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La Maternità è una scelta, L’aborto Un Diritto

 

Nonostante l’orario mattutino e il modesto passaggio sono state diverse le persone che hanno espresso la loro solidarietà alle proteste. Sono stati molti anche gli interventi proposti dalle persone intervenute al presidio. Si è infatti voluto denunciare l’incredibile situazione della nostra città, dove l’amministrazione comunale elargisce finanziamenti pubblici a queste organizzazioni ma si dimentica di tante famiglie bisognose, spesso migranti, che hanno perso casa e lavoro a causa della crisi. Sono 30mila gli euro “antiaborto” stanziati dall’amministrazione comunale nel bilancio 2011 per finanziare strutture private gestite da queste benemerite associazioni. Viene spontaneo chiedersi : non sarebbe meglio canalizzare queste risorse verso strutture più competenti che dovrebbero essere neutrali come i servizi sociali ed i consultori?!

 

E’ arrivata il momento di dire basta a questo tipo di provocazioni! E’ per questo motivo che si è deciso di costituire un’assemblea permanete per contrastare e fermare  chi pensa di imporre il proprio punto di vista integralista riguardo ad un diritto duramente conquistato! A tal proposito la nostra presenza il lunedì mattina è garantita ed  è stato fissato un nuovo presidio sabato 23 aprile alle ore 17.00 davanti al Consultorio di Via Molza e un’ assemblea pubblica sabato 7 maggio alle ore 16.00 in Piazza Matteotti a cui sono inviati a partecipare tutti le donne e gli uomini stanchi di questa intollerabile situazione.

 

Pubblichiamo il comunicato dell’ Assemblea in difesa della libertà delle donne:

 

FUORI GLI ANTIABORTISTI DAL SERVIZIO PUBBLICO !!

 

Da dieci anni a questa parte, gli antiabortisti della Comunità Papa Giovanni XXIII (gruppo cattolico vicino al Movimento Per la Vita), si ritrovano di fronte agli ospedali in diverse città d’Italia nei giorni in cui vengono eseguite le interruzioni volontarie di gravidanza.

Anche a Modena, senza che né l’amministrazione sanitaria né il Comune intervengano, ogni lunedì mattina alcuni membri di questa associazione si radunano all’entrata del Policlinico per la cosiddetta “preghiera per la vita nascente”, per loro fondamentale in quanto “non potrebbero non essere presenti sul luogo del martirio di tanti piccoli innocenti nei giorni e nei luoghi in cui si esegue la loro condanna a morte attraverso la pratica dell’aborto legale”. In teoria una preghiera, in pratica una vera e propria manifestazione politica contro la libertà di scelta delle donne e contro la 194 (legge del 1978 che permette alle donne di ricorrere all’IVG nei primi 90 giorni dalla procreazione): gli esponenti di queste organizzazioni distribuiscono volantini, molestano le presunte infanticide e portano cartelli accusatori nei confronti delle donne e dei pochi medici non obbiettori. Poiché questi soggetti si propongono “una radicale revisione della legge 194/78 che porti la Pubblica Amministrazione a rifiutare ogni collaborazione alla pratica abortiva”, è chiaro che ciò che va in scena ogni lunedì è una reale crociata contro l’aborto e un attacco deliberato alla libertà di tutte le donne.

 

Come gruppo di donne e compagne che rivendica incondizionatamente le lotte portate avanti da tutte le donne dagli anni 70 ad oggi, riteniamo inaccettabile che i concetti di autodeterminazione e libertà siano reinterpretati oggi dopo quarant’anni di lotte e conquiste, come frutto di ideologie sbagliate e come pretesa piuttosto che diritto. E i continui tentativi di mettere in discussione la legge 194 sono l’emblema del clima di continui attacchi ai diritti e alle conquiste di tutte noi.

 

Chi decide di sottoporsi a un aborto affronta un processo doloroso, a livello fisico e psicologico: per noi donne la scelta non é mai semplice, come spesso traspare dalla propaganda degli integralisti cattolici, anche se siamo consapevoli di avvalerci di un diritto. Anche per questo è molto grave che proprio in questo momento difficile le donne si trovino esposte ad un’insostenibile tentativo di rieducazione moralista e religiosa da parte di chi da sempre crede di poter controllare il nostro corpo, parlando e decidendo per noi. In perché queste associazioni scompaiono quando donne bisognose decidono di partorire anche in condizioni di difficoltà economiche ma non sono convertibili alla “vera religione”? Ѐ il caso di tante donne migranti che il più delle volte si trovano accusate di irresponsabilità per aver partorito pur non potendoselo permettere con il conseguente invito a rientrare nel proprio paese. Ma poi, certo, potranno tornare se il marito troverà un lavoro in nero, precario e malpagato come schiavo del capitale…. Ghhhhhhhhhhhhhhghgh

 

Ma soprattutto: perché la nostra amministrazione comunale continua a elargire finanziamenti pubblici a queste organizzazioni? Finanziare strutture private non significa offrire servizi migliori ma togliere risorse a strutture più competenti che dovrebbero essere neutrali come i servizi sociali e i consultori. Che dire dei 30mila euro “antiaborto” approvati dall’amministrazione comunale per il bilancio 2011? Quali madri aiuteranno e a chi sarà dato l’appalto per la gestione dei casi? Forse alla Papa Giovanni XXIII che già ha una convenzione con il consultorio di Modena per seguire le maternità difficili? Ci piacerebbe avere presto una risposta e ricevere qualche dato sull’entità dei soldi pubblici intascati negli ultimi anni da questa benemerita associazione.

 

Nelle prediche della Comunità Papa Giovanni XXIII gli embrioni e i feti sono bambini, le donne sono solo mamme, ventri contenitori di bambini, così come le coppie sono sempre e comunque etero e la famiglia occidentale e cattolica. E da quì il passo è molto breve per eguagliare l’aborto a un vero e proprio omicidio.

DICIAMO BASTA A QUESTE PROVOCAZIONI: ricordiamo che la legge 194 è stata approvata il 22 maggio 1978 dopo anni e anni di lotta da parte di tantissime donne di cui siamo fiere di essere eredi: CONTINUIAMO A LOTTARE PERCHЀ NON VENGA PIÙ ATTACCATA

 

LA MATERNITÁ Ѐ UNA SCELTA E L’ABORTO UN DIRITTO.

 

LA LIBERTÁ DELLE DONNE NON SI TOCCA!!

Assemblea in difesa della libertà delle donne

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