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Oltre il #19O continua l’assedio nei territori.

Abbiamo lasciato l’acampada di Porta Pia, dopo una notte di riappropriazione e festa, col pensiero già proiettato verso le lotte che porteremo avanti nel nostro territorio, a Modena e in provincia. Il percorso conflittuale che da tempo abbiamo intrapreso, dopo il #19O, non può che assumere un valore differente anche agli occhi di coloro che ci considerano soggetti “inclini alla ribellione”. Del resto i fatti li stanno smentendo; i numeri e la composizione della manifestazione romana hanno esplicitato forte e chiaro che tante e tanti non si sentono più rappresentati da una classe politica miope e concentrata esclusivamente sui propri giochi di potere e hanno capito che, nello scenario desolante di una crisi imposta dall’alto, l’unica strada possibile è quella della riappropriazione attraverso il conflitto, che rifiuta i compromessi o le trattative al ribasso. Anche nella provincia di Modena tutto ciò era stato anticipato proprio dalle recenti mobilitazioni (il blocco del traffico praticato dai terremotati della Bassa, il blocco degli sfratti ancora nel cratere, il blocco dei camion davanti all’inceneritore e le prime sollevazioni nel mondo della logistica modenese) che ci hanno visto attori primari insieme ai molti che anche sul nostro territorio sono stanchi di delegare ma vogliono riprendersi il proprio presente e decidere come sarà il futuro.

La crisi in corso non sta risparmiando neanche la ricca Modena e cominciano a diventare evidenti le incrinature di un sistema di governo che per lungo tempo è riuscito a garantire un livello di benessere relativamente generalizzato in cambio di consenso, omologazione e controllo sociale. Ora “il partito che ti da una mano” non c’è più, impegnato a gestire le mille contraddizioni interne che lo affliggono e sempre più a corto di mezzi. Man mano che i problemi in ambito economico e sociale aumentano, anche la “rossa” Modena si sta svegliando dal lungo sonno socialdemocratico. Diverse componenti cittadine stanno già facendo i conti con i risvolti di un sistema in crisi, dai problemi abitativi, al lavoro che diminuisce, alla scuola sempre più funzionale alle esigenze del capitale piuttosto che a quelle degli studenti, a speculazioni di varia natura a scapito del territorio.

Per questo l’assedio ai palazzi del potere non può esaurirsi con l’acampada di Porta Pia, ma al contrario pensiamo che proprio dall’esperienza romana si debba ripartire anche sul nostro territorio. La riappropriazione dei diritti non può che avvenire attraverso la sollevazione dal basso e coloro che lo abitano, che non si sentono rappresentati dalle politiche di chi lo governa, devono fare rete e lottare per abbattere un modello di governance che rifiutano, ripensado insieme un nuovo approccio a partire dalla gestione della città.

I prossimi mesi saranno intensi nelle mobilitazioni e ricchi di prospettiva sul fronte delle lotte per la ricostruzione della Bassa, per una scuola differente, al fianco dei lavoratori della logistica, per il diritto alla casa, contro devastazioni e speculazioni che affliggono il nostro territorio e, naturalmente, su quello delle lotte per la riappropriazione di spazi.

Sembra un paradosso ma in un contesto di assedio e sollevazione lo spazio sociale assume una valenza paritaria col resto degli obiettivi che ci poniamo. Infatti, come abbiamo già scritto, oggi possiamo considerare Modena il nostro grande centro sociale!

#19O e oltre per UNA SOLA GRANDE OPERA: CASA E REDDITO PER TUTTI.

N.etwork A.ntagonista M.odenese

Da: www.saoguernica.org

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