Conferenza internazionale sui prigionieri palestinesi
Due giornate ricche di contenuti e ospiti di rilievo hanno segnato la Conferenza, alla quale hanno preso parte numerose personalità politiche, soprattutto della sinistra e del partito dei Verdi svizzeri.
Promossa dalla “Rete europea per i diritti dei detenuti palestinesi”, la Conferenza è organizzata in collaborazione con “Diritti umani per tutti”, realtà globale sorta proprio in Svizzera nel 2000 e guidata da Anwar al-Gharbi, che ha affermato: “La scelta della sede è ricaduta su Ginevra, non solo perché vi risiede il prestigioso comitato Onu per i diritti umani, ma anche per il forte simbolismo che essa rappresenta con la Convenzione sui prigionieri di Guerra”.
La prima giornata ha affrontato “azioni di giustizia da intraprendere” per la liberazione incondizionata di detenuti e prigionieri palestinesi. Sono intervenuti numerosi attivisti, ricercatori, avvocati e giuristi, operatori umanitari, protagonisti (ex detenuti e familiari).
“La legislazione internazionale e lo status dei palestinesi che vivono quest’esperienza in Israele è stato il punto di riferimento costante”, lo ha confermato anche il presidente della Rete europea, Mohammed Hamdan, che ha tenuto a precisare: “L’iniziativa non ricade sotto alcun ‘cappello’ politico palestinese. L’obiettivo è quello di riuscire a liberare tutti e a sensibilizzare un mondo sordo di fronte all’ingiustizia imposta loro da Israele”.
La stessa libertà che, ancora secondo al-Gharbi, “è da intendere per tutti cittadini e per la terra palestinese”.
In entrambe le giornate, grande spazio è stato allestito per i media, con trasmissioni di interventi e tavole rotonde sui canali satellitari arabi ed internazionali.
La IV sessione è stata particolarmente ricca di interventi sulla “dimensione giuridica e politica delle detenzioni di palestinesi da parte israeliana”. Parlamentari, rappresentanti politici, religiosi e giuristi hanno discusso i vari aspetti, come è la detenzione amministrativa (propagabile ad oltranza e senza un’accusa, ndr). Tra i relatori, il deputato britannico laburista, Jeremy Corbin, il collega svizzero Carlo Sommaruga, il vice presidente della Federazione delle organizzazioni islamiche Ayman ‘Ali.
Una video-conferenza con al-Quds (Gerusalemme) ha dedicato un momento speciale al caso dell’ennesima detenzione ai danni di Shaykh Ra’ed Salah, leader del Movimento islamico in Israele (Territori palestinesi occupati nel ’48), da sempre perseguitato da Israele.
L’impatto della questione di detenuti e prigionieri palestinesi sui media occidentali è stata affrontata dall’esponente dell’Associazione “Inform”, che ha descritto vari casi di detenuti palestinesi deportati e sfiniti da ergastoli privi di basi legali.
Le sfaccettature della realtà delle detenzioni nei riguardi di palestinesi sono molteplici: dalle deportazioni alle politiche di repressione fisica e dell’identità; dai casi di asilo politico di cittadini palestinesi privi di documenti d’identità agli oltraggi di detenute donne (attualmente 36) e bambini palestinesi (344).
La seconda giornata. Mentre la Conferenza è ancora in corso, ha già registrato intensi lavori intorno ai tavoli di discussione. Anche oggi, il rilascio di detenuti e prigionieri palestinesi è stato affrontato alla luce della legislazione internazionale, i crimini delle detenzioni israeliane sono stati ripercorsi nei dettagli, e grande spazio è stato riconosciuto ai familiari di prigionieri e di ex prigionieri palestinesi.
Nel complesso è emersa una riconferma: “Il popolo palestinese rinchiuso nelle prigioni israeliane è vittima di persecuzioni politiche”.
In tale quadro, s’inserisce l’intervento del ricercatore palestinese Ibrahim al-Hammami, che ha avvertito: “I palestinesi detenuti delle carceri dell’Autorità nazionale palestinese – Anp – non sono da meno. Essi soffrono per le stesse torture e sono vittime del successo della stretta collaborazione che intercorre tra le due leadership politiche”, ovvero tra Israele e “l’autorità di Oslo”, volendo riportare l’etichetta adottata dallo stesso al-Hammami.
Infine, sono state proposte le sequenti azioni: formazione di Comitati di specialisti per accelerare il processo di rilascio, per creare le condizioni favorevoli affinché questa legittima istanza sia supportata da un maggior numero di genti; l’avvio di campagne di massa per sensibilizzare il mondo sulla questione di detenuti e prigionieri palestinesi (manifestazioni nel mondo di attivisti e volontari, carta stampata e televisioni); utilizzo di “social network”come Facebook e Twitter, e di altri mezzi forniti da internet; monitoraggio dell’impatto sui media occidentali per svelare la responsabilità interne (israeliane e palestinesi) e internazionali.
Come era stato preannunciato ieri, in apertura, da Mohammed Hamdan, anche oggi si è ricordato che “il 2011 sarà l’anno di detenuti e prigionieri palestinesi“.
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