Gli  aerei israeliani colpirono per tutto il giorno la Striscia. Era l’inizio  di «Piombo fuso» che dopo tre settimane avrebbe lasciato sul terreno  1.400 palestinesi morti, tra i quali centinaia di donne e bambini. Oggi a  Roma la commemorazione delle vittime.
 
Gerusalemme, 27 dicembre 2010 – Apparvero in cielo all’improvviso intorno alle 11.30, le decine di  cacciabombardieri israeliani che il 27 dicembre di due anni fa colpirono  massicciamente e in più punti la Striscia di Gaza facendo strage in  particolare di agenti di polizia riuniti per una cerimonia ufficiale. Ma  era solo l’inizio di «Piombo fuso», il nome con il quale è nota  l’offensiva israeliana contro Gaza, che in tre settimane avrebbe ucciso  oltre 1.400 palestinesi e ferito almeno altri 5mila, in buona parte  civili (gli israeliani uccisi furono 13, quasi tutti militari caduti in  combattimento o per fuoco amico). Senza dimenticare le molte migliaia di  abitazioni distrutte o danneggiate gravemente. Immensi i danni alle  infrastrutture civili.
Raduni e commemorazioni per le vittime palestinesi di « Piombo fuso» sono previsti oggi in molte città del mondo, anche a Roma. 
Stasera alle ore 18, si terra’ una manifestazione con candele e fiaccole in Piazza S. Marco e sulle scale del Campidoglio, che proseguirà in Piazza Navona, dove è  stato allestito uno stand della Mezzaluna rossa palestinese. Nelle  stesse ore dovrebbe fare ingresso a Gaza la «Carovana dell’Asia» con  beni di prima necessità. La carovana era partita da Nuova Delhi in India  lo scorso 2 dicembre e ha attraversato Pakistan, Iran, Turchia, Siria,  Libano, Giordania ed Egitto.
 Nel primo giorno di «Piombo fuso» i morti palestinesi furono stimati tra  i 200 e i 300: il giorno con più caduti nei 60 anni di conflitto  israelo-palestinese. I feriti furono 700. Tra gli obiettivi colpiti  nelle prime fasi degli attacchi gli edifici della pubblica  amministrazione e delle forze dell’ordine dipendenti dal governo di  Hamas (che dal 2007 controlla Gaza), obiettivo ufficiale dell’offensiva  lanciata dal governo israeliano. Tra gli obiettivi colpiti c’è una  caserma di polizia in cui stava avvenendo la cerimonia di diploma per i  nuovi ufficiali, nel cui bombardamento sono morte circa 40 persone tra  cui il comandante della polizia di Gaza, Tawfiq Jaber (alla fine del  conflitto saranno 230 i morti tra i membri delle forze dell’ordine  dipendenti dal governo di Hamas). Il secondo giorno viene colpita anche  anche l’università islamica di Gaza. I palestinesi rispondono con lanci  di razzi che causano una vittima e diversi feriti tra gli israeliani.
Nell’arco  di tempo che va dal 31 dicembre 2008 al 2 gennaio 2009, i raid di  Israele uccidono diverse figure di rilievo di Hamas, tra cui Nizar  Rayyan. Il 3 gennaio comincia anche l’attacco di terra, con il sistema  sanitario di Gaza al collasso e con 250.000 abitanti senza elettricità e  l’acqua corrente limitata. Il 6 gennaio 2009, un raid israeliano  colpisce una scuola dell’Unrwa (Onu) adibita a rifugio per civili,  facendo 40 morti. Pochi giorni dopo verrà colpito il quartier generale  dell’Unrwa mentre si diffondono voci sull’utilizzo da parte di Israele  di proiettili con fosforo bianco, confermate dall’indagine svolta dal  giudice internazionale Richard Goldstone.
 Nella serata del 17 gennaio il gabinetto di sicurezza dello Stato di  Israele annuncia un «cessate il fuoco» unilaterale, precisando di aver  realizzato e superato gli obiettivi prefissati dell’Operazione Piombo  fuso. Cesseranno dunque i bombardamenti, i colpi di artiglieria e le  incursioni, ma l’esercito di occupazione non abbandonerà l’area finché  verranno lanciati ordigni. Hamas inizialmente non riconosce questa  tregua, in quanto nessuna delle sue proposte (tregua di un anno, con  possibilità di rinnovo, qualora Israele abbandoni la Striscia entro 5-7  giorni e ponga fine al blocco della Striscia di Gaza) è stata presa in  considerazione. Dopo ventidue giorni, oltre 1.400 (tra i quali 410  bambini) vengono uccisi, i feriti invece sono 5.300. Da parte israeliana  si calcolano invece 13 vittime, di cui tre civili e quasi 200 i feriti.  Ma «Piombo fuso» in realtà non è mai finita. Prosegue il duro assedio  israeliano (ed egiziano) di Gaza e nove attivisti turchi sono stati  uccisi lo scorso 31 maggio da commando israeliani lanciati all’attacco  delle navi della Freedom Flotilla diretta a Gaza con aiuti umanitari.  Rimangono inascoltate le raccomandazioni contenute nel rapporto  preparato dal giudice Goldstone, ora giudicato un «nemico» dalle  autorità israeliane.
Su ‘Piombo Fuso’ (dall’archivio Infoaut):