Siamo tornati al 77!
Nel ’77 , almeno un Movimento c’era, che dava battaglia agli effetti dell’insorgernza del globalismo, che attraverso i governi del “compromesso storico” e i sindacati della “politica dei sacrifici”, sviluppava la perdita di stabilità e delle garanzie, mutuando lavoro precario e nero, riducendo welfare e diritti.
Oggi, dentro la pienezza di ricette europee condite esclusivamente con austerity,precarietà ,distruzione di welfare e diritti, un movimento a carattere europeo va creato, dentro e oltre la convergenza delle molteplici realtà conflittuali, pena la soccombenza sociale e la riduzione allo status di sudditi.
Dentro il semestre italiano di presidenza UE, una occasione ci è fornita dalla convocazione l’11 luglio a Torino del vertice UE sulla ” disoccupazione giovanile”.
Intanto perchè una risposta popolare la merita questa provocazione indetta dai carnefici dell’occupazione stabile. Secondo poi, perchè proporre soluzioni materiali alla mancanza di lavoro e reddito- a maggior ragione nella crisi strutturale – è il compito strategico a cui l’insieme delle forze conflittuali non può sfuggire,pena l’inconcludenza.
L’assemblea del 31/5 a Torino e le conseguenti conclusioni hanno avviato il percorso, che attraverso la strabocchevole chiamata ultranazionale dell’ 11luglio a Torino, le varie iniziative previste dal “controsemestre” di presidenza italiana UE, e quelle europee contro il trattato TTIP”che impone la preminenza del mercato su tutto”, sono in grado di imprimere una accelerazione al posizionarsi di un autentico movimento di opposizione al liberismo imperante.
In questa partita la Confederazione Cobas e gli atri sindacati di base contribuiscono, intanto convocando per l’11 luglio lo Sciopero Generale ” contro il sistema della disoccupazione,precarietà,povertà”( operando affinchè lo sciopero possa diventare europeo), e allo stesso tempo rafforzando l’incontro tra le generazioni di “lavoratori stabili” e quelle del ” lavoro precario”, trovando la convergenza sul diritto al reddito ” lavoro o non lavoro” ed anche sulle necessarie trasformazioni sociali intese a travolgere questo iniquo sistema.
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