InfoAut
Immagine di copertina per il post

Gerusalemme capitale d’Israele: Trump scarica la sua debolezza politica sui palestinesi

||||

L’arroganza sionista e americana non ha limiti.

La decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele ha scatenato come prevedibile la dura reazione dei palestinesi e messo in difficoltà le cancellerie internazionali, che vedono decollare un nuovo fronte all’interno di una fase già molto complicata tra conflitto russo-ucraino, situazione in Siraq e tensioni nel Mar Cinese Meridionale.

La soluzione di Trump alle sue convulsioni interne ed estere, con il rischio di impeachment sempre aleggiante, sembra cercare di solleticare il palato dei suoi sostenitori più reazionari in patria. Anche a costo di andare contro il diritto internazionale che per Trump non è mai del resto contato granchè. Cancellare un equilibrio fragilissimo con un semplice discorso è quantomeno un atto irresponsabile che fa trasudare tutta l’arroganza dell’attuale leadership americana, la cui decisione per molti è una sorta di seconda dichiarazione Balfour.

Intanto praticamente tutte le realtà politiche palestinesi hanno chiamato, con toni diversi, ad una risposta forte contro la decisione del presidente americano. Hamas, nel 30esimo anniversario della prima Intifada, ne ha invocata una nuova, mentre per Abu Mazen la situazione si fa complicata, dato che da un lato ha intimato ai rappresentati dell’OLP negli Stati Uniti di lasciare le sedi diplomatiche, dall’altra sembra non essere diretto verso una rottura plateale e reale dei negoziati. Ciò potrebbe mettere a repentaglio la linea della moderazione seguita finora da Abu Mazen e modificare gli equlibiri politici palestinesi.

Già ieri in diverse città ci sono stati scontri, in particolare a Betlemme e in Cisgiordania, che hanno portato a più di cento feriti per via della repressione israeliana. Ramallah, Betlemme, Salfit, Tulkarem, Jenin, Qalqiliya, Hebron, Gerusalemme sono state attraversate da manifestazioni di vario genere mentre lo sciopero generale chiamato immediatamente dopo le dichiarazioni di Trump ha avuto di fatto una adesione totale. Bandiere americane e israeliane vengono date alle fiamme mentre le forze di polizia israeliane rispondono con idranti e proiettili sia veri che di gomma.

Oggi, dopo la preghiera del venerdì, sono previsti cortei e manifestazioni in tutto il territorio palestinese. Israele ha militarizzato in maniera enorme i checkpoint e le aree giudicate sensibili, e ha spianato la strada ad ulteriori insediamenti dei coloni nei territori palestinesi. Netanyahu ha inoltre affermato che tanti altri paesi sono pronti a seguire l’esempio americano, ma in realtà con toni differenti la comunità internazionale ha condannato la mossa di Trump.

Intanto la protesta sta assumendo sempre più dimensione transnazionale, con cortei in Turchia come in Malesia, in Iraq come in Indonesia, in Egitto come in Pakistan. Stati come la Cina, che hanno una sede diplomatica dell’OLP in patria e dal 1988 riconosce Gerusalemme Est come capitale palestinese, hanno già sottolineato la pericolosità della mossa americana e invocato alla cautela su tematiche spinose come questa.

La mossa di Trump sembra orientata a rinsaldare ulteriormente l’alleanza con Arabia Saudita e Israele, caposaldi della tenuta egemonica americana in Medio Oriente, ma anche a dare un contentino al suo blocco sociale. Un contentino che potrebbe avere risvolti davvero tragici. L’atto simbolico di trasferire l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme è un segnale di disprezzo nei confronti delle comunità arabe (ma anche quelle cristiane si sono dichiarate fortemente contrarie) che potrebbe avere conseguenze durissime sugli equilibri sociali e politici in Medio Oriente.

Proprio nel momento in cui l’ISIS era stato arginato, almeno per quanto riguarda la sua dimensione territoriale, Trump offre infatti ad Erdogan la possibilità di ergersi a guida degli islamismi e di riaffermare una politica che si era momentaneamente interrotta con la deposizione di Morsi e la salita al potere di Al-Sisi in Egitto.

