InfoAut
Immagine di copertina per il post

I Lakota bloccano le strade contro il comizio di Trump al monte Rushmore

||||

Trump prova l’ennesima provocazione nei confronti delle minoranze negli States, ma i popoli nativi hanno messo in campo un’importante giornata di resistenza.

Lo aveva annunciato giorni fa, in barba alle norme anti Covid, Trump ha lanciato un comizio alle pendici del monte Rushmore che avrebbe dovuto coinvolgere circa 7500 persone. La scelta del contesto, in questo 4 luglio (la festa dell’indipendenza), non è casuale, ma è carica di molti significati. Mentre il movimento in corso dopo l’omicidio di George Floyd contro il razzismo sistemico e gli abusi della polizia sta facendo riemergere i grandi rimossi della storia degli Stati Uniti quali colonialismo, schiavismo, espropriazione delle terre dei nativi, il presidente repubblicano prova a narrare il conflitto in corso come una latente guerra razziale e spera di solleticare le paure di perdere la propria posizione sociale tra gli strati bianchi della popolazione.

US Trump Rushmore 14950 1880x1254

Il monte Rushmore su cui sono scolpite le teste dei presidenti si trova all’interno del territorio Paha Sapa, sacro per i nativi Lakota. E’ evidente la relazione che Trump prova a costruire tra l’identità statunitense, l’occupazione dei territori nativi e la questione della rimozione delle statue di schiavisti e colonialisti che è avvenuta in molte città USA. Un’identità che sarebbe minacciata dall’insorgenza delle lotte degli ultimi mesi e che i bianchi degli US dovrebbero difendere votando per la sua rielezione.

Ma i nativi hanno prontamente risposto alla provocazione e hanno eretto barricate sulla strada che porta al Monte Rushmore per impedire il comizio. Per tre ore hanno resistito di fronte ad un’ingente schieramento di polizia e forze armate. Durante lo sgombero ci sono stati 15 arresti. Mentre i supporter di Trump gridavano ai nativi di andarsene a casa questi rispondevano: “Questa è la nostra casa, questa è la nostra terra!”

E’ evidente che il movimento degli ultimi mesi ha incrinato in gran parte la narrazione trumpiana riattivando molte delle contraddizioni storiche costitutive degli Stati Uniti per come li conosciamo oggi.

{youtube}cQRrlkkFhbM{/youtube}

Qui sotto abbiamo tradotto da Unicornriot una ricostruzione di cosa rappresenta il monte Rushmore e del significato delle proteste in corso:

 Six Grandfathers

Keystone, SD – Migliaia di sostenitori di Trump, così come i contro-manifestanti, dovrebbero convergere oggi in una piccola città nelle Black Hills del South Dakota per il raduno di Trump / Pence 2020 in programma questo pomeriggio. Keystone si trova vicino a Mount Rushmore, un monumento ai presidenti Washington, Jefferson, T. Roosevelt e Lincoln, che viene visitato ogni anno da oltre 2 milioni di turisti.

Nell’anno 1920, lo storico dello stato del South Dakota Doane Robinson cercò di promuovere il turismo nello stato. Gli venne l’idea di costruire un monumento nazionale e come aiuto per portare a termine il compito assunse lo scultore Gutzon Borglum, che aveva recentemente contribuito a costruire un monumento ai leader confederati nello stato della Georgia.

Gutzon era un membro del Ku Klux Klan. Alcuni dei finanziamenti per il progetto Mount Rushmore provenivano dal KKK.

La montagna che è stata scelta per il sito del monumento è conosciuta come “I sei nonni” (Thuŋkášila Šákpe) dai popoli Lakota, dal nome della Terra, del Cielo e delle quattro direzioni.

È un luogo sacro e la terra che lo circonda è un territorio indigeno non ceduto. Le nove tribù della Grande Nazione Sioux non hanno mai accettato o firmato i loro diritti su questa terra; il trattato di Fort Laramie del 1868, che le tribù firmarono, garantì loro “un uso e un’occupazione indisturbata” della terra su cui si trovano i Sei Nonni, o Monte Rushmore.

