Un’estate dura per l’Ikea
Una brutta estate per la multinazionale svedese che, dopo il duro colpo ricevuto lo scorso 14 agosto a causa del prolungato blocco dei camion avvenuto nello stabilimento di Piacenza, oggi si è svegliata a Torino accolta da numerose scritte che ricordavano che dietro i bassi prezzi dei suoi mobili c’è un enorme sistema di sfruttamento intensivo di lavoratori pagati con salari da fame assunti tramite cooperative spesso di stampo mafioso.
Nel corso della giornata, la seconda della campagna nazionale indetta dal SiCobas nel giro di un mese, si sono susseguiti presidi e volantinaggi in 7 città d’Italia (Roma, Napoli, Bologna, Parma, Pisa, Padova, Firenze) per continuare l’opera di informazione e boicottaggio dell’azienda per chiedere il reintegro dei 24 lavoratori del magazzino Ikea di Piacenza licenziati per essersi organizzati in sindacato ed aver cominciato a lottare per condizioni di lavoro migliori (qui i motivi della campagna #SmontaIkea).
Fra Pisa e Padova, diverse realtà sociali, politiche e sindacali hanno distribuito più di 1700 volantini a tante famiglie e lavoratori che non erano a conoscenza della situazione ed hanno il più delle volte espresso la loro comprensione e solidarietà. A Parma, al fianco dei lavoratori del SiCobas, alcune decine di lavoratori dell’ADL Cobas hanno espresso la loro solidarietà con un presidio di alcune ore davanti all’ingresso dello store.
A Bologna il volantinaggio si è presto trasformato in un corteo interno di oltre 100 persone che, al grido di “Ikea razzista, lavoro da schiavista”, ha comunicato ai cassieri ed ai moltissimi clienti presenti, probabilmente complice il mal tempo ed il fatto che le ferie sono ormai un miraggio per molti, che l’unico vero interesse di Ikea, come di qualunque padrone, è il profitto e dinnanzi a questo non c’è democrazia e sostenibilità che tenga! È chiaro ormai che la dimensione di questa lotta è andata ben al di là del magazzino di Piacenza, tanto che anche Repubblica.it è stata costretta a segnalare l’accaduto sulla prima pagina di Bologna. Una lotta che, come già ribadito altre volte, si contraddistingue per l’enorme protagonismo dei lavoratori e delle lavoratrici iscritte al SiCobas sempre pronti a muoversi da una città all’altra per darsi reciproco sostegno, così com’è successo anche pochi giorni fa alla Dielle di Cassina de Pecchi (Mi).
Noi non possiamo dunque far altro che continuare a sostenere attivamente questa lotta in tutti i modi possibili, ribadendo che la loro lotta è la nostra lotta!
Puoi sostenere i lavoratori in lotta anche se non hai un negozio Ikea vicino casa, ad esempio mandando un messaggio su Twitter a Ikea chiedendo il reintegro dei lavoratori licenziati usando le hashtag #buon_giornoperche, #ikea, #catalogoIKEA
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