InfoAut
Immagine di copertina per il post

Facebook, i giganti dei social media ammettono di censurare la denuncia palestinese online

||||

Le compagnie di social media, tra cui Facebook, hanno ammesso che i post pro-Palestinesi sono stati rimossi, incolpando pretestuosamente “bug tecnici” e “filtri anti-spam”.

Fonte: english version

Di Jessica Buxbaum – 14 Maggio 2021

Foto di copertina: I parenti dell’undicenne Hussain Hamad, ucciso da un attacco aereo israeliano piangonodurante il suo funerale nella casa di famiglia a Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza, l’11 maggio 2021. Khalil Hamra | AP

GERUSALEMME EST OCCUPATA – In un video pubblicato sull’account Twitter dell’organizzazione attivista Jewish Voice for Peace (Voci Ebraiche per la Pace), Muna El-Kurd ha spiegato perché i social media sono così vitali per la causa palestinese.

“Facciamo affidamento sulla lealtà delle persone che sono solidali con noi, persone che twittano #SaveSheikhJarrah ogni giorno”, ha detto Muna El-Kurd. “Anche un breve tweet o post è prezioso.”

Muna El-Kurd e la sua famiglia sono minacciate di sfollamento forzato da parte dei coloni israeliani e delle forze governative israeliane dalla loro casa a Sheikh Jarrah, un quartiere nella Gerusalemme Est occupata. Nell’ultima settimana, i palestinesi sul campo hanno documentato sia la brutalità della polizia israeliana che la violenza dei coloni.

In risposta, il mondo si è schierato  online con  i difensori palestinesi  condividendo informazioni relative a Sheikh Jarrah, alla Moschea di al-Aqsa e alla pulizia etnica perpetrata da Israele in Palestina. Tuttavia, gli attivisti affermano che i loro contenuti sono stati oggetto di censura dalle stesse piattaforme su cui divulgano i contenuti.

Instagram ha disabilitato l’account di Muna El-Kurd la scorsa settimana e suo fratello, Mohammed El-Kurd, si è visto rimuovere molte delle sue pubblicazioni su Instagram ed è stato minacciato di cancellazione dell’account.

Una raffica di rimozioni di contenuti e di divieti

Gli attivisti hanno riferito che le compagnie di social media hanno rimosso il loro contenuto, affermando che violava le linee guida della comunità o ritenendolo “incitamento all’odio”. I rapporti includevano anche account sospesi e disattivati ​​e contenuti di solo testo etichettati come “sensibili”, una designazione solitamente riservata a foto e video contenenti violenza, sangue o immagini forti. Anche il gruppo Facebook “Save Sheikh Jarrah” è stato disattivato, secondo Mohammed El-Kurd.

I rapporti erano in gran parte incentrati su Instagram e Twitter, con alcuni comportamenti restrittivi  applicati da Facebook e persino da TikTok.

Twitter Palestina

Twitter Palestina2

Twitter Palestina3

Durante il fine settimana, non è stato possibile trovare su Instagram hashtag relativi alla Moschea di al-Aqsa, a Sheikh Jarrah e a Gerusalemme.

Secondo le comunicazioni interne dei dipendenti fornite a Buzzfeed, al-Aqsa, il terzo sito più sacro dell’Islam, è stato contrassegnato da Instagram come associato a “violenza o organizzazioni pericolose”. L’etichetta è solitamente riservata ai gruppi terroristici.

Durante gli ultimi giorni del Ramadan, i fedeli di al-Aqsa sono stati attaccati con granate stordenti e proiettili di gomma dalla polizia israeliana in tenuta antisommossa. Più di 170 palestinesi sono rimasti feriti. Gli utenti dei social media che speravano di denunciare la violenza di Stato si sono visti invece rimuovere i propri contenuti dai risultati di ricerca.

Ventiquattro organizzazioni per i diritti umani hanno firmato una dichiarazione chiedendo che Facebook e Twitter ripristinassero gli account interessati e spiegassero le loro azioni:

I contenuti rimossi e gli account sospesi su Instagram e Twitter sono inerenti alla documentazione e segnalazione di ciò che sta accadendo a Sheikh Jarrah, nonché alla denuncia delle politiche israeliane di pulizia etnica, apartheid e persecuzione. Queste violazioni non sono limitate agli utenti palestinesi, ma colpiscono anche gli attivisti di tutto il mondo che utilizzano i social media per sensibilizzare sulla grave situazione a Sheikh Jarrah.

