Ciao Vik!
La cerimonia religiosa, una vera e propria messa pasquale nella prima parte, ha visto nel vecchio parroco di Bulciago la migliore descrizione di Vik “un ragazzo che conosceva a fondo i propri ideali, e che li ha seguiti fino alla fine, rendendo reali parole come giustizia, solidarietà e pace che noialtri gridiamo solo dai nostri divani”. Sulla stessa lunghezza d’onda il vescovo di Gerusalemme “Vittorio è stato un figlio della Palestina e adesso un nostro martire”, dalle platee scrosci di applausi e tutti iniziano a cantare “bella ciao” e lo slogan “Vittorio è vivo e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai”. La seconda parte della cerimonia, quella laica è stata aperta dalle parole del rappresentante della conferenza dei comuni brianzoli, che ha comunicato l’intenzione di devolvere i fondi, inizialmente destinati ai fiori, per un progetto di scolarizzazione a Gaza, il successivo intervento del Vicesindaco di Bulciago, ha fatto chiara richiesta al governo di indagare sull’omicidio di Vik.
Gli occhi degli astanti diventano lucidi quando salgono sul palco i compagni di lotta di Vittorio, gli attivisti dell’Ism, “i ragazzi di Gaza sono sconvolti, la morte di Vittorio è peggio della perdita di un fratello o una sorella”, “Vittorio è un vero eroe, ci dava sempre la carica per andare avanti era la nostra guida”. Si levano al cielo le urla “Vittorio, Vittorio!” mentre i palestinesi presenti intonano “Ounadikoum” la bella ciao della striscia di Gaza, mentre dal palco gli attivisti gridano “free free palestine”, un vero e proprio tifo da stadio, quasi a voler esorcizzare il pensiero che tutti noi abbiamo avuto nel palazzetto “cazzo, Vittorio è morto, gli stiamo dicendo addio”.
Dopo le parole di don Capovilla che ha puntato il dito “sull’assenza totale del nostro governo”, gli occhi dei presenti da lucidi hanno cominciato a riempirsi di lacrime quando Egidia Beretta, la mamma di Vik è salita sul palco “non credevo che Vittorio fosse amato da così tante persone in tutto il mondo, tutto ciò ci da forza”, “Mio figlio non è un eroe, ma solo un ragazzo normale che ha dato voce ai senza voce, continuate a portare avanti le sue idee”. Nel palazzetto tra le lacrime tutti hanno gridato il nome Vittorio.
La cerimonia è terminata con la lenta processione davanti alla bara. Chissà cosa penserebbe Vik della giornata di oggi, ma sicuramente l’ultima parte della giornata gli sarebbe piaciuta, mentre tutti andavano via, i suoi amici palestinesi si sono abbracciati davanti alla sua bara intonando ancora una volta “Ounadikoum” e invitando gli altri a cantare con loro, il modo migliore per salutarlo.
Ciao Vik!
“Se posso donare un consiglio è questo: pazientemente ponetevi in ausculto della sincera voce che fuoriesce del vostro cuore, cercando di contraddirla il meno possibile” – Vittorio Arrigoni
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