InfoAut
Immagine di copertina per il post

“Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant” – Sulle vergognose condanne al Comitato Giambellino Lorenteggio

Si è chiuso mercoledì 9 novembre il processo milanese a carico di nove compagni del ‘Comitato abitanti Giambellino-Lorenteggio.

I nove imputati nell’inchiesta “Robin Hood” sono stati tutti condannati in primo grado dal Tribunale di Milano. Secondo l’accusa, sono stati promotori di associazione per delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di immobili di proprietà pubblica. Le pene, pesantissime, vanno da un anno e sette mesi a cinque anni e cinque mesi.

Di Prendocasa Torino

Nella giornata di ieri, il tribunale di Milano ha condannato nove compagnə del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio a pene tra i quattro e i cinque anni per il reato di associazione a delinquere: un precedente giuridico inquietante, che si inserisce a pieno titolo nella traiettoria di criminalizzazione della solidarietà e dell’attività politica che, dall’utilizzo di capi d’accusa come devastazione e saccheggio alle recenti norme “anti-rave”, viene sempre più affinata per colpire ed invisibilizzare le esperienze e le pratiche di chi, in questo paese, prova ad alzare la testa. Spesso si tende a vedere la repressione come un’azione reattiva e fondamentalmente ristretta, circostanziata a casi specifici che vanno di volta in volta contestati e rispediti al mittente, perdendo così di vista la sua dimensione strutturale, preesistente al supposto reato, di campo di forza, di forma di contrasto irriducibile a ciò che mina le fondamenta del presente. La repressione non produce soltanto sconquassamenti delle vite, solitudini ed isolamenti, ma soprattutto fonda immaginari, impone letture e categorizzazioni, spunta armi: organizzarsi per avere un tetto diventa un disegno criminoso, le relazioni che si sviluppano nella solidarietà una contropartita economica, costruire qui ed ora un mondo altro un illecito mosso da bieco tornaconto personale. Un’azione collettiva che risponde a bisogni e desideri collettivi viene disarticolata in un grande complotto che si muove sui binari dell’egoismo e dell’interesse economico, in un’operazione che prova a restituire un messaggio semplice e brutale: isolati, ché ogni collettività è di per sé un crimine, accetta remissivo la tua vita, ché tanto non cambierà, combatti la tua guerra tra poveri, nella simmetria delle tue condizioni, ché ogni sguardo verso l’alto, di rabbia o di assalto al cielo, è già peccato, ogni amicizia è moneta sonante di un mercato, e raggiro. Si pensa spesso che la repressione vinca sempre, o che abbia vinto in questo caso, e mai che la forza accumulata da un’esperienza di lotta abbia già vinto in qualche misura, che abbia aperto crepe di vite altre, da allargare, da curare, da replicare. Da rompere nuovamente una volta rimarginate, una volta rimarginalizzate. 

“Hic manebimus optime”, qui vivremo bene: un sogno concreto in cui risiede tutta la nostra potenza, e tutta la loro paura. Infilandosi da un vicoletto che partiva da piazza Tirana- la piazza degli scioperi dei tramvieri, dei comizi dei “cinesi” che ruppero con il Pci, dei bar dove Jannacci cantava e Vallanzasca ordinava al tavolo- si sbucava su via Manzano, sulla Base di Solidarietà Popolare: le vecchie case popolari, gravide di muffa, amianto, umanità schiacciata ai margini, erano incorniciate dalle lamiere saldate alle finestre e alle porte dopo gli sgomberi, e da quelle che cingevano il cantiere perpetuo della nuova linea della metropolitana. In una città con più di diecimila case vuote e circa ventitremila famiglie senza casa, con una forbice spaventosa tra i flussi di denaro del centro e quelli di disperazione delle periferie, il destino del quartiere era scritto: la grande opera pronta a moltiplicare il valore degli immobili e a restituire con la sua incompiutezza un senso di precarietà di vita, gli interventi mirati dell’archistar Renzo Piano, oggi per dare lustro ai safari della sinistra bene nei quartieri (ancora per poco) popolari, e domani per fornire un argomento di conversazione ai nuovi padroni di casa, un masterplan di riqualificazione da più di un miliardo di euro, tanti finanziatori quante le teste dell’idra capitalista, la consueta tornata di arresti, sgomberi, infami, camionette ai margini delle strade. Il volto proteiforme degli assi di colonialismo, estrazione di valore e dominio, agiti dalla metropoli sui territori, e sulle vite. Eppure. Su una di quelle lamiere volto di invasore campeggiava una scritta, che accoglieva chi batteva quelle strade con il volto amico dell’oppresso, e non con quello straniero dei caschi blu. Libera Repubblica del Giambellino. 

