Argentina: San Carlos, il paese del Salta a cui negano l’acqua e gli impongono un parco solare
Nel cuore delle Valli Calchaquíes, un paese esprime il proprio rifiuto dell’avanzata del modello estrattivo, chiede che si rispetti il diritto umano all’acqua e resiste a trasformarsi in una nuova “zona di sacrificio”. In pieno XXI secolo, devono ricorrere ad un camion cisterna mentre i governi gli negano le opere per approvvigionarsi della risorsa essenziale per la vita.
Il paese di San Carlos è situato nel sud della provincia di Salta, lungo la Strada Nazionale 40, a 22 chilometri dalla località di Cafayate e a 200 chilometri dalla capitale provinciale. Lì vivono 3.300 abitanti le cui principali attività economiche sono la campagna, il turismo, la tessitura e la ceramica artigianale. Ma, in pieno XXI secolo utilizzano camion cisterna -per l’acqua contaminata da boro e arsenico- e contesta l’installazione di un megaparco solare che -dietro ad un discorso verde- avrà conseguenze negative.
Acqua contaminata e opere bloccate
Nonostante che nel 2018 sia stato dichiarato “luogo magico”, San Carlos non conta sull’acqua potabile. Dal decennio dei novanta l’acqua che rifornisce le case del paese, invece di provenire dalle sorgenti delle colline della precordigliera come soleva farlo, proviene da pozzi automatizzati che estraggono l’acqua dalla conca del Fiume Calchaquí. È per questo che da più di due decenni la popolazione di San Carlos consuma acqua con alti livelli di boro e arsenico.
Allertati dalle conseguenze che ha per la salute e per la riproduzione della vita, da più di dieci anni gli abitanti del paese si organizzano intorno all’Assemblea per l’Acqua Sana di San Carlos, San Lucas ed El Barrial, chiedendo ai governi l’implementazione di azioni che diano una soluzione a questa problematica e che permettano di rifornire il paese con acqua sana delle colline della precordigliera (che si trovano a dieci chilometri dalla località).
Secondo quando dicono i suoi membri, durante questi anni sono state molte le gestioni e le promesse realizzate dai differenti governi di turno, tanto a livello locale come provinciale. Mónica Giménez, abitante e membra dell’assemblea ha dichiarato: “Per qualche ragione che non conosciamo non vogliono realizzare le opere che sono necessarie. All’inizio negavano il problema, dicevano che l’acqua era buona, ma da vari anni perfino l’impresa fornitrice, Aguas del Norte, lo ha riconosciuto (che è contaminata) e non riscuote più per il servizio”.
Negli ultimi anni ci sono state deliberazioni, intimazioni all’impresa da parte dell’Ente Regolatore dei Servizi Pubblici (Enresp), diversi progetti di investimento, ma nessuno ha dato una soluzione al problema. Tra questi investimenti si può menzionare l’installazione nel 2019 di un impianto di osmosi inversa per purificare l’acqua di uno dei pozzi.
Da parte dell’Assemblea, fin dal primo momento, hanno dichiarato di fronte alle autorità provinciali e locali il proprio disaccordo con l’iniziativa segnalando che non avrebbe risolto il problema e che, al contrario, avrebbe implicato una maggior spesa di energia e un costo per il municipio. In ogni modo, nonostante fossero stati destinati quattro milioni di pesos, l’impianto non è stato mai messo in funzione.
Nel frattempo, dal 2020, gli abitanti di San Carlos si procurano acqua con i propri bidoni da un camion cisterna che si trova stazionato nella piazza principale, grazie all’iniziativa di una famiglia del paese che fornisce il camion e il lavoro per procurarsi varie volte alla settimana acqua sana nella vicina località di Animaná.
Da parte dell’Assemblea per l’Acqua Sana sono stati convocati dei tecnici dell’Istituto Nazionale di Tecnologia Industriale (INTI) per la realizzazione di studi nella zona. Sono state confermate le elevate quantità di arsenico e boro nei pozzi esistenti nella zona di San Carlos ed è stata elaborata una proposta di opera per il rifornimento di acqua sana a partire dalla realizzazione di un pozzo sul fiume San Antonio (nella vicina località di Animaná) e un acquedotto di dieci chilometri fino a El Barrial e San Carlos.
