InfoAut
Immagine di copertina per il post

Start-upper e black bloc

Ma non finisce qui. Perché della categoria generazionale se ne fa un utilizzo qualitativo ed intensivo oltre che estensivo e di incidenza quantitativa. Tutto concorre, in queste narrazioni, alla costruzione sociale del giovane come stadio del nichilismo compiuto, una specie di groviglio di pulsioni autolesionistiche e violenza scriteriata condite dall’ossessione per l’apparenza e la spettacolarizzazione di sé. Modello di riferimento fra i tanti è Piazza Pulita che non a caso dedica la sua puntata a “giovani sconfitti e generazioni senza speranza”. In questa definizione la precisa volontà di far transitare la sconfitta di un intero modello di società da chi la genera a chi la paga, più che semplice malafede esprime un preciso paradigma di responsabilizzazione individuale – lo stesso che sorregge la retorica dei sacrifici per tutti. E ci suggerisce quantomeno un’ipotesi di lettura sulla sociologia d’accatto di cui sopra: che ai fini di questo uso transitivo della sconfitta politica e della crisi (della loro sconfitta, della loro crisi), il ritratto apocalittico di una gioventù bruciata sia quanto mai funzionale.

Di tutto l’arsenale discorsivo sfoderato nel corso della trasmissione un elemento è più rilevante degli altri ai fini del nostro discorso. Nel bel mezzo della puntata, con un accostamento degno di un collage dadaista, veniamo proiettati dalla piazza romana ad uno studio milanese brulicante di giovani lavoratori e fermento creativo. È un’impresa di co-working, ci viene spiegato, dove 450 persone possono lavorare 24oresu24 7giornisu7 (sic!) per sviluppare start-up. Il filo di Arianna di questo volo pindarico è presto svelato: delle decine di migliaia di giovani presenti sabato a Roma, “ben” 150 erano lì per partecipare a tutt’altra manifestazione, “Start-up weekend”, dove chi voleva “creare nuove imprese” invece di “andare a manifestare o stare in vacanza” poteva farlo… Di lì in avanti si dipana la costruzione di una polarizzazione fondamentale: quella fra start-upper e occupanti di case, fra produttori di reddito e lamentosi questuanti, fra coloro che, mettendo a valore competenze/formazione/capacità diventano liberi creatori del proprio futuro e quanti (forse intrappolati da un determinismo di natura?) parassitano il corpo collettivo della società domandando un maggior intervento statale a tutela dei propri diritti. In pochi minuti, complice qualche raro campione d’umanità intervistato dall’inviata, si costruisce il paradigma di una gioventù autoimprenditrice, antitetica a quella che ha riempito le strade di Roma sabato, portatrice di un modello di fuoriuscita individualista dalla crisi e fautrice di istanze neoliberiste e di riduzione dell’ingerenza statale. Niente di meno, dunque, che un confronto in grande stile fra gli interpreti di un agile e dinamico sistema di workfare basato sul merito e la messa a valore del proprio capitale umano su scala globale e i sostenitori fuori tempo massimo della mega-macchina di un welfare paternalistico e nazionale.

Che la mitologia delle start-up come via creativa per il rilancio della crescita sia un’ideologia propagandata (coralmente) dagli ultimi governi è indubbio; altrettanto indubbio è, tuttavia, che la sua funzione si avvicini più a quella di dispositivo-tampone nei confronti della precarietà dilagante fra giovani laureati, alla propaganda di un modello di disoccupazione produttiva utile alla diffusione di forme di lavoro non salariate da alternare a periodi di retribuzione, che a quella di reale fonte di reddito. Tale modello di lavoro iperflessibile – che lega la propria sopravvivenza futura all’assunzione individuale del rischio d’impresa – offre in verità di che vivere ad un numero esiguo di persone, continuando nondimeno ad esser oggetto di una propaganda che aspira a responsabilizzare il singolo della mancata ripartizione della ricchezza sociale (“Sei povero? No! Hai mal investito il tuo capitale umano!”). Lungi dal costituire una categoria omogenea, i cosiddetti “start-upper” rappresentano quindi nella maggior parte dei casi (quelli sfortunati) una forma di messa al lavoro prepotentemente fondata sull’autoattivazione e l’autosfruttamento; il picco di maggior intensità di una forma di somministrazione di lavoro comune ad una generazione intera. Ma se è vero che nella sua dimensione biopolitica l’ideologia delle start-up e dell’autoimprenditorialità mira a proporsi come aspirazione di vita e forma della soggettività, nondimeno la composizione sociale di una generazione figlia della crisi, che già ha conosciuto la frustrazione delle promesse meritocratiche, sempre meno vi dà credito. È davvero difficile quindi scommettere con Piazza Pulita su di un volto neoliberista della composizione giovanile del lavoro che si contrapporrebbe a quello delle piazze, anche se è indubbio che i comportamenti di sottrazione e resistenza continuano a rappresentare una minoranza da nutrire e far crescere.