Nadim Nashif, fondatore e Direttore Generale di 7amleh, uno dei firmatari della lettera, ha affermato che l’organizzazione per i diritti digitali ha ricevuto segnalazione di circa 200 casi di censura sui social media relativi ai recenti eventi in Palestina. Tuttavia, ritiene che il numero effettivo potrebbe essere di migliaia, poiché molti utenti che subiscono la censura potrebbero non segnalarlo.

“In realtà, il 99% dei nostri ricorsi per rimozione di contenuti alle aziende di social media è stato accolto, senza che ci siano state domande. E questo è chiaramente perché questi post non violano realmente i loro standard comunitari”, ha detto Nashif. “Quello che fondamentalmente sta accadendo è che l’Unità Cibernetica israeliana sta abusando del sistema della cosiddetta rimozione volontaria.”

Quando è stato raggiunto per un commento, un portavoce di Twitter ha dichiarato: “I nostri sistemi automatizzati hanno intrapreso un’azione di contrasto su un numero limitato di account per un errore provocato da un filtro antispam automatico”.

“Stiamo rapidamente annullando questa azione per ripristinare l’accesso agli account interessati, alcuni dei quali sono già stati riattivati”, ha comunicato Twitter.

Facebook, che possiede Instagram, ha risposto alle richieste di commento rilasciando una dichiarazione che in parte recita:

“Sappiamo che ci sono stati diversi problemi che hanno influito sulla capacità delle persone di condividere sulle nostre app, tra cui un bug tecnico che ha interessato le pubblicazioni in tutto il mondo e un errore che ha limitato temporaneamente la visualizzazione dei contenuti sulla pagina hashtag della moschea di al-Aqsa. Sebbene entrambi i problemi siano stati risolti, non avrebbero mai dovuto assolutamente accadere. Siamo molto dispiaciuti per tutti coloro che hanno sentito di non poter attirare l’attenzione su eventi importanti o che hanno ritenuto che si trattasse di una deliberata soppressione della loro libertà di espressione. Questa non è mai stata la nostra intenzione”.

Censura collaborativa aziendale e governativa

Come già documentato, la soppressione da parte dei social media dei contenuti palestinesi non è un fenomeno nuovo. La ricerca di 7amleh ha rivelato una significativa cooperazione tra i colossi dei social media e Israele nel prendere di mira i contenuti palestinesi: secondo un rapporto di 7amleh del 2020 sulla cancellazione sistematica dei contenuti palestinesi, l’Unità Informatica del Ministero della Giustizia israeliano è responsabile della presentazione delle richieste di rimozione alle società tecnologiche sulla base di presunte violazioni del diritto interno e delle linee guida comunitarie delle società.

7amleh nel suo rapporto ha scritto:

“Il Ministro della Giustizia israeliano, Ayelet Shaked, ha dichiarato che “Facebook, Google e YouTube stanno rispettando fino al 95% delle richieste israeliane di eliminazione di contenuti che secondo il governo israeliano incitano alla violenza palestinese”. Ciò mostra un’attenzione significativa sui contenuti palestinesi e gli sforzi per etichettare il linguaggio politico palestinese come incitamento alla violenza”.

Il governo israeliano e le organizzazioni non governative incoraggiano anche i cittadini a partecipare a questi sforzi di censura facendo le proprie richieste di rimozione dei contenuti in relazione alle pubblicazioni palestinesi.

“Il grosso problema delle rimozioni volontarie è che non ci sono procedure legali o burocratiche per chiarirle”, ha detto Nashif.

Nel 2019, Adalah – Il Centro Legale per i Diritti delle Minoranze Arabe in Israele e l’Associazione per i Diritti Civili in Israele (ACRI) hanno presentato una petizione congiunta all’Alta Corte di Giustizia israeliana contro l’Unità Cibernetica sulla base del fatto che i suoi meccanismi violano i diritti costituzionali di libertà di espressione e giusto processo. Il mese scorso, la Corte Suprema di Israele ha respinto la petizione.

“Come al solito, la Corte Suprema ha sostenuto e convalidato le azioni dell’Unità Cibernetica”, ha detto Nashif. “E ora stanno cercando di censurare i contenuti palestinese intensificando queste richieste di rimozione”.

