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Se scade la Cig i lavoratori Gesip bloccano Palermo

Nonostante fosse scaduto il termine dell’ultimo accordo che prevedeva una parte della cassa integrazione in deroga pagata dall’INPS e una parte divisa tra casse comunali e regionali, i lavoratori si sono presentati in massa sotto l’ufficio per firmare il registro presenze e svolgere le mansioni di servizio alla città. Ma le affermazioni dell’Ufficio Risorse Umane sono state lapidarie: finché (o meglio se) non verrà rinnovata la Cig i dipendenti dovranno fermarsi.

Nulla di più falso! Un centinaio di lavoratori si sono infatti mossi immediatamente a bloccare il grosso flusso di traffico della vicina via Crispi, che fiancheggia il mare nella parte centrale di Palermo, portando così alla congestione stradale sia della zona attorno al porto, sia dell’intero centro cittadino e costringendo i vigili ad interrompere la novella isola pedonale di via Maqueda. Dopo di ciò si sono diretti al municipio in cerca di risposte dall’amministrazione comunale.

Da oggi in pratica i 1700 lavoratori della partecipata del comune di Palermo sono sospesi dal servizio e senza alcun reddito. In più i servizi svolti sono o completamente scoperti (come la cura del verde cimiteriale o il supporto in alcuni uffici) o appaltati a terzi (come la gestione del canile e il trasporto dei disabili) aumentando le uscite e soddisfacendo nuovi amici. Di fronte a tutto ciò l’unica risposta che è arrivata dal sindaco in viaggio all’estero è stata la data di un incontro per giovedì 3 luglio e le voci di tante promesse provenienti dal ministero del lavoro e dal governo regionale circa la possibilità di una nuova deroga alla cassa integrazione.

Nel frattempo però i piani di Orlando per smantellare il bacino di dipendenti della partecipata non vanno a gonfie vele e sia i prepensionamenti che la mobilità orizzontale verso altre aziende a partecipazione comunale non raggiungono i numeri sperati da u’ papà, ormai praticamente passato all’ala renziana del PD. Dall’altro lato il ministro del lavoro Poletti prova a spingere sulle direttive che vogliono una drastica riduzione degli ammortizzatori sociali.

Così rispetto all’incertezza e alle minacce di soli tre mesi di ulteriore cassa, o di una riduzione della stessa a 500 euro mensili, una sola certezza è quella che resta: la mobilitazione dei lavoratori Gesip.

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