Palermo, diritto alla casa: forse Orlando si è svegliato
Era ora. Tanti mesi di lotta e finalmente arrivano le prime risposte. Anzi, al momento solo annunci; ma annunci istituzionali che ancora una volta confermano quanto le piazza possano e sappiano dettare agenda politica e strategie amministrative. Leoluca Orlando, sindaco della nostra città, Palermo, ha rilasciato qualche ora fa alcune dichiarazioni che vanno proprio nella direzione di una prima, insufficiente ma significativa, presa di posizione. «Sono pronto a requisire gli appartamenti e gli alloggi delle opere pie e revocare le concessioni alle associazioni e ai circoli degli amici degli amici per risolvere l’emergenza abitativa di Palermo» e aggiunge “sto valutando, di far cambiar musica alla Regione ed ottenere che gli immobili pubblici siano effettivamente destinati alla pubblica utilità. Prevediamo, oltre ad un contributo alloggiativo, un inventario del patrimonio immobiliare che comprenda anche i beni confiscati alla mafia e tutti quelli appartenenti alle Ipab “. C’è una potenziale doppia vittoria per i movimenti sociali che lottano sul fronte-casa. Da un lato infatti la politica cittadina prende ufficialmente atto di un’emergenza per troppo tempo taciuta; lo stesso riconoscimento che ha spinto l’amministrazione comunale a convocare una seduta straordinaria del Consiglio Comunale proprio su questi temi (seduta che raggiungeremo mercoledì in corteo alle ore 17.00). Dall’altro lato va notato come alcune delle “intenzioni” del primo cittadino Orlando accolgano direttamente alcune delle nostre proposte (inventario, beni confiscati, requisizione dei beni delle opere pie) nelle tante manifestazioni, iniziative, incontri. Ora che Orlando parla di “indigenti” a proposito dei senzacasa e annuncia l’imminente fine dell’emergenza abitativa (a noi sembrano soluzioni ancora nebulose e parziali) possiamo quindi dire che nostra lotta ha provocato quello scossone dentro i palazzi del potere che da tanto cercavamo. Dalle prime manifestazioni contro gli sgomberi dello scorso anno, conditi da dichiarazioni contro chiunque occupi, fino al riconoscimento dello stato di fatto (l’emergenza sociale, appunto) sono passate tantissime occupazioni, presidi e cortei. Ciò è potuto avvenire grazie ad un radicale cambio di passo, non dell’amministrazione e del sindaco, e neanche di soggetti-terzi, di professionisti politici o sindacalisti impegnati nella triste arte della mediazione: se oggi si fanno passi in avanti lo si deve esclusivamente alla tenacia e al protagonismo diretto di senzacasa e occupanti che hanno riempito strade ed edifici pubblici abbandonati; la ricetta, insomma, è fatta di persone, giovani, famiglie che hanno deciso di sfidare istituzioni e media (la retorica dei giornali sulle “infiltrazioni mafiose”, alimentate anche da associazioni in cerca di visibilità) per affermare un diritto fondamentale senza alcuna mediazione possibile perchè impossibile è mediare sulla possibilità di avere un tetto stabile sotto cui vivere. Occupazioni di case e cortei stanno diventando momenti di partecipazione e lotta politica collettiva in cui sono gli stessi senzacasa a narrarsi, a trovare le soluzioni dell’emergenza e a prendere la parola senza affidare questa a chiunque cerchi sterili compromessi.
Certamente, essendo ancora sul piano degli annunci relativi a provvedimenti che comunque, da soli, non basterebbero, Orlando non ha ancora spiegato come intenderebbe poi riassegnare questi possibili “nuovi” spazi;
E’ di pochi giorni fa, inoltre, la notizia della nomina del nuovo responsabile dell’ Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia. L’assenza di questa figura istituzionale è stata per molti mesi l’alibi del Prefetto per non convocare un tavolo straordinario sull’emergenza abitativa che noi chiediamo da mesi. Adesso non ci sono più scuse, ed è ora che il Prefetto convochi un tavolo interistituzionale sull’emergenza casa a Palermo.
Restano più che mai pressanti le urgenze legate agli sfratti e allo spauracchio di possibili sgomberi; e poi ci sono il Piano casa e l’articolo 5. insomma, siamo ancora all’inizio e la lotta per la ripresa dei nostri diritti è ancora molto molto lunga. Ma chi ben comincia…
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