Sfumato il tentativo di offrire al black bloc la sua nemesi, ciò che il programma sembra rappresentare è niente di diverso che la contrapposizione fra l’adeguamento passivo all’esistente e il suo rifiuto, capovolgendo i termini del problema: quanto c’è di passività e rassegnazione non solo nella composizione giovanile ma anche nelle contraddizioni che attraversano la quotidianità di molti diventa traino di innovazione sociale e volano di sviluppo. Ciò che è intervento attivo e trasformativo sulle proprie vite, non mera rivendicazione del dovuto, ma riappropriazione qui ed ora di reddito, tempi, spazi e forme dell’esistenza è ridotto a piagnucolio miserevole di una generazione contemporaneamente violenta e passiva. Inverando così l’assunto che dava nome al programma: se ognuno funziona come garante della propria sopravvivenza al punto di essere responsabile non solo di ciò che fa ma addirittura di ciò che accade, allora l’impoverimento e lo spossessamento sono colpe individuali e la sconfitta la condizione esistenziale di una generazione che è direttamente responsabile della crisi. Soprattutto nella misura in cui rifiuta di pagarla.

Se quindi il nichilismo deve lavorare dalla parte della disubbidienza, del rifiuto di fare il proprio per uscire dalla “nostra” crisi, diventa evidente quel che si cela dietro l’allarmismo di tanti improvvisati sociologi della gioventù. La consapevolezza della definitiva inconciliabilità delle proprie esigenze di vita con gli interessi degli attori istituzionali, il rifiuto di interiorizzare il principio di sconfitta che questi ci offrono iniziano ad animare comportamenti trasversali alla composizione sociale, potenziali minacce da contenere quanto possibile entro i limiti del fenomeno di costume. Purtroppo per loro su questo terreno anche le armi dei professionisti cominciano a spuntarsi: si spuntano al contatto con una realtà sociale che il 19 ottobre con la sua complessità ha fatto saltare più di un piano di rappresentabilità.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Bisognidi redazioneTag correlati:

19ottobregiovanimediaprecariato

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Un rito meneghino per l’edilizia

Sul quotidiano del giorno 7 novembre, compare un suo ultimo aggiornamento sotto il titolo “Il Salva-città. Un emendamento di FdI, chiesto dal sindaco Sala, ferma i pm e dà carta bianca per il futuro”.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

La parabola della salute in Italia

È un potente monito in difesa del Servizio sanitario nazionale quello che viene dall’ultimo libro di Chiara Giorgi, Salute per tutti. Storia della sanità in Italia dal dopoguerra a oggi (Laterza, 2024). di Francesco Pallante, da Volere la Luna Un monito che non si limita al pur fondamentale ambito del diritto alla salute, ma denuncia […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Cuba: blackout ed embargo

Cuba attraversa la sua maggiore crisi energetica, con la pratica totalità dell’isola e con 10 su 11 milioni di abitanti privati di elettricità.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Movimento No Base: Fermarla è possibile. Prepariamoci a difendere la nostra terra!

Da mesi le iniziative e le mobilitazioni contro il progetto strategico di mega hub militare sul territorio pisano si moltiplicano in un contesto di escalation bellica in cui il Governo intende andare avanti per la realizzazione del progetto di base militare.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Sanità: dalle inchieste torinesi al G7 Salute di Ancona

Due approfondimenti che riguardano la crisi sanitaria per come viene messa in atto dalle istituzioni locali e nazionali.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Alberto non c’è più, ma la lotta è ancora qui!

Alberto non c’è più, ma la lotta è ancora qui.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Comunicato del cs Rivolta di Marghera sulla manifestazione di sabato 28 ottobre

Sabato 28 settembre una straordinaria ed imponente manifestazione ha attraversato le vie di Mestre per ricordare Jack e stringersi forte alla sua famiglia e a Sebastiano. Oltre 10000 persone, forse di più, si sono riprese le vie della città, una città che ha risposto nel migliore dei modi alle vergognose dichiarazioni di Brugnaro e dei suoi assessori. Comitati, associazioni, centri sociali, collettivi studenteschi con la rete “riprendiamoci la città” e una marea di cittadine e cittadini, hanno trasformato una parola d’ordine in una pratica collettiva.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Per Jack, per noi, per tutt*. Riprendiamoci la città, sabato la manifestazione a Mestre.