La proposta fu approvata dal governo provinciale nel 2021, ma ancora non si è concretizzata. “Quello che l’INTI ha proposto è un progetto di captazione dell’acqua, e riguardo a questo non sappiamo che succede, ma la provincia e il municipio si rifiutano di affrontare il problema dell’acqua e non vogliono risolverlo perché evidentemente la soluzione non è costosa e abbastanza accessibile”, ha sostenuto la membra dell’Assemblea Mónica Giménez. Sospettano che le opere toccano interessi di impresari produttori di vino, come è il caso della famiglia Murga, che fanno il possibile per impedire che il progetti vada avanti.
Un parco solare contestato a San Carlos
Nel novembre del 2022, il paese di San Carlos ebbe la notizia che a soli 1500 metri dalla piazza del paese l’impresa Central Puerto voleva installare un parco solare. Con il progetto sarebbero stati occupati 35 ettari per l’installazione di 33.000 pannelli solari per la generazione di quindici mega-watt (MW) nell’ambito di quello che è chiamato Mercato a Termine delle Energie Rinnovabili (Mater) che rifornisce di energia “grandi utenti” (che hanno domande di potenza uguali o maggiori ai 300 kilo-watt (KW).
Dopo aver valutato la situazione, cercando informazioni e una consulenza con i propri mezzi, gli abitanti di San Carlos hanno presentato una lettera con più di 300 firme dove mettevano in allerta il sindaco, Héctor Raúl “Rulo” Vargas, la senatrice provinciale per il dipartimento, Sonia Magno, il consiglio deliberante locale e la Segreteria dell’Attività Mineraria e dell’Energia della provincia. Hanno sottolineato che il parco solare che si vuole installare “si tratta di un affare per pochi che assolutamente non beneficia per nulla il nostro paese, al contrario, ha impatti negativi con importanti danni per la nostra comunità”.
Di fronte alle aspettative che potrebbe generare questo tipo di investimenti, la stessa impresa affermò in una riunione informativa nel novembre del 2022 che l’installazione del parco solare non avrebbe generato quantità significative di fonti la lavoro.
Solo nei primi mesi sarebbero state contrattate alcune persone per il disboscamento e la preparazione del terreno, e dopo il parco avrebbe operato con due o tre posti di lavoro specializzati, esterni al paese. Questo è già successo con il parco solare installato a Cafayate nel 2019, dove non solo sono pochi gli operai attualmente attivi, ma con coloro che erano stati contrattati per l’installazione dei pannelli sono in debito per le loro giornate.
Energia verde per le imprese minerarie?
Un’altra abitante dell’Assemblea per l’Acqua Sana, Luciana García Guerreiro, ha avvertito che “vengono con il discorso delle energie ‘pulite’ e della transizione energetica, ma sappiamo che è per espandere nella zona il modello estrattivista minerario”. Ha affermato che l’energia che si creerebbe nel parco solare non sarà per rifornire il paese di San Carlos, ma per rifornire grandi utenti, imprese minerarie che hanno bisogno di rispettare gli impegni di una percentuale del loro consumo energetico da fonti rinnovabili.
“Non ci opponiamo all’energia rinnovabile, al contrario, la promuoviamo nei nostri consumi familiari o comunitari, ma a come, dove e perché si producono questi progetti”, ha spiegato.
Il Consiglio Deliberante di San Carlos, come il suo pari della località di Cachi, il 13 giugno scorso ha emesso l’ordinanza 07/23 che dichiara San Carlos come “Municipio Non Tossico e Ambientalmente Sostenibile”, proibendo ogni attività mineraria contaminante nel proprio territorio.
Da parte dell’Assemblea si mette in evidenza che il legame tra il parco solare e l’attività mineraria risulta ineludibile, tenendo conto che le imprese minerarie -come grandi utenti di energia e secondo la Legge 27.191-, devono rispettare, prima che termini il 2023, un minimo di 18 per cento dei propri consumi energetici provenienti da fonti rinnovabili. Da lì il fatto che nelle vicinanze delle attività minerarie si trovano parchi solari, come è il caso di Cauchari.