Chiamiamo comunismo il movimento che abolisce lo stato di cose presenti, chiamiamo solidarietà la forza travolgente che ci spinge a prendere in mano la nostra vita, a rifiutare l’immagine di debolezza e vergogna che ci viene inculcata, ad aiutare chi ci sta vicino e ad organizzarci per un mondo più giusto. E come altro possiamo chiamare anni di vita altra, di relazioni che liberano e si liberano, di autorganizzazione solidale? Come altro possiamo chiamare gli ambulatori popolari, le assemblee delle donne, la costruzione qui ed ora di un modo diverso di vivere e di affrontare il presente, l’orgoglio e il riscatto di decine, centinaia di vite che si vogliono schiacciate dal lavoro, dal razzismo, dal dominio? Come altro possiamo chiamare le nostre vittorie e le nostre sconfitte, che spesso prendiamo meno sul serio di quanto faccia chi, con una toga, una divisa o un completo, vuole distruggere tutto ciò che mette a repentaglio, sia pur minimamente, sia pur in potenza, il suo privilegio, il suo potere? Quella scritta campeggia tutt’ora, adesso che le case lamierate del Giambellino sono aumentate, che il palazzo che ospitava la Base di Solidarietà popolare è stato abbattuto, che un tribunale ha rovesciato il suo carico di odio e vendetta: non è un caso. Non facciamolo essere un caso.

Solidarietà ed amore a tuttə lə compagnə condannatə. Il Giambellino è morto, evviva il Giambellino!

“Fine di una storia. La storia continua”. 

Il commento sulla sentenza dell’avvocato della difesa Eugenio Losco ai microfoni di Radio Onda d’Urto

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Bisognidi redazioneTag correlati:

ASSOCIAZIONE A DELINQUEREcomitato giambellino lorenteggiolotta per la casaMilano

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Libertà per Tarek,Anan, Ali e Mansour. Libertà per il popolo palestinese

Riceviamo e pubblichiamo da compagne e compagni di Roma questo appello in solidarietà a Tarek Dridi, Anan, Alì e Mansour. Mercoledì 21 si invitano tutt a partecpare al presidio in solidarietà al tribunale a L’Aqula per il procecesso di Anan, Alì e Mansour, mentre giovedì 22 al faro del gianicolo si porterà solidarietà a Tarek […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Stop Riarmo: assemblea pubblica a Torino

Riprendiamo l’indizione dell’assemblea pubblica e segnaliamo il percorso di Stop Riarmo che si sta sviluppando a Torino.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

In ricordo di Sara Marzolino

La redazione di Infoaut si unisce al Movimento No Tav nel ricordo di Sara, giovane compagna reggiana che ci ha lasciati ieri.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

La città cantiere e il mito delle grandi opere: una chiamata dallo Stretto a intrecciare voci, resistenze, immaginari

Ci sono progetti che non si misurano solo in chilometri di cemento, in tonnellate d’acciaio e in cavilli ingegneristici. Progetti che dall’alto piombano sulla vita delle persone imponendo devastazione, macerie e profitto per pochi.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

La sanità tra finanziarizzazione ed economia di guerra

È un anno, il 2025, caratterizzato dalla Terza guerra mondiale, che rischia di ampliarsi e deflagrare oltre quei “pezzetti”, che percepì e segnalò per primo, solo pochi anni fa, Papa Francesco e dalla svolta protezionistica dei dazi innescata dal presidente USA Trump, un passaggio epocale, paragonabile, per portata storica, agli accordi di Bretton Woods, alla […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Blackout in Spagna: un segnale inascoltato

Cercando i fatti Giorgio Ferrari ci guida tra speculazioni, bugie e contraddizioni.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

In cinquemila nello spezzone sociale del primo maggio 2025: l’unica opposizione credibile alla guerra

Lo spezzone sociale del primo maggio 2025 incarna l’unica alternativa reale allo scenario di guerra che sta venendo costruito scientificamente per imporre il ricatto della precarietà e un impoverimento progressivo in tutte le sfere della vita con l’obiettivo della disponibilità alla guerra.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Se si muore di sanità in Calabria

La sanità in Calabria è in condizioni disastrose.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Stop al riarmo, contro il Partito della Guerra. Organizziamoci verso e oltre il primo maggio

Le parole d’ordine uscite dall’assemblea per la costruzione dello spezzone del primo maggio torinese parlano chiaro: organizzarsi per stoppare il riarmo generale, contrastare il partito della guerra

Immagine di copertina per il post
Culture

Tonino Miccichè, crucifissu cumu a Cristu!