Nashif non ha potuto confermare che l’Unità Cibernetica israeliana sia dietro l’ultima presunta censura. Ma attraverso l’uso di Adalah e ACRI della legge sulla libertà di informazione, 7amleh sa che l’ente governativo ha fatto più di 15.000 richieste lo scorso anno alle piattaforme di social media. Nashif ha spiegato:

“Non abbiamo prove su ciò che è accaduto nell’ultima settimana perché né l’Unità Cibernetica, né Facebook sono trasparenti sulle rimozioni. Ma è chiaro seguendoli, analizzando le loro politiche, parlando con persone che lavorano in Facebook e dai diversi ricorsi in tribunale contro l’Unità Cibernetica, che questo sta ovviamente accadendo”.

Aumento della violenza, crescente azione di base

Le tensioni a Gerusalemme e in tutta la Palestina si sono intensificate negli ultimi giorni. Al momento in cui scrivo, gli attacchi aerei israeliani hanno ucciso 87 palestinesi di Gaza, inclusi 18 bambini, e il lancio di razzi di Hamas, il Movimento di Resistenza che governa Gaza, ha ucciso sei israeliani e un cittadino indiano. Più di 530 palestinesi e 28 israeliani sono rimasti feriti.

Le forze israeliane hanno sparato acqua putrida e granate stordenti contro la folla che manifestava contro le espulsioni dei residenti di Sheikh Jarrah. Gruppi armati di israeliani stanno attualmente invadendo le strade della Palestina, cantando “Morte agli arabi”, distruggendo proprietà palestinesi e attaccando i palestinesi.

AP21133626277463 edited 1 1024x696

I palestinesi portano il corpo di un bambino trovato tra le macerie della casa distrutta da attacchi aerei israeliani mirati a Gaza, il 13 maggio 2021. Abdel Kareem Hana | AP

AP21134357056329 edited 1 1024x683

Un parente piange i corpi di quattro giovani fratelli della famiglia Tanani uccisi in un attacco aereo israeliano a Gaza, il 14 maggio 2021. Khalil Hamra | AP

AP21130747989307 edited 1024x669

Un ragazzo ferito giace su una barella dopo un attacco israeliano a Beit Lahiya, Gaza, il 10 maggio 2021. Mohammed Ali | AP

AP21132669422717 edited 1 1024x683

Un paramedico controlla la pressione sanguigna di una giovane ragazza israeliana dopo che il suo edificio è stato colpito da un razzo ad Ashkelon, il 12 maggio 2021. Tsafrir Abayov | AP

AP21133370118242 edited 1 1024x683

Il corpo del soldato israeliano Omer Tabib, 21 anni, ucciso da un missile anticarro nei pressi di Gaza, viene trasportato durante il suo funerale. Sebastian Scheiner | AP

La Corte Suprema israeliana ha rinviato un’udienza in tribunale sulla possibile espropriazione delle famiglie di Sheikh Jarrah, compresi gli El-Kurdi. Il tribunale dovrebbe fissare una nuova data tra 30 giorni.

Mentre le autorità israeliane continuano a reprimere il dissenso palestinese sul campo, Nashif ha detto che anche le voci palestinesi vengono represse online.

“La nostra sensazione è che ora la repressione sia diminuita perché stiamo ricevendo meno richieste di aiuto. Ma sta ancora accadendo”, ha detto Nashif, riferendosi a come l’Unità Cibernetica ​​israeliana, l’intelligenza artificiale e le comunità Internet pro-Israele come Act.Il fanno tutti parte della campagna per sminuire la prospettiva palestinese sui social media.

“Si deve capire che questa è una lotta sulla narrativa, ha detto Nashif. “C’è un forte tentativo di sopprimere la narrativa palestinese”.

Jessica Buxbaum è una giornalista con sede a Gerusalemme per MintPress News che copre Palestina, Israele e Siria. Il suo lavoro è stato pubblicato su Middle East Eye, The New Arab e Gulf News.

