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Sulla riorganizzazione capitalistica in Italia: la combutta Monti-pd.

La risoluzione della crisi è lontana o non esiste e i dispositivi di rappresentanza e sovranità nazionale  volgono ormai al termine diventando articolazioni intermedie del capitalismo finanziario che cerca di ripristinare solo il suo comando non riuscendo appunto, a districarsi dal paradigma economico creato e a controllarne le endogene contraddizioni che si traducono sempre più in costellazioni di conflitto; purtroppo ancora perlopiù frammentate.

Nel caos tutto italiano della salvezza istituzionale dei partiti e della rappresentanza sfiduciata ognuno fa le sue mosse, ma la linea di continuità con la tecnocrazia di banche e finanza, di cui Monti ne è il demagogo italiano, sembra essere la conditio sine qua non per governare. Ma torniamo a noi. La vittoria del pd alle regionali siciliane è stato probabilmente il test che ha sciolto ogni dubbio su quale sarà il prossimo presidente del consiglio e questi due mesi di amministrazione Crocetta ci consegnano invece uno sguardo sul post elezioni politiche che sembra già scritto e che solo dopo le improvvise dimissioni di Monti come dicevamo, si sta delineando. La presentazione della sua coalizione con i centristi ce lo conferma; e una risicata maggioranza indebolita ai seggi dal redivivo berlusca e costretta dunque a cooptare i centristi dell’agenda Monti, è ormai da più giorni una realtà non più solo un sospetto. A dircelo sono le dichiarazioni di illustri esponenti del pd, che annunciano già larghe alleanze con il professore e i suoi seguaci; addirittura qualcuno rivendica la paternità della sezione lavoro del programma di governo del dimissionario presidente… Ma mettendo da parte lo squallore del pd, su cui non avevamo dubbi, ancor più rilevante è che, se ancora qualcuno non l’avesse capito, la candidatura alternativa a quella impopolarissima del professore (tanto questi siederà comunque in parlamento come senatore a vita) che Casini individua nella Marcegaglia,  non lascia dubbi sul fatto che dietro il sodalizio Monti terzo polo sta la mano invisibile (e mica tanto poi!) della regolazione tecnica del capitale, a cui nessuno intende ovviamente opporsi, tantomeno lo farà il prossimo governo!

Ma cosa c’entra in tutto questo la Sicilia?

In due mesi di amministrazione, oltre alle singolarissime elezioni a deputati di Battiato, che come assessore al turismo non fa che parlare di Lady Gaga difronte all’esplodere del precariato dello spettacolo, e di Zichichi assessore ai beni culturali, che vede la Sicilia piena di centrali nucleari(?), non fa notizia invece quella della Scilabra alla formazione, che perpetua la continuità di tagli, svalorizzazione e dequalificazione dei percorsi formativi delle ultime riforme, visto che l’uscente senatrice accademica si è resa in questi anni corresponsabile di quell’aziendalizzazione di scuole e università che direttamente o indirettamente, dal ministero alle associazioni studentesche come l’udu e annessi suoi rigurgiti tipo rum (a cui la stessa appartiene) hanno sostenuto. A creare invece il solito clamore, sono gli inciuci e screzi per la nomina delle cariche di presidenti e vicepresidenti dell’Assemblea. Da un lato la corrente del pd capeggiata da Lupo insieme (?) al pdl, ha contribuito all’elezione del piddiellino Ardizzone; dall’altro invece, la corrente più vicina a Cracolici (emblema della continuità lombardiana all’interno del pd) non volendo essere da meno, si allea al partito di Lombardo insieme ai crocettiani, sostenendo la candidatura del grillino Venturini, di fatto eletto ai voti. Come dire, sancita l’unione si tengono anche a bada i grillini.

Riprendendo le fila del discorso è chiaro quanto, la spudorata bagarre di alleanze per la rincorsa alle scranne più importanti vista in Sicilia, esula non poco dai massimi sistemi di governance finanziaria che continueranno ad agire dietro le quinte della politica italiana con Monti, qualsiasi sarà la percentuale di seggi ottenuta dalla sua coalizione; ma a ben guardare nell’isola si sperimenta non da poco il sodalizio pd terzo polo, dove questo nella nuova amministrazione agisce da fattore frenante alle velleità di sinistra -ovviamente al ribasso- dei grillini (visto che Crocetta non sembra dare di questi problemi). Proprio come la componente di centro nel prossimo governo potrebbe agire sul cagnolino di Bersani, Vendola; e le recenti dichiarazioni di Monti che tasta il terreno, invitando Bersani a “silenziare gli estremismi”, non lascia dubbi in merito. Inoltre, l’alleanza del pd siciliano con i partiti autonomisti (che fanno riferimento al terzo polo nazionale) che perdura dall’amministrazione Lombardo, checché ne dica il politico “antimafioso” per antonomasia Crocetta, non è una devianza all’interno della direzione nazionale e non è stigmatizzabile con le solite retoriche sulla corruzione dei politici siciliani (visto che altrove la storia non cambia…), ma anticipa a tutti gli effetti l’ esaurimento storico del bipolarismo e la conseguente trasformazione di un partito a livello nazionale, il pd appunto, a cui probabilmente passerà la palla del potere; e lo spostamento a destra che lo accomuna, ormai inequivocabilmente, a quelli più moderati e conservatori, come l’udc e il pdl ne è un tratto caratterizzante. L’alleanza con Vendola infatti, ha solo una funzione di mera cosmesi elettorale, che di sinistra ha solo le narrazioni. Un pd già pronto insomma, visto anche l’appoggio incondizionato a Monti e al governo tecnico in quest’ultimo anno, ad attuare passo passo i ricatti e i diktat della troika. Sintetizzando, lo spostamento a centro di ciò che rimane del centrosinistra, con l’apripista Sicilia, è chiara espressione di quella profonda crisi di proposte, contenuti, fiducia e consenso della rappresentanza di potere strutturata nel bipolarismo; e che a livello nazionale assurge ora, con la figura di Monti, a dominio della finanza. Insomma, difronte alla fine del bipolarismo, la regolazione tecnica del capitale tenta di restaurarsi rivangando a centro.

Infine val la pena soffermarsi sul m5s e sul possibile ruolo destabilizzante per il prossimo governo, visti i sondaggi che lo indicano come secondo partito del paese. A dirla tutta però come abbiamo visto,  questi almeno in Sicilia non sembrano rappresentare al momento un reale problema per gli equilibri della casta dentro cui invece si fanno strada. Anzi sembrano già perfettamente integrati, tanto che per una poltrona stringono, alla luce del sole, alleanze con i lombardiani! Sarà così anche in parlamento? Volente (vedi nella giunta siciliana) o nolente (vedi nel comune di Parma) l’atteggiamento del m5s non sembra essere destinato a discostarsi da quello di tutta la rappresentanza. Ma adesso sembra prematuro annunciarlo, quindi non ci resta che fare i complimenti ai grillini per il lavoro fin qui svolto: bravi, avete dimostrato di meritarvi la casta!

 

 

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