Mestre (VE). “Per Jack. Per noi. Per tutt*”. Manifestazione in ricordo di Giacomo, compagno 26enne del centro sociale Rivolta ucciso venerdì a Mestre mentre – con un altro compagno poi rimasto ferito – cercava di difendere una donna da una rapina. Il 38enne aggressore si trova in carcere.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

MESTRE: UN COMPAGNO UCCISO E UNO FERITO NEL TENTATIVO DI DIFENDERE UNA DONNA VITTIMA DI RAPINA

La scorsa notte un compagno è stato ucciso ed un altro ferito a Mestre nel tentativo di sventare una rapina nei confronti di una donna. Come redazione di Infoaut esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza nel dolore ai compagni e alle compagne di Mestre.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Cosentine in lotta per il diritto alla salute

Il collettivo Fem.In Cosentine in lotta nasce nel 2019 e da allora si occupa del tema dell’accesso alla sanità pubblica, del diritto alla salute, con uno sguardo di genere.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il movimento studentesco popolare estromette il primo ministro del Bangladesh Sheikh Hasina

Il 5 agosto 2024, dopo settimane di rivolte politiche, violenze della polizia e repressione degli studenti attivisti, il primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina del partito Awami League, si è dimesso dopo 15 anni di governo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bangladesh: il riscatto di una generazione

Ripubblichiamo il contributo del Collettivo Universitario Autonomo – Torino in merito alle rivolte in Bangladesh. Un punto di vista e una riflessione sulla componente giovanile e il carattere studentesco delle mobilitazioni.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kenya: il presidente Ruto annuncia il ritiro della riforma ma la protesta continua.

In Kenya da più di una settimana proseguono le proteste contro la nuova legge finanziaria, chiamata Finance Bill 2024, che prevede tra le altre cose un’imposta sul valore aggiunto del pane.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

La polizia odia i/le giovani

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un inasprimento della violenza poliziesca e delle intimidazioni nei loro confronti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Un giornalista palestinese: i media occidentali “ipocriti e razzisti” consentono i crimini di guerra israeliani a Gaza

I media occidentali hanno perso ogni parvenza di neutralità e sono diventati “parte del problema” quando si tratta dei crimini di guerra in corso di Israele contro i Palestinesi nella Striscia di Gaza, secondo un giornalista palestinese, riferisce l’Agenzia Anadolu.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Parigi: marcia contro il razzismo e islamofobia vietata dalla prefettura.

Il 21 aprile è prevista una importante marcia contro il razzismo e l’islamofobia, per la tutela dei giovani che nei quartieri popolari sono sistematicamente obiettivo della violenza e del razzismo della polizia e dello Stato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Paolo Mieli e il razzismo democratico dell’Occidente

Fra le novità storiche emerse in questi due anni di guerra, in Ucraina e a Gaza, spicca in Italia la piccola guerra psicologica, una forma di squadrismo mediatico, condotta da un gruppo di giornalisti impegnati a intimorire e emarginare tutti coloro che deviavano dalla versione dominante.

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

Per capire l’ascesa dell’estrema destra bisogna partire dai media

Processi di normalizzazione e sdoganamento nei media della politica di estrema destra dipendono dai media mainstream, più che dall’estrema destra stessa

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Processo agli studenti per i fatti dell’Unione Industriale: emessa la sentenza

Si è concluso ieri il processo di I grado che vedeva imputati 11 giovani per gli scontri davanti all’Unione Industriale nel febbraio 2022, durante una manifestazione contro l’alternanza scuola-lavoro e per protestare contro le morti di 2 giovani studenti vittime nello svolgimento dei loro stage.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

I working poors in Italia non esistono più?

Il XXII Rapporto Annuale dell’INPS dice che i working poors in Italia sono il 6,3% dei lavoratori, una “componente marginale del totale”, come viene riferito dopo aver riportato i numeri: 871.000, di cui solo 20.000 per questioni di salario, lo 0,2%. Eppure, solo l’anno scorso, i numeri erano decisamente più preoccupanti: il 30% dellx lavoratorx […]