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

palestinaSocial Network

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Si prepara a partire verso Gaza la Global Sumud Flotilla, con il pensiero a Vittorio Arrigoni

Decine di barche con centinaia di persone a bordo, provenienti da 44 Paesi, salperanno da diversi porti del Mediterraneo tra agosto e settembre per raggiungere insieme la Striscia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Strage di giornalisti a Gaza: Anas Al-Sharif e Mohammed Qreiqea assassinati da Israele

Questa notte i giornalisti Anas Al-Sharif e Mohammed Qreiqea sono stati assassinati da Israele in un attacco con drone che ha colpito una tenda di giornalisti davanti all’ospedale Al-Shifa nella città di Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Genova: armamenti e mezzi cingolati al porto. Procura apre inchiesta, presidio dei portuali

La Procura di Genova ha aperto un fascicolo per atti relativi alla nave Bahri Yanbu, il cargo saudita su cui sono stati trovati armamenti e mezzi militari cingolati.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Guerra alla guerra”: dopo l’assemblea nazionale in Val di Susa inizia un percorso di mobilitazione sui territori verso e oltre l’8 novembre a Roma

Riportiamo di seguito gli interventi introduttivi dell’assemblea nazionale tenutasi domenica 27 luglio durante il Festival Alta Felicità in modo da sottolineare le caratteristiche del percorso di mobilitazione contro guerra, riarmo e genocidio in Palestina proposto in tale occasione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

No Muos: spropositato dispositivo di polizia contro chi si oppone a Muos e guerra

Ci teniamo a raccontare cosa è successo il giorno della manifestazione per rendere noto a tutti/e come in Contrada Ulmo si vive in uno stato di polizia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Non lasceremo loro nulla”. La distruzione del settore agricolo e dei sistemi alimentari di Gaza/4

Nel contesto del genocidio in corso, l’occupazione israeliana ha confiscato vaste aree di terreno a Gaza, in particolare terreni agricoli essenziali per il cibo e il sostentamento della popolazione palestinese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Protestare per la Palestina: il caso della Columbia University

L’università è il luogo per eccellenza del dibattito, del pensiero critico e scomodo, dove le idee si oppongono perché viene garantita la sicurezza di chi le espone.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Freedom Flotilla: atterrato a Fiumicino Antonio Mazzeo, “Deportato da Israele”

Antonio Mazzeo – uno dei due attivisti italiani sequestrati dall’Idf sulla nave Handala della Freedom Flotilla Coalition – è atterrato ieri intorno alle 12 all’aeroporto di Fiumicino.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Guerra alla guerra”, assemblea dei movimenti: lanciata per l’8 novembre una manifestazione nazionale a Roma

E’ iniziata con le parole di Nicoletta Dosio, storica attivista della Val di Susa, l’assemblea nazionale “Guerra alla Guerra”, svoltasi domenica 27 luglio durante il Festival Alta Felicità al presidio di Venaus, Torino.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Comunicato stampa: sottoscrizione nazionale per Anan Yaeesh

Nei primi quindici giorni della campagna nazionale di sottoscrizione a sostegno del combattente per la libertà palestinese Anan Yaeesh – detenuto nel carcere di Terni e attualmente processato presso il Tribunale dell’Aquila – la solidarietà popolare ha prodotto un risultato straordinario.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Cronache di polizia: la stampa embedded e la fobia delle regie occulte

L’ultimo articolo de La Stampa, a firma di Caterina Stamin, sulle inchieste contro i movimenti sociali giovanili torinesi, è un esempio lampante di come, in Italia, il giornalismo di cronaca stia scivolando sempre più verso un linguaggio e una prospettiva di derivazione poliziesca e giudiziaria.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Per salvare Gaza e noi stessi, è ora di razionalizzare la speranza

Ormai le volte in cui abbiamo pensato “speriamo” dopo le dichiarazioni di qualche governo o di qualche grande istituzione sono centinaia. di Alessandro Ferretti Abbiamo sperato in una svolta con i pronunciamenti della corte dell’Aja e dell’ICC, con le voci di dissidi Biden-Netanyahu e Trump-Netanyahu, con gli stati che hanno riconosciuto la Palestina, con il […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Knesset vota sull’imposizione della sovranità israeliana sulla Cisgiordania

Mercoledì, la Knesset ha votato una dichiarazione a sostegno dell’imposizione della “sovranità” israeliana sulla Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

STOP RIARMO “Se la guerra parte da qua, disarmiamola dalla città!”

Riprendiamo e pubblichiamo il documento uscito sul canale telegram del percorso @STOPRIARMO che a Torino ha organizzato una prima iniziativa qualche settimana fa. Il documento traccia un quadro composito del sistema guerra nei vari ambiti della produzione e della riproduzione sociale oltre a lanciare alcuni spunti rispetto a ipotesi di attivazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La viltà sionista e i suoi oppositori

Di tutti i comportamenti che degradano l’uomo la vigliaccheria è il più infimo.