Senzacasa occupano l’assessorato alle attività sociali di Palermo. Paolo e Luca liberi!
Stamattina, infatti, una cinquantina di persone tra quanti a Palermo hanno trovato nell’occupazione di immobili abbandonati il modo per godere di un diritto all’abitare che le istituzioni non sono in grado di garantire, hanno occupato gli uffici dell’Assessorato di via Garibaldi. Dopo le dichiarazioni dei mesi scorsi circa la ripartenza nelle assegnazioni dei beni confiscati alla mafia alle circa 1500 famiglie che compongono la lista di emergenza abitativa, dopo l’assegnazione al Comune di Palermo di 127 immobili da parte dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla mafia, e dopo la pubblicazione del bando comunale per il “contributo disagio alloggiativo”, il comitato Prendocasa è tornato a fare sentire le proprie ragioni.
Ed è tornato a farlo invadendo l’edificio dell’assessorato e bloccandone le attività, contando sulle proprie forze e ragionando su come intercettare altre soggettività che subiscono i costi della crisi. Così come avverrà tra una settimana, il 16 ottobre, giorno dello sciopero sociale, così come anche Paolo e Luca agivano prima di essere messi ai domiciliari come misura cautelare lo scorso maggio. Ecco il significato di quello striscione che oggi sventolava dai balconi dell’assessorato: Paolo e Luca domani, a Roma, saranno nuovamente in tribunale per vedersi o meno confermate le misure cautelari, intanto però la loro lotta continua nelle mobilitazioni di quanti non sono disposti ad accettare di vedersi negare il proprio diritto all’abitare dagli speculatori presenti in ogni città e di quanti pensano che il modo migliore per esprimere loro solidarietà sia quello di essergli complici continuando nella stessa direzione.
«Ormai da sin troppo tempo attraverso cortei, presidi, occupazioni di uffici preposti chiediamo che Prefetto e amministrazione si interessino realmente all’emergenza abitativa che grava su un sempre maggior numero di famiglie palermitane. Sono passati mesi e ancora le parole e le promesse sventolate ai media non si sono trasformate in fatti e in tetti sicuri sopra le nostre teste. Oltre al blocco immediato di sfratti e sgomberi riteniamo che misura da attuare immediatamente sia quella dell’assegnazione alle famiglie in lista d’emergenza di quei tanto decantati 127 immobili destinati al Comune di Palermo lo scorso 25 settembre. Non siamo più disposti ad aspettare. È necessario che istituzioni e organi di potere si prendano le proprie responsabilità», ha affermato Emiliano Spera, portavoce del Comitato.
Insomma la pazienza è finita e con quella il tempo concesso alle parole di Orlando e della sua giunta: entro settembre sarebbero dovuti essere assegnati dieci immobili ad altrettanti senza casa, mentre il numero di assegnazioni resta fermo a ZERO durante tutta l’amministrazione Orlando nonostante alla stessa amministrazione siano stati assegnati immobili da parte dell’Agenzia per i beni confiscati; le misure tampone sarebbero dovute essere abbandonate per favorire una visione che mirasse ad attaccare alla radice un problema che vede oltre 10000 persone in lista per l’assegnazione di una casa popolare, eppure l’unica misura che sta per essere finanziata è quella del “contributo per il disagio alloggiativo”, un assegno annuale utile solo a sperperare le risorse comunali e a rimpinguare il mercato immobiliare e le tasche dei privati; il Comune si sarebbe dovuto far portavoce verso la Prefettura, la Curia e gli altri proprietari interessati affinché venissero interrotte le procedure di sgombero degli immobili occupati fino alla risoluzione dell’emergenza abitativa, ma ancora nulla è stato registrato.
Il tutto in una situazione che conta circa 40000 immobili sfitti sul territorio cittadino, dei quali migliaia di proprietà pubblica, insomma uno scenario surreale se non fosse l’amara realtà in cui istituzioni e politiche nostrane vogliono relegare chi, nei disegni del capitalismo della crisi, è destinato ai margini quando non alla completa esclusione.
Ma oggi, come tra pochi giorni per lo sciopero sociale del 16, una composizione eterogenea comprendente migranti e famiglie, giovani e anziani, è tornata ad affermare la propria rabbia e la propria determinazione a non subire le scelte di chi non fa altro che continuare a scaricargli addosso i costi di una crisi prodotta dagli stessi interessi che mantengono sfitte case e immobili.
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