Lagalla: da sceriffo a sindaco
Dopo lunghe schermaglie amorose è ormai certo il matrimonio, d’amore si ma anche d’interesse, tra il nostro Magnifico Lagalla e la destra cittadina. Dopo l’imprimatur di Angelino Alfano (leader in fieri e ancora in cerca della piena legittimità) che, ormai alcuni giorni fa, aveva dato stura alle fisiologiche polemiche di riassesto degli assetti di potere e per le speranze disilluse dei vari candidati potenziali e dei loro feudi. La leggera maretta pare essersi già esaurita e Lagalla già si muove come candidato sindaco in pectore tentando di attestarsi come figura super partes lontana dalle paludi della politica in cui ha però lungamente sguazzato durante l’intero corso della sua carriera. Uomo del governo Cuffaro e rettore della facoltà di medicina (con tutte le opacità legate al policlinico universitario e all’enorme massa di denaro che vi gira attorno) tenta di ricostruirsi una verginità spacciando il consociativismo da vecchio democristiano come distanza dalle brutture della politica tentando, come chi imbelletta un porco, di rappresentare il peggio del peggio della tradizione politica italiana come positiva novità.
La rappresentazione, fallace per se seppur accuratamente orchestrata, mostra già delle crepe. Prima di cominciare dovrebbe far storcere il naso l’appoggio, sostanzialmente immediato, del gotha pdellino (con le sole eccezioni, cui già s’accennava, di Vizzini e Scoma offesi nelle loro ambizioni personali) ma anche l’operare del Magnifico come rettore mostra ciò che riposa sotto la facciata di ipocrita bonomia. E così tutta la vicenda della riorganizzazione dell’assetto statutario universitaria con le vicende della commissione statuto, vicenda non dissimile a quanto accade nel resto d’Italia ma che stride con quanto veniva dichiarato nei giorni della mobilitazione studentesca. Ma soprattutto si colora di una luce nuova (anche se certo non sconvolgente) tutta la vicenda dello sgombero di Anomalia che si spoglia di tutte le fole legalitarie e le altre banalità prodotte dall’ufficio stampa del rettorato, sempre più in imbarazzo di fronte all’insostenibilità delle tesi prodotte, per far emergere la cruda rozzezza dell’attacco di un luogo che ha costruito parte dell’opposizione sociale ai gruppi di potere che sponsorizzano lo Sceriffo Lagalla.
Si prospetta un cambio di consegne interessante a palazzo delle aquile, dall’assenza imbarazzata ed imbarazzante di Cammarata alle ambiguità ipocrite di Lagalla. Ad aspettare chiunque occuperà quella poltrona resterà la rabbia di una città che non può più sopportare quietamente gli sfaceli che crisi ed amministrazione gli rovesciano addosso.
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