106701557 10158379920754105 4634843978290934424 o

Appena nove anni dopo, il governo degli Stati Uniti ruppe il trattato e sequestrò violentemente le Black Hills per estrarre oro e altre risorse. Sono stati fatti molti tentativi di evidenziare le responsabilità del governo degli Stati Uniti, tra cui una protesta del 1970 in cui 23 attivisti indigeni si arrampicarono sulla cima del monumento.

Nel 1980 la Corte Suprema degli Stati Uniti alla fine concordò con la Grande Nazione Sioux, dichiarando che la terra era stata illegalmente presa e loro concessero alla nazione 102 milioni di dollari in un fondo fiduciario.

La fiducia è cresciuta fino a oltre $ 1 miliardo di valore, ma i soldi non sono stati raccolti. Le tribù rifiutano il denaro perché equivarrebbe a una transazione di vendita, a cui non hanno mai acconsentito.

Il presidente di Oglala Lakota Sioux, Julian Deer Runner, ha chiesto la rimozione del monumento la scorsa settimana. Il presidente della tribù Sioux di Cheyenne Harold Fraizer ha fatto lo stesso pochi giorni fa.

Nel frattempo, migliaia di persone si riuniscono a Keystone, SD, per celebrare il Giorno dell’Indipendenza e ascoltare il presidente Trump e il vicepresidente Pence. Sebbene non siano avvenuti spettacoli pirotecnici al monumento in oltre un decennio a causa di problemi di incendi boschivi, e sebbene ci sia attualmente un divieto di incendi nelle vicine foreste nazionali, ci sono fuochi d’artificio previsti per questo fine settimana.

Il governatore Kristi Noem del South Dakota ha dichiarato che sotto la sua guardia non accadrà nulla di brutto al monumento.

{mp4}22360{/mp4}

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

BLACK LIVES MATTERNATIVI AMERICANItrumpUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele e Turchia premono sulla Siria del Sud-Ovest e del Nord-Est

In queste giornate di repentini cambiamenti vogliamo fare il punto con Eliana Riva, caporedattrice del giornale di informazione Pagine Esteri, rispetto a due elementi di particolare pressione sul territorio siriano, ossia Israele da un lato e la Turchia dall’altro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kobane pronta a resistere all’imminente invasione guidata dalla Turchia

Le Forze Democratiche Siriane (SDF), martedì, hanno lanciato un duro monito contro l’imminente invasione di Kobane da parte della Turchia. Sottolineando la storica resistenza della città, le SDF hanno giurato di difenderla insieme al suo popolo, facendo appello alla solidarietà internazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la Turchia ammassa le truppe al confine e bombarda Kobane

Siria. La Turchia continua ad ammassare truppe al confine per invadere con le sue milizie jihadiste la città di Kobane, simbolo della lotta anti-Isis e della rivoluzione confederale del nord-est siriano. Da questo martedì 17 dicembre in corso anche bombardamenti di artiglieria sulla città.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la sfida di una ricostruzione indipendente dagli interessi imperialisti

Abbiamo posto alcune questioni a Yussef Boussoumah, co-fondatore del Partito degli Indigeni della Repubblica insieme a Houria Bouteldja e ora voce importante all’interno del media di informazione indipendente Parole d’Honneur a partire dalla caduta del regime di Bachar Al Assad in Siria.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La fine di Assad e l’inizio del califfato all’ombra di Ankara scompongono il mosaico siriano

La repentina caduta del regime alauita degli Assad riporta alla luce le fratture della Siria postcoloniale, frutto malsano dell’accordo Sykes Picot del 1916 fra Francia e Gran Bretagna, che ha diviso in modo arbitrario i territori che appartenevano all’impero ottomano.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA minacciano la Siria: via le sanzioni solo se Damasco abbandonerà Teheran

