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Nuova occupazione abitativa a Palermo. La sollevazione continua

Il gruppo di occupanti è formato dai sedici nuclei familiari recentemente sgomberati da una palazzina privata in via Calvi dopo che da cinque mesi vivevano nello stabile tenuto chiuso dal ricco proprietario per più di ventisette anni. Furono allora costretti ad accamparsi per tre giorni e tre notti sotto il Comune della città senza neanche che il sindaco si degnasse di incontrarli. Non sono valse le difficilissime condizioni in cui queste famiglie versavano avendo a carico tantissimi piccoli figli (ventotto) e donne incinta. L’unica risposta del primo cittadino, Leoluca Orlando, è stata infatti quella della criminalizzazione di chi occupa e i soliti richiami alle “regole delle graduatorie” tacendo dunque sul crescere costante e inesorabile dell’emergenza abitativa nella “sua “città, sull’assenza di soluzioni da parte istituzionale, sull’inefficacia di tali regole.

Così, dopo quel presidio, le famiglie decisero di occupare una prima palazzina, sita in piazza Verdi, di proprietà della curia. Vi era infatti la necessità di provvedere immediatamente ai bisogni di chi proprio non poteva permettersi di restare senza un tetto sotto cui ripararsi. Ma anche in questo caso la sordità del potere è emersa in tutta la sua miseria. L’ incontro con l’arcivescovo di Palermo Romeo ha infatti palesato quanto la rendita patrimoniale di palazzinari e potenti (la Chiesa in questo caso) sia più importante dei diritti fondamentali delle persone; di quelle in difficoltà in particolare. L’arcivescovo non solo rifiuta di considerare la proposta fattagli dagli occupanti di utilizzare i beni immobili della Chiesa per tamponare l’emergenza abitativa ma, addirittura, nega anche che la curia possegga questa beni.

Veniamo così all’occupazione di oggi pomeriggio (guarda caso proprio di un bene di proprietà ecclesiastica). E veniamo al suo senso più profondo. Non possiamo infatti non collegare i fatti odierni con i processi di risveglio innescati dall’assedio del #19o e dalla mobilitazione che il 15 novembre prossimo vedrà i movimenti sociali di Palermo assediare la città da loro ribattezzata come la “capitale europea di emergenza abitativa e disoccupazione” per sottolinearne la drammatica condizione sociale e ironizzare sugli investimenti comunali sulla candidatura a “capitale europea della cultura 2019”. La situazione sociale palermitana, il ritorno sulla scena politica di un dibattitto sull’emergenza abitativa nel paese fanno da sfondo a questa vicenda. La mobilitazione nazionale del 19 ottobre e il ritrovato protagonismo di soggetti sociali non più disponibili a mediazioni e ricatti ne fanno invece il motore pulsante. Di fronte all’inutilità e all’opportunismo politico-istituzionale infatti, la riappropriazione diretta rappresenta l’unica soluzione possibile per l’affermazione dei diritti. Così occupare non solo è legittimo, ma diventa anche l’opportunità per riscrivere le cartografie delle nostre città non lasciando agli speculatori il diritto di decidere sulle vite di tantissime persone.

La crisi, lo abbiamo sempre detto, richiede un radicale cambio di prospettiva e di passo. In centinaia di migliaia si è scesi in piazza a Roma proprio per ribadirlo. Stop immediato a sfratti e sgomberi, un nuovo piano straordinario per l’edilizia popolare e la rivalutazione in termini di utilità pubblica degli stabili inutilizzati: molto diverso dalla svendita del patrimonio pubblico immobiliare proposto con arroganza dai partiti in queste settimane. Molto diverso, certamente più utile!

E la sollevazione continua….

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