Quale referendum? I sindaci toscani riprivatizzano l’acqua
Il 14 giugno nelle strade delle nostre città i manifesti che recitavano ‘Grazie’ a caratteri cubitali con in basso a destra i simboli dei partiti del vecchio Ulivo non si contavano. Una contraddizione e un paradosso che erano emersi pienamente la sera del 13 giugno, quando Rai Tre invitò in studio, a commentare i risultati su acqua, servizi pubblici locali e nucleare nientemeno che Pier Luigi Bersani, con i comitati che festeggiavano in Piazza Bocca della Verità a gridare “Non ci rappresenta nessuno” alle telecamere di Bianca Berlinguer. Sono passati molti mesi da allora, e a livello territoriale il centrosinistra continua a parlare – e agire – con la lingua biforcuta.
L’ultimo episodio che ha fatto infuriare i comitati per l’acqua pubblica è stato il voto, martedì scorso, di una proroga della concessione ai privati della gestione dell’acqua in buona parte della Toscana. A votare il contestatissimo – e illegale, visti i netti risultati referendari – provvedimento sono stati alcune decine di sindaci dell’Ato (Ambito territoriale ottimale) n°2 del Basso Valdarno, che comprende 57 comuni inclusi nella provincia di Pisa e in quelle limitrofe.
I solerti amministratori, per la maggior parte espressione di giunte a guida PD – Sel – Idv, hanno rinnovato la concessione alla Acque Spa nientemeno che fino al 2026! Per salvarsi la coscienza ed alzare una cortina fumogena sul loro operato i 57 amministratori hanno inserito, all’inizio della loro delibera, una dichiarazione di principio a favore della ripubblicizzazione che alla luce delle loro decisioni suona più che beffardo.
Riportiamo qui di seguito il documento votato – all’unanimità! – dai 57 sindaci dell’Ato 2 della Toscana.
I Sindaci dell’ATO n. 2:
– confermano la volontà e la necessità politica di dare seguito alle ragioni ed allo spirito dell’esito referendario del 12 e 13 Giugno 2011;
– esprimono forte preoccupazione per il pesante vuoto normativo in materia di definizione del nuovo metodo di calcolo della tariffa del servizio idrico integrato a causa della colpevole inerzia del Governo di centrodestra fintanto che è rimasto in carica con ciò vanificando e non attuando nei fatti l’espressione popolare emersa con il voto referendario;
– ricordano che tale inerzia compromette nell’immediato, gli investimenti strategici nel settore, e nel medio termine, il mantenimento di standard soddisfacenti nell’erogazione del servizio per le possibili ricadute sul piano occupazionale e su quello economico nell’ambito dell’indotto del servizio idrico;
– sostengono l’azione avviata dall’ATO2 e dalle altre autorità d’ambito italiane rappresentate nell’ANEA, nei confronti anche del Governo in carica affinché siano rimosse, attraverso provvedimenti urgenti, tutti gli elementi di possibile indeterminatezza, e sia data risposta concreta alle esigenze poste con chiarezza dall’esito referendario nonché alle possibili alterazioni economiche che si potrebbero determinare all’interno dei contratti di affidamento del servizio idrico;
– ritengono necessario salvaguardare e rafforzare il controllo pubblico dei servizi opportunamente definiti “di interesse pubblico”, compreso quindi quello idrico, al fine di mantenere sempre al centro dell’attenzione l’interesse della collettività e dei cittadini.
– ritengono che la Regione Toscana debba assumersi le sue responsabilità in materia di organizzazione delle Autorità Territoriali Ottimali;
– sollecitano il Governo ed il Legislatore nazionale ad esaminare e concretizzare con somma urgenza le modalità di attuazione delle decisioni referendarie;
– invitano a promuovere la trasparenza assoluta di tutti gli atti a portata generale approvati dall’ATO (affidamenti, articolazioni tariffarie, quote di partecipazioni societarie, CdA, bilanci con relativa relazione) dandone adeguata pubblicità;
– riconoscono ogni utente del servizio idrico integrato, come soggetto portatore di interessi ai sensi della legge 241/90 cui deve esser garantita un’ informazione ampia, trasparente e facilmente accessibile circa i soggetti gestori del servizio idrico integrato e i relativi contratti di affidamento;
– sostengono il ruolo dell’ATO nel ricercare un sempre migliore equilibrio economico-finanziario del servizio e degli investimenti che si devono sempre più configurare come strumento al servizio delle scelte strategiche degli interessi pubblici;
Allo stesso tempo i Sindaci prendono pur tuttavia e responsabilmente atto che a seguito del lungo ed articolato lavoro istruttorio di Revisione ordinaria del Piano si evidenzia una insufficienza delle risorse economiche destinabili agli investimenti, anche a seguito di investimenti (o maggiori costi degli stessi) originariamente non previsti, ma indifferibili e urgenti.