Senza il libro di Filippo Falcone, Morte di un militante siciliano (1999) probabilmente si sarebbe persa quasi del tutto la memoria. Con la necessità di ricordare viene orgganizzato il festival “Memoria e Utopia per Tonino Miccichè” a Pietraperzia, il 9, 10 e 11 maggio. di Angelo Maddalena, da La bottega del Barbieri Rocco D’Anna poco […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

I giovani come pericolo pubblico

Nel giro di pochi giorni abbiamo assistito ad una sequenza che indica un cambio di passo da parte del governo nei confronti della cosiddetta “pubblica sicurezza”. Dopo l’approvazione del “Decreto Sicurezza” con firma in calce del Presidente della Repubblica Mattarella, al netto di risibili modifiche, abbiamo assistito nel giro di tre giorni alle cariche di […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Fermiamo la macchina bellica. Palestina libera!”: la diretta dalla manifestazione nazionale di Milano

“Fermiamo la macchina bellica. Palestina libera!”. Decine di migliaia di persone – circa 50mila per le realtà organizzatrici – sabato 12 aprile a Milano per la manifestazione nazionale per la Palestina, sottoposta a 77 anni di occupazione e a un anno e mezzo di genocidio per mano dello Stato israeliano. La piattaforma rivendicativa ribadisce le motivazioni della giornata di lotta: “NO al genocidio […]

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Il processo contro Askatasuna e No Tav “riguarda tutti”. Sotto accusa il diritto al dissenso. Lunedì la sentenza

Lunedì 31 di marzo è una giornata importante per le persone che si rivedono nelle lotte e nei movimenti nati attorno alla storia dei centri sociali in Italia

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Sentenza Processo Sovrano: presidio al Tribunale di Torino di Associazione a Resistere

Lunedì 31 marzo ci sarà la sentenza del Processo Sovrano che vede 28 imputati di cui 16 accusati di associazione a delinquere, compagni e compagne che da decenni si spendono nelle lotte e partecipano alle esperienze politiche e sociali di Askatasuna, Movimento No Tav e Spazio Popolare Neruda. 

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

L’ex capo della Digos che ha condotto le indagini contro Aska e No Tav coinvolto nel caso Almasri

L’ex capo della Digos di Torino Carlo Ambra sarebbe coinvolto nel caso del torturatore libico Almasri.

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

Dax resiste contro guerra e stato di polizia: corteo antifascista e anticapitalista a Milano

Alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione di Davide Dax Cesare sfila a Milano il corteo che lo ricorda e che aggiorna, ogni anno, le lotte a cui partecipava prima di essere ucciso per mano fascista il 16 marzo 2003.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Conflitto sociale, repressione, media: ancora il caso Askatasuna

Richieste di risarcimenti stratosferici, interventi a gamba tesa di vertici giudiziari, aggressioni mediatiche a catena: la criminalizzazione del conflitto sociale si arricchisce di nuove pagine.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Associazione a Resistere: le lotte prendono parola

In vista della sentenza per il processo Sovrano che vede coinvolti numerosi compagni e compagne che, dalla città alla Val Susa, hanno preso parte a percorsi di lotta e esperienze sociali di grande valore vogliamo incontrarci per prendere parola a fronte di questo attacco.

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

DAX RESISTE! CONTRO GUERRA E STATO DI POLIZIA

Il 14, 15, 16 marzo saranno giorni pieni; iniziative di lotta alternate a momenti di confronto ci porteranno ancora una volta ad attraversare le strade di Milano sfidando le loro zone rosse e unendo le lotte antifasciste, di genere, antirazziste contro fascisti, polizia e capitalismo, ribadendo l’urgenza di rafforzare le nostre comunità resistenti. Con Dax nel cuore, libero e ribelle.