In questo quadro, da parte dell’Assemblea per l’Acqua Sana si avverte che progetti come il Parco Solare San Carlos risultano fondamentali per espandere il modello estrattivista minerario. “Avanzando con questi progetti, la Valle Calchaquí terminerà con il trasformarsi in un grande specchio di pannelli solari, con il danno ambientale e sociale che questo potrebbe comportare”, ha dichiarato García Guerreiro.
Impatti negativi e complicità
Tra questi impatti negativi segnalati nella lettera gli abitanti sostengono che:
-Devono fare dei movimenti di terra per il livellamento del terreno, fatto che provocherebbe deviazione di corsi d’acqua e possibili inondazioni a San Carlos e Barrial.
-È necessario usare acqua per la pulizia e il raffreddamento dei pannelli, in un paese con serie deficienze di disponibilità d’acqua.
-Danneggia la produzione locale (allevamento, agricoltura e artigianato).
-L’energia prodotta sarebbe solo per la vendita ai grandi utenti, come imprese megaminerarie (non per il paese).
-Praticamente non crea posti di lavoro (tre lavoratori qualificati nella sua fase operativa).
-Genera impatti per l’esposizione a campi elettromagnetici.
D’altra parte, osservano che la dimensione del parco solare praticamente equivarrebbe alla dimensione della zona urbanizzata del paese e che le trasformazioni nel paesaggio e il movimento di terra che devono essere realizzati per l’installazione dei pannelli potrebbe provocare importanti inondazioni nella zona di El Barrial. Qualcosa che, secondo quando dicono i barrialisti, già successe nel dicembre del 2018 quando un impresario modificò l’alveo dei fiumi proprio lì dove si vuole installare il parco solare di Central Puerto.
“Abbiamo già avuto questo problema quando furono create delle barriere sul fiume Seco, nella strada verso San Lucas, fatto che ci ha danneggiati in più di due occasioni, perché ha innondato aziende agricole, ha rotto canali d’irrigazione, recinzioni, e la cosa più grave e che ha danneggiato varie famiglie di El Barrial è che l’acqua è entrata dentro le case”, ha affermato Ramón Atilio “Chito” Rodríguez, un abitante membro dell’Assemblea.
Il luogo dove si progetta di realizzare questa attività si trova a pochi metri dal centro del paese e fa parte del territorio comunitario indigeno della Comunità Diaguita Calchaquí Condorhuasi, rilevato dall’Istituto Nazionale degli Affari Indigeni (INAI) nel quadro della Legge 26.160.
Il 16 giugno scorso, l’impresa insieme al governo provinciale ha convocato un’udienza pubblica per presentare alla popolazione di San Carlos il rapporto d’impatto ambientale e sociale. Nonostante ciò, l’udienza ha dovuto essere sospesa per irregolarità nella sua realizzazione. Héctor Raúl Vargas, il sindaco del paese, da parte sua, non ha dato una risposta alle ripetute richieste e presentazioni realizzate dalla popolazione, e l’esecutivo municipale, secondo quanto consta nel rapporto del progetto del Parco Solare San Carlos (Rapporto 0090302-226115/2022-0 della Segreteria dell’Attività Mineraria e dell’Energia della provincia di Salta), non lo avrebbe anche detto nel novembre del 2022, quando disse pubblicamente di non essere a conoscenza del progetto, mentre -secondo quanto consta nel rapporto- aveva già dato il suo avvallo all’installazione dell’impresa.
Energie rinnovabili e cultura ancestrale
Nell’ultimo mese, gli abitanti della località hanno presentato un progetto di ordinanza al consiglio deliberante locale nel quale propongono la promozione dell’utilizzo delle energie rinnovabili a livello familiare e comunitario, e il controllo sull’installazione di grandi parchi solari, limitando la loro dimensione e stabilendo una loro distanza minima dal paese. La proposta è attualmente in fase di valutazione.
Julieta Yañez, abitante e membra dell’assemblea ha concluso: “Qui c’è un paese con una cultura ancestrale, che basa la sua economia sulla bellezza della natura, sui suoi saperi artigianali e la sua produzione agropastorale. Questo progetto di parco solare non viene a rafforzare questo, ma a squilibrarlo”.
30 giugno 2023
Agencia Tierra Viva
Traduzione di Comitato Carlos Fonseca
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