietà del comune) di circa cento euro; un affitto che negli ultimi tempi non è più riuscita a pagare.
Alessio invece, ragazzo giovanissimo con un bimbo di quatto anni, aveva preso residenza nella casa popolare del proprio nonno da più di tre anni. Con la scomparsa del parente, l’Apes, nonostante abbia raggiunto il tempo minimo di residenza che consente il passaggio di assegnazione della casa, non gli riconosce la successione.

Dalle prime ore del mattino, decine e decine di abitanti del quartiere si sono avvicinate a portare solidarietà ad Alessio e Franca, determinati a non lasciare le proprie abitazioni e forti della cooperazione tra le diverse situazioni analoghe alla loro.

All’arrivo dell’ufficiale giudiziario e di un dirigente dell’Apes, il presidio e le famiglie si sono fatte trovare davanti ai portoni delle case, con striscioni e megafono, determinati a difenderle.

Rabbia contro arroganza, disperazione di chi non riesce più a sostenere i costi della crisi e dell’indebitamento contro i ricatti delle istituzioni che pretendono sempre più debiti e sacrifici. Sacrifici che diventano insostenibili per le persone che ora più che mai sono disposte a mettersi in gioco e lottare per la causa.

Gli sfratti questa mattina sono stati rinviati di qualche mese, tempo prezioso per trovare delle “situazioni alternative”, secondo l’Apes, ma più prezioso per Alessio, Franca e tutte le persone che si stanno organizzando in città, per mobilitarsi e costruire lotte reali e concrete per il diritto alla casa.
Nuove esperienze di autorganizzazione stanno nascendo spontaneamente nei quartieri popolari, come quella del neonato “Comitato di quartiere Cep, presente questa mattina e che da qualche mese si sta riunendo nella ex-voga occupata dagli abitanti del quartiere, dimostrano, con varie iniziative ludico-sociali-politiche, che la difesa dei propri territori e la costruzione di un nostro comune è possibile.

E mentre l’ufficiale giudiziario e il dirigente Apes, ormai screditati, se ne andavano via con la coda tra le gambe per la sconfitta, il presidio aumentato di numero da diversi passanti e solidali, si è riunito in un’assemblea tra le panchine dei palazzi di S.Ermete.
Un’assemblea che ha rilanciato verso la costruzione di una rete forte di solidarietà attiva e di lotta contro gli sfratti, che vada a intrecciare i diversi quartieri della città dove le situazioni di sfratto aumentano incessantemente, mettendo a discussione uno dei nodi centrali della lotta al diritto alla casa: la conquista di una “sanatoria” per tutti gli sfrattati e gli occupanti di case.

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