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Francia: Il rifugiato curdo Mehmet Yalçin consegnato alla Turchia

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Il 16 settembre Parigi ha espulso Mehmet Yalçin, un rifugiato curdo.

Prelevato in casa da una ventina di poliziotti, martedì 15 settembre, alle 6 del mattino, la motivazione ufficiale è stato un colloquio amministrativo, mentre in realtà, una volta alla stazione di polizia dell’aeroporto di Mérignac, interrogato sulla sua situazione amministrativa e sul suo diritto di soggiorno, è stato trasferito in auto al centro di detenzione di Mesnil-Amelot, vicino all’aeroporto di Roissy, nella regione parigina. Non è stata seguita nessuna procedura e nessuno ha avuto traccia di Mehmet Yalcin: né i suoi difensori, né le organizzazioni che si occupano dei richiedenti asilo, tanto meno la sua famiglia.

È stato quindi deportato su un volo per Istanbul, dove lo aspettava la polizia di Erdogan.

Forse, un favore, per allentare la tensione sorta recentemente tra i due Paesi sulla questione delle acque territoriali e del contenzioso con la Grecia?

Non esattamente un semplice atto di cortesia comunque, visto che Mehmet Yalçin, richiedente asilo ed in Francia da 15 anni, una volta imprigionato rischia di subire maltrattamenti e torture, vista l’accusa di far parte del PKK.

Per non parlare della drammatica situazione in cui è precipitata la sua famiglia, la moglie – che ora ha perso il permesso di soggiorno – e i tre figli nati in Francia.

Niente male per la patria dei Diritti dell’Uomo.

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Ma chi è Mehemet? Cerchiamo di ripercorrere brevemente le sue vicende.

Mehmet Yalcin proviene dalla città di Varto, nel Kurdistan settentrionale.

È stato incarcerato nel 2005 in Turchia, poi rilasciato in attesa del processo con l’accusa di “propaganda per un’organizzazione terroristica”.

Per questo Mehmet Yalcin, all’epoca, ha scelto la via dell’esilio ed è arrivato in Francia, a Bordeaux, nel 2006 con la moglie e i tre figli. Nonostante le sue richieste di asilo, è stato costantemente tormentato dalle autorità francesi, e più in particolare dalla prefettura della Gironda.

Sebbene dovesse essere espulso il 28 agosto e si trovasse in un centro di detenzione a Bordeaux, il tribunale amministrativo di quella città ordinò il suo rilascio, considerando che Mehmet aveva presentato una nuova domanda di asilo e che la sua detenzione continuava ad essere illegale. La prefettura ha poi dovuto rilasciargli un certificato di richiesta d’asilo che gli desse il diritto di rimanere sul territorio fino a quando il Tribunale nazionale per i diritti d’asilo (CNDA) non si fosse pronunciato. Invece, è stato messo agli arresti domiciliari. Una decisione prefettizia, ancora una volta ribaltata dal tribunale amministrativo.

Dal 13 agosto, quindi, Mehmet Yalcin era a casa, in attesa della conclusione dei lavori del CNDA.

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L’avvocato Gabriel Lassort ha pubblicamente manifestato tutto il suo stupore per la grave decisione ricordando che il suo cliente era stato “liberato per decisione del tribunale amministrativo di Bordeaux, Tribunale che aveva giudicate infondate le ragioni per la sua detenzione”.

L’espulsione di Mehemet Yalcin è stata condannata dal Consiglio Democratico Curdo in Francia (CDK-F) in quanto rappresenterebbe “una grave violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e della Convenzione di Ginevra sui rifugiati”. Soprattutto perché “la Turchia non ha nulla di uno Stato di diritto e questo la Francia lo sa bene”.

Se servisse a rispolverare la memoria, ricordiamo che ogni giorno vengono arrestati e imprigionati dal regime di Erdogan esponenti politici, sindaci, militanti di sinistra, sindacalisti, avvocati, artisti, giornalisti e insegnanti.

La stampa viene imbavagliata e le reti sociali sottoposte a continui e sistematici controlli repressivi e persecuzioni.

Per non parlare dei numerosi casi di maltrattamenti e torture ai danni dei prigionieri politici.

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