Dall’istruttoria tecnica prodotta infatti emerge che:
– il fabbisogno economico per realizzare tutti gli investimenti previsti dal piano di Ambito per il periodo 2011-2021, infatti, ammonterebbe a 871 milioni di euro mentre le disponibilità del piano di ambito attuale si attesterebbero a 384 milioni di Euro. A tal fine si rende necessario limitare il deficit di risorsa disponibile per garantire gli interventi strategici e necessari alle reti ed agli impianti dato il contesto giuridico ed istituzionale attuale che ancora sconta l’inattività degli organi competenti a seguito dei referendum;
– per soddisfare, infatti, l’ingente bisogno di investimenti, a seguito dell’istruttoria economica e giuridica, non appaiono praticabili le ipotesi di aumento della tariffa e della riduzione del canone di concessione destinato ai comuni. Nel primo caso l’aumento della tariffa sarebbe in misura superiore a quanto previsto dal metodo normalizzato e, quindi, illegittimo. Nel secondo caso, la riduzione dei canoni di concessione porterebbe il valore attuale degli stessi al di sotto del valore dei mutui precedentemente contratti dai Comuni e dalle aziende preesistenti e che devono essere restituiti;
– sarebbe, altresì, illegittimo un provvedimento col quale l’ATO pretendesse di imporre al Gestore un pacchetto di investimenti necessari senza una corrispondente misura di riequilibrio economico e finanziario del contratto, alla quale l’ ATO è tenuta per legge ed in base alla convenzione di gestione. Del resto, l’altra soluzione teoricamente ammissibile, la mancata realizzazione degli investimenti, produrrebbe conseguenze sul piano giuridico (mancato rispetto di obblighi) e su quello della qualità della vita del nostro territorio;
– l’unico strumento residuo possibile per individuare una misura di riequilibrio economico–finanziario che consenta il finanziamento degli investimenti così individuati come necessari risulta pertanto costituita dall’estensione della durata della gestione, nella misura strettamente necessaria appunto a consentire il recupero degli oneri conseguenti ai maggiori investimenti in questione;
– tale estensione della durata della gestione, anche nella prospettiva dell’ATO unico regionale, tenderebbe ad armonizzare la scadenza della concessione con quella degli altro ATO toscani. In ogni caso, questa decisione è stata assunta dopo vari incontri sul territorio con tutti i Comuni. Inoltre, la proroga è sottoposta a condizione sospensiva la cui realizzazione comunque verrà verificata dall’Autorità di Ambito entro il 30/04/12.
Si riconferma il proprio impegno politico teso a sollecitare le autorità competenti perché siano individuate soluzioni giuridiche ed economiche utili e necessarie a dare piena attuazione agli esiti del referendum svoltosi il 12 e 13 Giugno 2011 sul tema della remunerazione del capitale investito nella tariffa prendendo altresì ed al contempo atto della prioritaria necessità che gli investimenti sugli impianti e sulle reti così come individuati nel piano di ambito siano condizione necessaria per l’erogazione efficace, efficiente ed economica del servizio idrico, lasciando al soggetto legittimato a seguito dell’approvazione della proposta di legge regionale sul riordino degli Ato la decisione finale.
La notizia ha fatto andare su tutte le furie il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua. Ecco il loro comunicato del 7 di dicembre:
Ato 2 Toscana, i padroni dell’acqua votano a favore dei predoni dell’acqua
Non è servito né il voto di 27 milioni d’Italiani, né la presenza di una sessantina di cittadini/e dell’ATO 2 a far cambiare idea ai/alle nostri/e amministratori locali.
Oggi martedì 6 dicembre si è riunita d’urgenza e a porte chiuse, l’assemblea dei sindaci dell’ATO2 per votare la proroga di 5 anni (dal 2021 al 2026) della concessione già ventennale della gestione del servizio idrico dei 57 comuni della nostra zona, facendo così un regalo ai privati di Acque SpA… e garantendo altri anni di profitti su un bene primordiale come l’acqua. Oltre alla dubbia legalità dell’operazione, che rischiamo di pagare duramente in futuro visto che il capitolato della gara d’appalto internazionale prevedeva una scadenza di 20 anni per “potere ammortizzare gli investimenti….”, questa votazione va contro il referendum del 12 e 13 giugno nel quale 1.700.000 Toscani/e hanno detto chiaramente che il privato e il profitto devono stare fuori dalla gestione dell’acqua. Questa decisione presa all’unanimità dai sindaci dell’ATO 2 che in teoria ha funzione di “controllo del gestore” ed è a meno di un mese dalla sua scomparsa, ci sembra poco rispettosa della volontà dei cittadini che hanno partecipato massivamente alla consultazione referendaria.
E’ questo il modello di Democrazia che vogliono fare rispettare i nostri sindaci? E’ questo il modello partecipativo del quale si vanta la Regione Toscana che da parte sua sta per votare una legge per creare un ATO (Ambito Territoriale Ottimo) regionale unico per l’Acqua composto da 285 comuni in vista del gestore unico privatizzato, estromettendo una volta di più i/le cittadini/e dai centri di controllo locali? Acea, Monte dei Paschi di Siena, Suez e Caltagirome comandano e i sindaci, obbedienti, deliberano. Volevano la proroga della concessione, a dispetto del referendum, e l’hanno ottenuta. In disprezzo alla democrazia e alla volontà di tutti noi.
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