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Intimidazione della questura: dieci operai della Gesip denunciati a Palermo.

Sconcertante come l’amministrazione comunale risponda alle emergenze sociali della città. Prevedibile invece, l’uso spregiudicato, arrogante e repressivo dell’intimidazione poliziesca. Prevedibile perché venerdì è stata davvero una dura giornata per le forze dell’ordine che hanno dovuto affrontare -muniti di scudo, casco e manganello si intende- la determinazione degli operai che tra blocchi, tentata occupazione della stazione e perfino minacce di suicidio hanno manifestato legittimamente di esser pronti a tutto pur di riavere ciò che gli spetta, il loro lavoro, senza il quale non si riesce “a campari ‘a famigghia”. Questa l’icastica rappresentazione di migliaia di famiglie alle prese con la sopravvivenza nella crisi. Da questo mese infatti i lavoratori della Gesip non percepiranno più il magro stipendio che negli ultimi tre hanno conquistato nelle piazze con la lotta; e la probabilità della cassa integrazione è una fantasia visto che la copertura economica per garantire il lavoro a milleottocento persone è continuamente rimpallata tra comune, regione e prefettura senza alcun risultato. Le uniche risposte reali delle istituzioni in toto, ma dell’anonima e silenziosissima amministrazione comunale soprattutto, sono le camionette di polizia e carabinieri che presidiano notte e giorno l’ingresso del Comune e la vera e propria militarizzazione della zona circostante. Forse dalla questura hanno paura che gli operai in sciopero della fame che dormono nelle tende, assaltino il palazzaccio! Insomma, uno stato di polizia in perfetta sintonia con le perquisizioni di ieri notte.
Non possiamo infine sorvolare sul vergognoso atteggiamento tenuto da molti giornali e/o mezzi d’informazione. Di particolare ilarità, volendo usare un eufemismo, l’articolo di Repubblica, che non solo non dice una parola sull’illegittimità (anche giuridica) del processo alle intenzioni, ma non perde tempo nella stigmatizzazione criminale (con allusioni ad infiltrazioni mafiose) della protesta e vaneggia su una strategia della tensione messa in atto dai lavoratori della Gesip. Del resto avranno riciclato l’articolo di qualche mese fa, quando i blocchi a oltranza dei Forconi cominciarono a preoccupare i piani alti della politica.

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