Gran Bretagna bloccata: il più grande sciopero da 30 anni
Chiusi scuole, ospedali, tribunali e uffici governativi. Alcune cifre testimoniano la paralisi del Paese in queste ore. Istruzione: il 13% delle scuole pubbliche inglesi aperte, con un altro 13% parzialmente aperto, in Scozia soltanto 30 dei 2.700 istituti statali è aperto, mentre in Galles l’80% delle scuole è chiuso. Trasporti: in Irlanda del Nord sono fermi tutti i treni e gli autobus. Secondo i sindacati, a incrociare le braccia sono 300.000 dipendenti statali in Scozia e 170.000 in Galles. Sanità: in Inghilterra,circa 400.000 dipendenti della sanità pubblica sono in sciopero e 60.000 interventi chirurgici non urgenti, appuntamenti medici ed esami sono stati posticipati. Quasi 40mila dipendenti dell’NHS, il servizio sanitario nazionale, hanno scioperato nella capitale. In servizio la metà delle ambulanze rispetto a un giorno normale. Persino un quarto degli operatori del 999 – il numero delle emergenze – ha incrociato le braccia e già da giorni il servizio avvisava la popolazione di chiamare il numero solo in caso di reali emergenze.
Centinaia tra presidi e cortei si sono svolti in tutto lo Stato, mentre già all’alba sono partiti i picchetti davanti a vari edifici pubblici e alle stazioni dei treni e delle metropolitane. I lavoratori si sono anche schierati davanti agli ingressi del parlamento scozzese a Edimburgo nel tentativo di bloccare o almeno ritardare l’ingresso degli eletti.
A Londra il corteo, composto da almeno 50mila persone, è partito da Victoria Embankment, sulle rive del Tamigi. Nel tardo pomeriggio un folto gruppo di manifestanti di ‘Occupy London’, il movimento contro le banche e la crisi che ha occupato il sagrato di St Paul’s per diverse settimane, ha invaso un edificio nel centro di Londra, nei pressi di Piccadilly Circus. Circa 200 persone sono entrate nell’edificio srotolando uno striscione, ma poi sono state disperse dalla polizia che poi ha circondato i manifestanti con due cordoni di agenti per evitare altre iniziative. Un comunicato di Occupy London afferma che il suo obiettivo era di prendere di mira la sede della società mineraria Xstrata per denunciare che il suo ceo Mick Davies è stato il dirigente più retribuito di tutte le aziende quotate nel Ftse 100.
Il governo britannico si vede obbligato ad imporre le manovre di austerity per cercare di riparare al dissesto dei conti pubblici e far fronte alle minacce di declassamento da parte della agenzie di rating. La riforma, oltre a portare a 67 anni l’età minima per potersi ritirare dal lavoro, contempla l’aumento dell’importo dei contributi e la riduzione degli assegni mensili, visto che l’importo della pensione non sarà più calcolato come media del salario ricevuto negli ultimi anni ma su quello di tutta la vita lavorativa. Se l’intervento di Cameron dovesse andare in porto, la contribuzione alla propria pensione salirà da qui a due anni del 50%, passando dal 6,4 al 9,6% su base mensile. Inoltre il ministro delle Finanze George Osborne ha fatto infuriare i lavoratori congelando i salari fino al 2013 e prevedendo per quell’anno un aumento pari soltanto all’1%. Si prevede che nei prossimi anni a causa della cosiddetta ‘austerity’ nel settore pubblico e nell’indotto saranno addirittura 700 mila i posti di lavoro tagliati. Manovre che sembrano essere una seconda tornata di tagli dopo l’aumento delle rette universitarie che nel 2010 ha portato in piazza gli studenti -e non solo- in tutto il Regno Unito. La dittatura dei mercati finanziari sta quindi facendo sentire il suo peso anche al di là della Manica, in un paese che cerca di nascondere contraddizioni che vanno sempre più ad acuirsi.
Se nel Regno Unito non possiamo ancora parlare di un commissariamento e di un governo delle banche come nel caso italiano, sicuramente dobbiamo rilevare che il premier Cameron ha dovuto soddisfare le richieste di sangue da parte dei mercati finanziari. La risposta dei lavoratori del pubblico impiego si è levata con uno sciopero di massa: quello che viene definito il più grande degli ultimi 30 anni.
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