Caduta Aleppo, si combatte intorno a Hama. Ieri migliaia di miliziani di Ha’yat Tahrir al Sham (Hts) e di altre formazioni jihadiste appoggiate dalla Turchia hanno ripreso ad avanzare verso la città un tempo roccaforte dell’islamismo sunnita. Incontrano la resistenza delle forze governative che sembrano aver in parte ricompattato i ranghi dopo il crollo ad […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Oltre 800 banche europee investono 371 miliardi di euro in aziende che sostengono gli insediamenti illegali in Cisgiordania

La Coalizione Don’t Buy Into Occupation nomina 58 aziende e 822 istituti finanziari europei complici dell’illegale impresa di insediamenti colonici di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: jihadisti filo-turchi entrano ad Aleppo. Attacata anche la regione curda di Shehba

In Siria a partire dal 27 novembre, milizie jihadiste legate alla Turchia hanno lanciato un’offensiva dalla regione di Idlib e raggiungendo i quartieri occidentali di Aleppo. Come sottolinea ai nostri microfoni Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica, l’Esercito nazionale siriano, responsabile di attacchi nella regione di Shehba, è strettamente legato ad Ankara. Questo gruppo, che […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Una fragile (sanguinosa) tregua

Alle 10 di questa [ieri] mattina è partita la tregua di 60 giorni (rinnovabile) tra Israele e Hezbollah, orchestrata dagli Stati Uniti e in parte dalla Francia. Una tregua fragile e sporca, che riporta la situazione ad un impossibile status quo ex ante, come se di mezzo non ci fossero stati 4000 morti (restringendo la guerra al solo Libano) e 1.200.000 sfollati su un paese di circa 6 milioni di abitanti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Entra ufficialmente in vigore il cessate il fuoco tra Libano e Israele

Riprendiamo l’articolo di InfoPal: Beirut. Il cessate il fuoco israeliano con il Libano è entrato ufficialmente in vigore mercoledì alle 4:00 del mattino (ora locale). Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato martedì sera che il suo governo ha approvato un accordo di cessate il fuoco con Hezbollah in Libano, dopo settimane di colloqui […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Cosa ci dicono le catene del valore? Dipendenza, crisi industriali e predazione finanziaria

Il dibattito politico profondo latita e ci si scanna per lo più su ciò che intimamente si desidera, invece che su ciò che concretamente succede. Per sbrogliare questa matassa forse dobbiamo fare un passo indietro e porci alcune domande su dove sta andando il capitalismo. In questo caso lo faremo con un occhio di riguardo […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Il sintomo Mangione

Si è già detto tutto e il contrario di tutto sull’identità di Luigi Mangione, il giovane americano che qualche giorno fa ha ucciso a Manhattan il CEO di United HealthCare…

Immagine di copertina per il post
Traduzioni

“A fistful of dripping hate” Intervista a Phil A. Neel (Eng version)

Trumpism, war and militancy The year 2024 has been dense with significant events. Complexity is in motion, we see it accelerating in political transformations, electoral or otherwise, in the winds of war blowing across the globe, in social and political phenomena that are increasingly difficult to interpret with traditional keys. To try to provide us […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il coltello alla gola – Inflazione e lotta di classe

Con l’obiettivo di provare a fare un po’ di chiarezza abbiamo tradotto questo ottimo articolo del 2022 di Phil A. Neel, geografo comunista ed autore del libro “Hinterland. America’s New Landscape of Class and Conflict”, una delle opere che più lucidamente ha analizzato il contesto in cui è maturato il trumpismo, di cui purtroppo tutt’ora manca una traduzione in italiano.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Ancora Trump, non stupitevi

Ad un primo sguardo superficiale queste elezioni negli Stati Uniti sono state un replay di quelle del 2016. Trump vince nonostante le previsioni dei sondaggisti più autorevoli.