Seguiranno aggiornamenti, intanto siamo col cuore al fianco di chi si rivolta in queste ore in Palestina contro l’arroganza sionista e americana.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

israelepalestina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bombardamenti israeliani contro il Libano: 5 morti, tra cui l’Alto comandante di Hezbollah, Haytham Ali Tabatabaei

Beirut-InfoPal. Il ministero della Salute Pubblica libanese ha diffuso il bilancio ufficiale dell’attacco israeliano senza precedenti contro un’area residenziale alla periferia sud di Beirut, domenica 23 novembre: cinque morti e 28 feriti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Verso il 28 novembre: i comitati sardi chiamano alla mobilitazione

Diffondiamo l’appello uscito dalla rete Pratobello24 che invita tutti i comitati che lottano contro la speculazione energetica a unirsi allo sciopero e alla mobilitazione del 28 novembre.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Non ci sarebbe mai stata una fase due, il cessate il fuoco era la strategia

Il cessate il fuoco, come i negoziati, sono diventati un altro campo di battaglia in cui Tel Aviv temporeggia e Washington ne scrive l’esito.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cile: le grandi possibilità del nazi Kast di essere presidente

Il primo turno delle elezioni presidenziali in Cile di ieri sono terminate in modo triste e prevedibile.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bologna: corteo “Show Israel Red Card” contro la partita della vergogna tra Virtus e Maccabi Tel Aviv

Ieri, venerdì 21 novembre, corteo a Bologna contro la partita della vergogna, quella di basket tra Virtus e Maccabi Tel Aviv prevista alle 20.30 al PalaDozza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ecuador: il trionfo di un popolo che non rinuncia alla sua sovranità

Nel referendum del 16 novembre il popolo ecuadoriano ha detto NO

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: il Giappone ai tempi del neogoverno nazionalista della Premier Sanae Takaichi

A livello internazionale, una delle prime mosse della Takaichi è stata aprire un profondo scontro diplomatico con Pechino

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Medici per i diritti umani denuncia uccisioni prigionieri di Gaza nelle carceri israeliane

Il nuovo rapporto diffuso da Medici per i diritti umani-Israele (Phri) apre uno squarcio ulteriore su un sistema detentivo che negli ultimi due anni ha raggiunto un livello di letalità senza precedenti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

«La cosa più importante è salvare il maggior numero possibile di vite umane e infrastrutture in Ucraina»

Maidan illustra quindi i principali dilemmi dei movimenti e delle mobilitazioni globali: la classe operaia ha una capacità molto limitata di organizzarsi, di articolare gli interessi di classe e di fornire almeno una leadership nazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tunisia, a Gabes respirare è diventato un atto di resistenza

Abbiamo tradotto questo articolo di inkyfada.media che racconta la vicenda di Gabes, un paese in Tunisia dove da mesi continuano proteste significative a causa di un polo chimico che mette a rischio la salute della popolazione.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Il caso di Ahmad Salem, in carcere da 6 mesi per aver chiamato alla mobilitazione contro il genocidio

Ahmad Salem è un giovane palestinese di 24 anni, nato e cresciuto nel campo profughi palestinese al-Baddawi in Libano, arrivato in Italia in cerca di protezione internazionale e che dopo il suo arrivo, si è recato a Campobasso per presentare richiesta di asilo politico.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

E’ ancora il momento di bloccare tutto!

Il 28 novembre sarà sciopero generale, coordiniamoci in tutte le città, in tutte le provincie, in tutti i paesi per bloccare ancora una volta in maniera effettiva tutto il territorio nazionale.

Immagine di copertina per il post
Formazione

HUB DI PACE: il piano coloniale delle università pisane a Gaza

I tre atenei di Pisa – l’Università, la Scuola Normale Superiore e la Scuola superiore Sant’Anna – riuniti con l’arcivescovo nell’aula Magna storica della Sapienza, come un cerbero a quattro teste.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Fogli di via da Ronchi: la rappresaglia per il corteo del 13 settembre scorso

In una fase in cui il movimento per la Palestina ha attenuato la sua mobilitazione e pressione, la macchina burocratico-repressiva continua a funzionare a pieno ritmo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Torino: Assemblea Popolare del coordinamento cittadino Torino per Gaza

Pubblichiamo il comunicato di invito all’assemblea popolare di Torino per Gaza.

Immagine di copertina per il post
Culture

“No Comment”: i Kneecap tornano a colpire con Banksy

Dalla Belfast ribelle al cuore dell’establishment londinese, i Kneecap tornano a colpire.